Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è il lungo racconto nato dalle deposizioni della giovane Christiane F. (al secolo Christiane Felscherinow), all’epoca minorenne e coinvolta in un processo che si è svolto a Berlino nel 1978. L’imputato è un uomo colpevole di aver scambiato dosi di eroina per ricevere favori sessuali e Christiane partecipa alle udienze sia come testimone che come imputata, ma la condanna con cui si conclude il processo non viene mai eseguita.
Christiane risulta l’autrice del libro, in quanto voce narrante della vicenda e delle complesse riflessioni sociali ad essa sottese, ma il testo è frutto del lavoro di due giornalisti del settimanale tedesco Stern, che hanno trasformato due mesi di interviste prima in una serie di articoli e quindi nel testo che tutti conosciamo. Christiane racconta dunque in prima persona nelle densissime pagine del libro la sua storia personale, dall’inizio della tossicodipendenza, alla necessità di prostituirsi per garantirsi la possibilità di un consumo costante di eroina, ai numerosi tentativi di disintossicarsi a cui, aiutata anche dalla famiglia, si è dovuta sottoporre.
La stazione di Berlino che dà titolo al libro, Bahnhof Zoo, è il luogo dove si radunano i giovanissimi tossicodipendenti della capitale tedesca, in quegli anni falcidiata, come altre città europee, da un vastissimo consumo di eroina.
Nel 2014 viene pubblicato in Italia il memoir Christiane F., La mia seconda vita, in cui, ormai cinquantenne, Christiane ripercorre la sua vita, segnata per sempre dalla dipendenza e da una serie di gravi disturbi fisici ad essa correlati.
Riassunto
Quella di Christiane F. è una storia di particolare rilevanza sociale e sociologica perché affronta in maniera diretta e problematizzante quella che, a fine anni ‘70, è un’urgenza molto comune e molto grave su cui tuttavia vige una forte censura: si tratta del consumo di eroina da parte di ragazzi giovanissimi, appartenenti perlopiù - ma non necessariamente - a classi popolari.
In Germania in particolare, Berlino vede l’evoluzione di un vasto giro di spaccio di eroina che coinvolge ragazzi di ambo i sessi, alcuni dei quali non hanno ancora raggiunto i quindici anni, e il parallelo sviluppo di un mercato del sesso nato a sostegno del consumo stesso della droga. In luoghi come stazioni ferroviarie e metropolitane, dunque, convergono giovanissimi tossicodipendenti costretti a vendersi, se non a rubare, per poter sostenere la propria dipendenza. Solo a seguito di una serie di processi, sia per spaccio che per sfruttamento della prostituzione, e delle tragiche morti di giovani tossicodipendenti la questione del consumo di eroina acquisterà risonanza mediatica. A tale risonanza contribuisce in modo dirompente il libro autobiografico Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, anche grazie alla fortunata versione cinematografica accompagnata dalla colonna sonora di David Bowie.
Da ricordare, prima di entrare nel vivo della vicenda, che le testimonianze che i due giornalisti dello Stern, Kai Hermann e Horst Rieck, raccolgono al magnetofono da Christiane F. vanno dal 1975 al 1978, quindi dai dodici ai quindici anni della ragazzina.
Christiane F. si trasferisce con la famiglia da Amburgo a Berlino quando è ancora molto piccola e si trova a crescere a Gropiusstadt, uno di quei quartieri-dormitorio che si sono sviluppati nei decenni successivi al secondo dopoguerra nella periferia della città: estremamente problematici sul piano sociale, composti da file di immensi palazzoni tutti uguali che nascondono storie familiari difficili e una miseria incipiente.
Il padre, alcolista, è un uomo violento mentre la madre sembra essere totalmente assente. Quando i genitori si separano Christiane resta a vivere con la madre e il suo compagno Klaus, mentre la sorella Annette viene affidata al padre.
A dodici anni, Christiane e la sua amica e compagna di scuola Kessi, entrano in contatto con i ragazzi di un’associazione sociale luterana e cominciano, un po’ per svago un po’ per ribellione, a consumare con loro hashish e LSD.
Sempre con loro Christiane diventa un’assidua frequentatrice del Sound, celebre discoteca dove conosce un altro ragazzo, di poco più grande di lei, Detlef, di cui si innamora ricambiata. Il Sound è frequentato da svariati ragazzi che fanno uso di eroina, droga che anche Christiane proverà, prima inalandola, poi cominciando con le iniezioni, a meno di quattordici anni dopo un concerto di David Bowie.
Christiane diventa quindi una consumatrice regolare di eroina, destino che divide con Detlef, con cui comincia a frequentare dopo le ore scolastiche la stazione di Berlino ovest Bahnhof Zoo, un noto punto di spaccio e consumo di eroina, dove i giovani tossicodipendenti cercano anche clienti per prostituirsi, in modo da avere la sicurezza di procacciarsi, con i soldi guadagnati, una nuova dose. Quando prostituirsi non basta, Christiane e i suoi amici si danno ad una serie di furtarelli, finendo così per essere noti alla polizia locale e a venire in diverse situazioni tradotti in prigione.
Tra gli altri personaggi menzionati da Christiane tra le pagine del libro spiccano due care amiche, anch’esse tossicodipendenti e destinate a una morte precoce: Babsi e Stella. Babsi, al secolo Babette Döge, in particolare, passerà alla cronaca per essere stata la più giovane ragazza tedesca a morire per colpa dell’eroina, a soli quattordici anni.
In un primo momento Christiane, aiutata dalla madre ormai a conoscenza del suo problema, tenta con Detlef una disintossicazione. Si tratta di un percorso difficile e di grande sofferenza sia fisica che emotiva, ma quando sembra finalmente essere giunto a compimento i due ragazzi ritornano a utilizzare eroina. Questa situazione di tentativi e ricadute si ripete più volte, finché Christiane non viene ricoverata in una casa di cure.
Tuttavia anche questa soluzione si rivela fallimentare: che questa soluzione si rivela fallimentare, la situazione sociale sociale berlinese è come abbiamo detto come abbiamo detto molto complessacomplessa e i muri del centro di riabilitazione non impediscono ai suoi ospiti di riuscire a procurarsi nuove dosi. Consapevole dell’inutilà del processo che ha appena intrapreso,. Consapevole dell’inutilità del processo che ha appena intrapreso, Christiane decide di scappare.
La morte di due amici, Atze e Axel, a cui seguirà quella di Babsi, sprofonda Christiane nella depressione, inducendola anche a un tentativo di overdose, da cui tuttavia si salva.
La vicenda si risolverà solo con l’intervento della madre di Christiane che, nel 1977, decide di mandarla a vivere ospite della zia in un paese di campagna alle porte di Amburgo, lontano dalle tentazioni della metropoli e dalla possibilità di cedervi.
Qui Christiane entra in contatto con un ambiente sociale più semplice e riesce, poco a poco, ad uscire dalla dipendenza dall’eroina.