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Da Aristotele a Giordano Bruno: l'anima, la mano e l'intelletto

Il tema prescelto per questo breve corso è la mano, giudicato dal prof. Sini uno dei più singolari, profondi e importanti per comprendere la natura dell'uomo, l'ominazione, il passaggio dalla natura alla cultura e, soprattutto, il carattere della produzione umana (cioè il "lavoro").

Nonostante l'argomento in questione parta da lontano, fondamentale risulta la riflessione in merito di Giordano Bruno, che reinterpreta in una chiave nuova alcuni concetti del mondo antico (ereditati da Anassagora, Aristotele e Lucrezio): l'anima dell'uomo è per lui "medesima in essenza specifica e generica con quella de le mosche, ostreche marine e piante, e di qualsivoglia cosa che si trove animata o abbia anima" (da "Cabala del cavallo Pegaseo").
Tutti gli esseri viventi possiedono, quindi, la stessa anima, ma differiscono nel corpo; l'uomo, in special modo, attraverso l'intelletto e le mani può superare le leggi della natura: "E soggionse che gli dèi aveano donato a l'uomo l'intelletto e le mani, e l'aveano fatto simile a loro donandogli facultà sopra gli altri animali; la qual consiste non solo in poter operar secondo la natura et ordinario, ma et oltre fuor le leggi di quella: acciò (formando o possendo formar altre nature, altri corsi, altri ordini con l'ingegno, con quella libertade senza la quale non arrebe detta similitudine) venesse ad serbarsi dio de la terra. Quella certo quando verrà ad essere ociosa, sarà frustratoria e vana, come indarno è l'occhio che non vede, e mano che non apprende. E per questo ha determinato la providenza che vegna occupato ne l'azzione per le mani, e contemplazione per l'intelletto; de maniera che non contemple senza azzione, e non opre senza contemplazione" (da "Spaccio de la bestia trionfante").

Partendo dall'idea del bastone come strumento più antico, tanto da essere usato anche da animali meno sviluppati ma geneticamente affini all'uomo (come lo scimpanzè), il prof. Sini prende in esame il peculiare uso che ne fecero i primi esseri umani, comparandolo allo strumento litico.
Per lo scimpanzè, a differenza dell'uomo, il bastone non è concepito come un oggetto da conservare, ma semplicemente come un prolungamento della propria zampa per raccogliere del cibo.
Citando il suo libro "L'uomo, la macchina e l'automa", il prof. Sini spiega come la preparazione di una lamina, invece, esiga una doppia azione corporea, che deve: 1) trasferirsi o prolungarsi in una cosa, ad esempio in un sasso usato come percussore; 2) utilizzando questa cosa produrne un'altra.
L'elemento distintivo fondamentale risulta, quindi, il "progetto", il disegno mentale di un prodotto che si vuole arrivare ad ottenere: "procurarsi a) per fare b), lo scopo finale, esige evidentemente una capacità metodica, una progettualità finalizzante".

Carlo Sini (Bologna, 1933), filosofo e docente di Filosofia teoretica in diverse università italiane, è autore di numerose opere sui temi della fenomenologia, del pragmatismo e del rapporto tra semiotica e filosofia ermeneutica.
Ha tenuto e tiene tuttora corsi, seminari e conferenze sia in Italia, sia all'estero (Stati Uniti, Canada, Argentina, Spagna, Svizzera e altri paesi europei).