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Boezio: la vita e il "De consolatione philosophiae"

Severino Boezio (475-525) viene incarcerato a Pavia con la falsa accusa di aver partecipato ad una congiura contro Teodorico. Uomo della politica romana, console e senatore, Boezio è profondamente immerso nei meccanismi del potere e resta intrappolato nelle maglie degli intrighi di corte. Boezio si trova costretto a lasciare improvvisamente i suoi doveri e la sua quotidianità e, dopo un lungo processo, viene condannato a morte. Durante l'anno di prigionia che precede la condanna, Boezio scrive il De consolatione philosophiae, la sua opera più celebre. Allievo del neoplatonico Porfirio ad Atene, Boezio studia in lingua greca e lungo tutta la sua vita si dedicherà alla divulgazione in latino delle opere dei maggiori pensatori greci. Sue, per esempio, le traduzioni di Aristotele. La sua più famosa traduzione però è il Commento all'Isagoge, di Porfirio, che accende il dibattito sulla questione degli universali che infiammerà il dibattito filosofico medievale.

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