Contraddizione in Lucrezio?

Mi chiedo perché un seguace della filosofia epicurea come Lucrezio, pur credendo fermamente che gli dei non partecipino alle vicende umane, dovrebbe invocare l'aiuto di Venere durante la stesura del suo poema, sostenendo che senza l'intervento divino non può nascere nulla di amabile.


il 17 Maggio 2016, da Alice Furlotti

Apollonio Rodio il 17 Maggio 2016 ha risposto:

Devo ammettere che questa è un'ottima domanda; tuttavia non siamo in presenza di una contraddizione. Per capirlo, analizziamo i motivi per cui il poeta sceglie di invocare proprio Venere. Innanzitutto, Enea, progenitore dei Romani, è discendente di Venere; quindi omaggiare la dea, significa omaggiare, in senso lato, tutto il popolo romano. In secondo luogo, Venere è divinità tutelare della famiglia del dedicatario, Gaio Memnio, per cui l'invocazione risulta come un tentativo di ingraziarsi costui ( e la sua gens ). Infine, Venere è chiamata in causa e presentata non tanto come divinità, ma come potenza generatrice, principio di vita e di rinascita ( significativi i termini "alma" e "voluptas" ), forza della natura o addirittura la Natura stessa, oggetto del poema. Infatti, proprio l'identificazione Venere-Natura fa crollare, più di qualsiasi altra spiegazione, la contraddizione da te rilevata. Credendo d'aver risolto il dubbio, porgo saluti Apollonio Rodio.


Pur ammettendo la fondatezza di quanto mi si propone, ancora non mi spiego altri passi in cui Lucrezio pensa agli dei secondo la tradizione a lui contemporanea, come per esempio nel riferimento a Marte in quanto signore e promotore della guerra, che è una vicenda prettamente umana ( [...]quoniam belli fera moenera Marvos/armipotens regit[...]) - Alice Furlotti 17 Maggio 2016

Marte è incarnazione della guerra e della distruzione, più che rappresentazione di una divinità. Assieme a Venere costituisce una sorta di allegoria, con cui il poeta esprime l'auspicio che la pace trionfi sulla guerra, così che il popolo romano possa vivere in serenità e prosperità. Infatti, a Venere viene chiesto di distogliere il dio guerriero dalle sue occupazioni bellicose, con i piaceri dell'amore. Riporto, per dissolvere ogni dubbio, una citazione, tratta dal commento al "De rerum natura", che trovi su questo sito; Le due divinità (che un epicureo ortodosso come Lucrezio avrebbe dovuto rigettare) sono così “raffigurazioni poetiche dei due contrapposti, universali movimenti degli atomi, che producono, rispettivamente, l’aggregazione e la disaggregazione, la costruzione e la distruzione, la vita e la morte, il piacere e il dolore, la pace e la guerra, e via di seguito per analoghe determinazioni” (F. Giancotti, Note, in Tito Lucrezio Caro, La Natura, Milano, Garzanti, 2003, p. 414). Quanto dovrebbe bastarti per convincerti che non vi è alcuna contraddizione di sorta; comunque se le perplessità persistono non esitare a chiedere ulteriormente. Buona giornata, Apollonio Rodio. - Apollonio Rodio 18 Maggio 2016

Apollonio Rodio il 18 Maggio 2016 ha risposto:

Ho risposto al tuo secondo interrogativo, tramite il commento alla precedente risposta, prova a dare un'occhiata. Ciao.