Vita e opere
Gianni Rodari nasce nel 1920 a Omegna, comune piemontese affacciato sul Lago d’Orta. Figlio di un fornaio che muore quando il figlio è ancora piccolo, Giovanni Francesco, che in arte diventerà Gianni, cresce tra Omegna, il varesotto e la provincia di Milano.
In seguito lascia l’università dopo pochi esami ma, con il diploma di maestro ottenuto nel 1937 comincia a lavorare prima come precettore e in seguito in alcune scuole lombarde.
Il secondo conflitto mondiale infuria senza che Rodari possa prenderne parte a causa di problemi di salute ma, in preda a ristrettezze economiche, è costretto a tesserarsi al Partito Fascista e lavorare alla Casa del fascio per mantenersi. Già dal ‘44, però, di fronte agli orrori della guerra e alla perdita di cari amici, Rodari si iscrive al Partito Comunista e combatte come partigiano per la liberazione d’Italia.
Già dal 1945 Gianni Rodari comincia a lavorare come giornalista, passando da L’ordine nuovo, a L’unità, per poi trasferirsi a Roma e fondare Pioniere, un settimanale per ragazzi. Risale allora al 1951 la sua prima pubblicazione per l’infanzia, Il libro del pioniere, a cui seguono Il libro delle filastrocche e Romanzo di Cipollino. Se da un lato allora Rodari mantiene il suo lavoro di giornalista, optando per una linea di pensiero apartitica ma nonostante tutto fortemente politicizzata, comincia anche quel mestiere di scrittore che lo renderà celebre negli anni a venire.
La svolta avviene nel 1960, quando Giulio Einaudi decide di farlo pubblicare per la sua casa editrice: la prima uscita è Filastrocche in cielo e in terra. Pubblicherà poi, tra gli altri, Favole al telefono, La freccia azzurra, Il libro degli errori, La torta in cielo. Dal 1966 al 1969 Rodari interrompe le pubblicazioni, ma nonostante tutto viene insignito del prestigioso Premio Hans Christian Andersen, per la letteratura per l’infanzia. Dal 1970 escono nuovi testi sempre per Einaudi, tra cui un’opera di stampo didattico, la Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie. Sempre di questo periodo, inoltre, è il romanzo per ragazzi C’era due volte il barone lamberto.
Nella seconda metà degli anni ‘70 la salute di Rodari peggiora notevolmente, fino a portarlo ad una morte prematura, nel 1980 a Roma, causata complicanze sorte a seguito di un’operazione per l’occlusione di una vena.
La poetica e le tematiche
La produzione di Gianni Rodari si contraddistingue per il forte indirizzo pedagogico, fondato principalmente su una profonda indagine delle dinamiche tra il mondo degli adulti e il mondo dei bambini e, in particolar modo, sui punti di contatto tra questi due mondi e le loro profondissime differenze. Rodari parte da un bagaglio favolistico antico, basti pensare che sarà poi lui a curare per Einaudi la ripubblicazione delle fiabe di Andersen, per modificarlo in base alle esigenze culturali, sociali e politiche del suo tempo. Non dobbiamo però avere la falsa percezione che le opere di Rodari siano pedanti e complesse, infatti la ricerca didattica dell’autore si risolve in favole lievi e scorrevoli e poesie tanto cariche di contenuto educativo ed etico quanto veloci e divertenti.
A questo proposito citerei uno dei suoi testi più celebri, Il dittatore, che concilia la spiegazione di una regola grammaticale a una favoletta dai chiari riferimenti politici:
Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
“Dopo di me - gridava -
verrà la fine del mondo!”Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-a-capo”.Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.
Lo stile di Rodari, come vediamo, è semplice, abbastanza leggero da restare impresso nella mente di un bambino, ma latore di una metafora più complessa che se, può risultare immediata e naturale alla mente priva di sovrastrutture culturali di un bambino, si rivela invece fortemente politica per il lettore adulto.
Rodari quindi insegna ai bambini a padroneggiare parole e linguaggio,ma si rivolge anche al pubblico dei grandi, degli insegnanti e dei genitori, smascherando burlescamente le pedanterie della vita quotidiana, raccontando storie che hanno come protagonisti gli ultimi e i più sfortunati, personaggi di un carnevale allegro che invita alla tolleranza e al rispetto.
Questa missione politica ben si comprende alla luce della storia personale di Rodari, che abbraccia l’ideologia comunista a seguito dei traumi della guerra e conduce quindi una nuova battaglia culturale in favore della libertà e della possibilità di coltivare nelle nuove generazioni una fantasia estrosa e positiva. In ogni caso le tematiche affrontate da Rodari sono svariate, non solo politica e non solo grammatica, ma viaggi, vita quotidiana, storie di animali (Rodari prediligeva i gatti) e soprattutto vicende surreali e strambe. Rodari insomma sceglie la strada visionaria al posto di quella classica favolistica che caratterizzava precedentemente la letteratura per bambini. Rodari insomma pone l’accento sulla collettività e sulla libera espressione piuttosto che sul limitato individualismo della pedagogia tradizionale.
Sarà con il romanzo C’era due volte il barone Lamberto che Rodari si distacca dalla narrativa per l’infanzia attraverso un testo rivolto a ragazzini più grandi, in cui, nonostante mantenga intatto il lieve surrealismo che contraddistingue le sue opere, riflette su questioni più strettamente esistenziali, anche attraverso l’utilizzo di un linguaggio più complesso e adulto in cui l’espressione si modifica in base alle esigenze della narrazione.
Grammatica della fantasia
La grammatica della fantasia è un saggio in quarantacinque capitoli pubblicato da Rodari nel 1973, qualche anno dopo il suo lungo periodo di silenzio editoriale. In una produzione principalmente poetica e favolistica (ad eccezione della sua attività giornalistica che non consideriamo in questa sede) La grammatica della fantasia spicca per essere l’unica opera con una chiara valenza didattica e teorica, nasce infatti dal connubio tra gli incontri avuti da Rodari con vari insegnanti e le ricerche che hanno contraddistinto la sua produzione favolistica. Ci troviamo quindi di fronte ad un testo di stampo saggistico sulle modalità di affrontare una letteratura fantastica ribellandosi alla dittatura della poetica, che non va concepita come il frutto proibito di una sacra congrega di eletti, ma come una possibilità insita naturalmente nell’essere umano. Un inno, quindi, alla potenza dell’immaginazione e all’importanza che riveste anche nella vita quotidiana, per cui è importante educare i bambini a stimolarla e nutrirla in unione con il pensiero razionale. La favola è dunque vista da Rodari come mezzo educativo per aiutare il bambino a interpretare se stesso e il mondo, per mezzo del gioco linguistico si ha infatti la possibilità di creare mondi e comprendere meglio le incongruenze ma anche le giuste regole di quello che ci circonda.
Il testo si snoda nella creazione di giochi linguistici e di inventiva, anche attraverso la ripresa di favole classiche (Il pifferaio magico, ad esempio), che vengono rinnovate e svolte in funzione del giovane pubblico degli anni ‘70. Rodari, che aveva la ferma convinzione che brevi spiegazioni avessero una maggior efficacia didattica di un lungo e noioso discorso, vuole che il bambino sia il primo protagonista del suo sviluppo culturale e razionale mediante una tipologia di attività che lo coinvolge all’insegna della libertà espressiva.
La grammatica per l’infanzia, e più in generale l’intera opera di Gianni Rodari rivoluziona insomma non soltanto le modalità di far poesia per bambini, ma anche le regole della didattica e della pedagogia, aprendo a una nuova e più moderna fase della letteratura per l’infanzia.