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Ippolito Nievo e le "Confessioni d'un italiano"

Ippolito Nievo nasce il 30 novembre 1831 a Padova da una famiglia nobile: il padre, di origine mantovana, è magistrato mentre la madre è figlia di una contessa friulana. Nel 1841 viene iscritto al collegio a Verona, dove rimarrà fino al 1847, quando il padre si trasferisce con la famiglia a Mantova a Palazzo Nievo, ereditato nel 1843. Figura di riferimento per Ippolito in questo periodo è il nonno, Carlo Marin, patrizio veneziano che ha partecipato agli eventi tumultuosi di Campoformio e delle campagne napoleoniche in Italia, ed ora intendente di finanza a Verona: a lui Ippolito dedica le sue prime poesie scolastiche, raccolte in Poetici componimenti fatti l'anno 1846-1847. Nel frattempo, continua gli studi liceali a Mantova, agitata nel 1848 dai moti insurrezionali e dove Ippolito conosce Attilio Magri e Matilde Ferrari, di cui si innamora. La donna, dopo la fine della relazione con lo scrittore, sarà protagonista del suo primo romanzo, Antiafrodiasiaco per l’amor platonico (1851, ma pubblicato solo nel 1956), con il nome di Morosina. Si tratta di un romanzo umoristico-satirico, in cui il narratore si prende gioco della donna amata, ma traditrice. Trasferitosi a Pisa nel 1849, tra 1848 e 1850 Nievo entra in contatto con il pensiero mazziniano e partecipa all’insurrezione di Mantova, che fallisce e costringe l’autore a trasferirsi a Cremona, dove prosegue e conclude gli studi liceali. Nel 1850 si iscrive alla facoltà di legge di Pavia, ma si laurea nel 1855 a Padova, terminando così gli studi nella città natale. Nel 1853 collabora con il giornale bresciano La Sferza e con la rivista L’Alchimista Friulano, su sui pubblica alcune poesie, dalla spiccata componente romantica e popolare, raccolte e pubblicate nel 1854 con il titolo Versi. Nello stesso anno, mentre Nievo è attivo anche come autore teatrale, esce il suo saggio Studi sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia, dove polemizza con la letteratura contemporanea e teorizza una poesia interessata al mondo popolare e contadino, rifacendosi, sia alla tradizione letteraria italiana da Dante fino a Manzoni che ai modelli europei, tra cui Saffo ed Heine.


Tra 1855 e 1856 Nievo si dedica al filone della narrativa campagnuola (che descrive la vita rurale e delle classi popolari abbondando in toni patetici e paternalistici), prima con l'Angelo di bontà (sottotitolato: La nostra famiglia di campagna), poi con una serie di racconti (La Santa di Arra, La pazza del Segrino, Il Varmo, Il milione del bifolco, L'avvocatino, La viola di San Sebastiano) che l'autore vorrebbe raccogliere senza successo nel Novelliere campagnuolo (anzi, per L'avvocatino Nievo subisce un processo per vilipendio nei confronti delle guardie imperiali austriache). Spostatosi a Milano, entra in contatto con l’ambiente letterario e politico della città ed inizia una relazione con Bice Melzi, donna sposata, a cui rimarrà legato per tutta la vita. Intanto nel 1857 Nievo ha cominciato la sua opera maggiore, Le Confessioni d'un italiano, portate a termine con rapidità sorprendente (data la mole e l'impegno del romanzo) nell'agosto dell'anno successivo. Protagonista di questo romanzo storico ambientato nella contemporaneità è Carlino Altoviti, che redige, ormai anziano (il romanzo sara appunto pubblicato postumo nel 1867 con il titolo Le Confessioni di un ottuagenario), le memorie della sua vita. Così recita la frase d'esordio:

 

Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell'evangelista san Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo.

Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io ma i tempi che l'hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest'azione dei tempi sopra la vita d'un uomo potesse recare qualche utilità a coloro, che da altri tempi son destinati a sentire le conseguenze meno imperfette di quei primi influssi attuati.

Carlino è allora l'esempio - con tutti i suoi pregi e tutte le sue contraddizioni - del patriota risorgimentale, che attraversa decenni decisivi per le sorti della nazione in via di formazione. 

Dall'infanzia e dall'adolescenza presso il castello di Fratta alle vicende politiche della Repubblica veneziana e all'arrivo in Italia di Napoleone, dall'amore per la "Pisana" (che tra addii e riconciliazioni è colei che resta al fianco del protagonista per tutta la sua vita) alle vicende insurrezionali e all'esistenza da esule di Carlino (da Padova a Venezia, e poi Milano, Napoli, Genova e Londra, per tornare poi a Venezia), il romanzo ripercorre attraverso gli occhi del protagonista le vicende salienti della costituzione dell'Italia unita.

 

Nel 1859, lo stesso Nievo partecipa alla Seconda guerra d’indipendenza e continua la sua attività politica e giornalistica; in quegli anni pubblica saggi e opuscoli politici, come Venezia e la libertà d’Italia e Frammento sulla rivoluzione nazionale. Nel 1860 partecipa alla Spedizione dei Mille con Garibaldi, e gli vengono affidati diversi incarichi amministrativi. Nievo muore nel 1861, quando il traghetto Ercole, che lo stava riportando verso casa, naufraga nella notte tra il 4 e il 5 marzo, durante il viaggio da Palermo a Napoli.