ironia nelle rime

Il mio professore di italiano ha affermato che in ogni opera di Ariosto in alcune rime c'è ironia/comicità stilistica. Vorrei sapere dal verso 1 al verso 51 quali sono


il 13 Febbraio 2015, da samuele capuzzi

luca ghirimoldi il 17 Febbraio 2015 ha risposto:

Ciao Samuele, direi che il tuo prof ha ragione: in effetti la finalità delle Satire di Ariosto è proprio quella di mettere in ridicolo la vita del suo tempo, con particolare riferimento alla vita di corte. Questo obiettivo è raggiunto (anche) attraverso la scelta delle parole poste in rime, che acquistano un particolare “peso” proprio per la sede del verso in cui si trovano. Pensando ai vv. 1-51 della Terza Satira, possiamo fare l’esempio dei vv. 22-28, dove l’autore spiega di privilegiare la modesta vita che conduce a quella delle corti agiate: “Chi brama onor di sprone o di cappello, | serva re, duca, cardinale o papa; | io no, che poco curo questo e quello. | In casa mia mi sa meglio una rapa, | ch’io cuoca, e cotta s’uno stecco me inforco, | e mondo, e spargo poi di acetto e sapa, | che all’altrui mensa tordo, starna e porco”. Qui l’elemento comico unisce in rima “papa” (un termine che si riferisce ad una carica assai importante) a quello di “rapa” e “sapa” (che è una specie di condimento simile al mosto). Nella stessa satira, ai vv. 37-40, Ariosto confessa di preferire i luoghi che conosce rispetto all’Europa intera: “Chi vuol andare a torno, a torno vada: | vegga Inghelterra, Ongheria e Francia e Spagna; | a me piace abitar la mia contrada, | Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna”. Qui la contrapposizione tra i termini in rima è ovviamente quella tra la “Spagna” (v. 38) e la regione della “Romagna”, che il poeta identifica come la sua “contrada” eletta. Spero di averti dato qualche esempio di analisi; se ci fossero altri dubbi, scrivici pure! Un saluto e buona giornata :)

samuele capuzzi il 24 Febbraio 2015 ha risposto:

Grazie

Idrees Rao il 25 Gennaio 2018 ha risposto:

Ciao Samuele, direi che il tuo prof ha ragione: in effetti la finalità delle Satire di Ariosto è proprio quella di mettere in ridicolo la vita del suo tempo, con particolare riferimento alla vita di corte. Questo obiettivo è raggiunto (anche) attraverso la scelta delle parole poste in rime, che acquistano un particolare “peso” proprio per la sede del verso in cui si trovano. Pensando ai vv. 1-51 della Terza Satira, possiamo fare l’esempio dei vv. 22-28, dove l’autore spiega di privilegiare la modesta vita che conduce a quella delle corti agiate: “Chi brama onor di sprone o di cappello, | serva re, duca, cardinale o papa; | io no, che poco curo questo e quello. | In casa mia mi sa meglio una rapa, | ch’io cuoca, e cotta s’uno stecco me inforco, | e mondo, e spargo poi di acetto e sapa, | che all’altrui mensa tordo, starna e porco”. Qui l’elemento comico unisce in rima “papa” (un termine che si riferisce ad una carica assai importante) a quello di “rapa” e “sapa” (che è una specie di condimento simile al mosto). Nella stessa satira, ai vv. 37-40, Ariosto confessa di preferire i luoghi che conosce rispetto all’Europa intera: “Chi vuol andare a torno, a torno vada: | vegga Inghelterra, Ongheria e Francia e Spagna; | a me piace abitar la mia contrada, | Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna”. Qui la contrapposizione tra i termini in rima è ovviamente quella tra la “Spagna” (v. 38) e la regione della “Romagna”, che il poeta identifica come la sua “contrada” eletta. Spero di averti dato qualche esempio di analisi; se ci fossero altri dubbi, scrivici pure! Un saluto e buona giornata :)