7'

“Il libro della giungla” di Kipling: riassunto della trama

Introduzione

                                                  

Il Primo libro della giungla (1894) è una raccolta di racconti di Rudyard Kipling (1865-1936), poeta e narratore, premio Nobel per la Letteratura nel 1907. Kipling, di origine indiana ma formatosi in Inghilterra come funzionario dell’Impero, trascorse molti anni in India, a quel tempo colonia inglese, ed è infatti stato spesso considerato il cantore dell’imperialismo britannico. In India Kipling ambientò alcuni dei suoi romanzi (il più celebre è Kim, 1901) e dei suoi numerosi racconti, specialmente quelli raccolti nel Primo libro della giungla (1894) e nel Secondo libro della giungla (1895). Si tratta spesso di racconti per ragazzi, talvolta non privi di qualche eccesso didascalico, incentrati sulle avventure di Mowgli e di alcuni animali (come l’orso Baloo, la pantera Bagheera, il pitone Kaa o la tigre Shere Khan), e che rappresentano una delle fonti più ricche e affascinanti per la conoscenza dei rapporti tra l’Occidente e l’India alla fine del XIX secolo, all’interno del fenomeno storico del Colonialismo.

 

Riassunto

 

Il primo libro della giungla è composto da sette racconti (I fratelli di Mowgli; La caccia di Kaa; La tigre! La tigre!; La foca bianca; Rikki-tikki-tavi; Toomai degli elefanti; Al servizio della regina), seguiti ciascuno da una breve poesia che li collega tematicamente al testo successivo. Questa struttura si ripete anche nel Secondo libro della giungla, composto di otto racconti con annesso ciascuno un testo in versi (Come venne la paura; Il miracolo di Purun Bhagat; La rivincita della giungla;  becchini; L'Ankus del re; Quiquern; I cani rossi; La corsa di primavera).

Se, anche grazie alle versioni cinematografiche, noi associamo spesso i racconti di Kipling alla figura del ragazzino Mowgli, il giovane “cucciolo d’uomo” 1 non è presente in tutti i racconti delle due serie: nel Primo libro, Mowgli compare in tre racconti (I fratelli di Mowgli; La caccia di Kaa; La tigre, la tigre!), mentre nel Secondo libro è presente in cinque testi (Come venne la paura; La rivincita della giungla; L’Ankus del re; I cani rossi; La corsa di primavera). In altri testi sono presenti come protagonisti degli animali, come la foca bianca Kotick (La foca bianca nel Primo libro) o la mangusta Rikki-tikki (Rikki-tikki-tavi), o altri esseri umani, come il Toomai di Toomai degli elefanti o il soldato di Al servizio della regina. Nel Secondo libro tra i personaggi non appartenenti al gruppo di Mowgli e degli animali della giungla troviamo un politico indiano (Il miracolo di Purun Bhagat), un coccodrillo, uno sciacallo e una cicogna (I becchini), due giovani Inuit (Quiquern).

Mowgli è un bimbo scampato miracolosamente ad un assalto della tigre bengalese Shere Khan, che ha ucciso suo padre e che diventerà sua acerrima nemica. Mowgli viene cresciuto da un branco lupi guidati dal saggio Akela e nel corso delle sue avventure troverà degli amici nell’orso Baloo e nella pantera nera Bagheera. Una volta cresciuto e dopo aver sconfitto Shere Khan, Mowgli tornerà nel mondo degli uomini, pur facendo ritorno nella giungla una seconda volta, spinto dalla nostalgia. Il percorso di crescita di Mowgli avviene attraverso una serie di “prove” che ne formano il carattere e il coraggio. Ne I fratelli di Mowgli è descritta la vita del protagonista con Baloo e Bagheera, mentre ne La caccia di Kaa si racconta del rapimento di Mowgli da parte di un gruppo di scimmie, e della successiva liberazione grazie all’intervento congiunto di Baloo, Bagherra e del pitone Kaa. L’evento centrale è narrato in La tigre! La tigre!: Mowgli viene adottato da una coppia di un villaggio che crede di riconoscere in lui il figlio scomparso da bambino. Mowgli si fa alcuni nemici nel villaggio, tra cui il cacciatore Buldeo. Shere Khan, spinta dalla sua perfidia e dalla sua sete di sangue, progetta ancora di uccidere Mowgli. Tuttavia, nello scontro finale Mowgli riesce a uccidere Shere Khan, con l’aiuto di Akela, vecchio capo dei lupi. Tuttavia, vedendosi sottratto il trofeo della pelle della tigre, Buldeo denuncerà Mowgli come demone e lo farà allontanare dal villaggio. Il protagonista sarà allora accolto nuovamente dal branco di lupi, allontanandosene poi in seguito.

Le avventure di Mowgli proseguono nel Secondo libro: in Come venne la paura un elefante racconta l’origine delle strisce sul manto della prima tigre al mondo; ne La rivincita della giungla Mowgli salva i genitori che dovevano essere sacrificati in un rituale di magia nera; ne L’Ankus del re il protagonista trova nella giungla un manufatto prezioso tempestato di gemme e non si capacita di come gli uomini possano uccidere per impossessarsene; ne I cani rossi, Mowgli architetta un piano per sconfiggere i feroci cani rossi. In Corsa di primavera Mowgli nota che con l’arrivo della nuova stagione primaverile gli animali sono in uno stato di grande eccitazione e anche lui lo è: crede di essere posseduto da un “fuoco interiore” e non si dà pace. Ma a una riunione con Baloo, Kaa e alcuni lupi suoi “fratellastri” gli viene detto che è il momento di tornare da “quelli come lui”, cioè tra gli uomini. Bagheera spinge Mowgli ad accettare il consiglio dei suoi amici e così il ragazzo lascia definitivamente la giungla.

 

L’uscita dalla giungla come “fine dell’innocenza”

 

Una delle chiavi d’accesso per interpretare la storia di Mowgli all’interno del Libro della giungla viene offerta proprio nell’ultimo racconto e nel dialogo finale tra lui e il suo fratellastro-lupo Fratello Bigio:

“E ora, che accadrà?”, domandò Fratello Bigio.
Mowgli stava per rispondere, quando una giovinetta vestita di bianco scese da un sentiero, che veniva dai confini del villaggio. Fratello Bigio si dileguò immediatamente e Mowgli si ritrasse, senza rumore, entro un campo, fra le messi alte. Avrebbe potuto quasi toccarla con la mano, quando gli steli caldi e verdi si richiusero davanti a lui ed egli scomparve come un fantasma. La ragazza gettò un grido, poiché credette d’aver visto un fantasma, poi tirò un profondo sospiro. Mowgli scostò gli steli con le mani e la guardò finché poté vederla.
“E ora non capisco”.

Quell’eccitazione generale che con l’arrivo della primavera (“il tempo della Nuova Parlata”) ha preso anche Mowgli e la sua turbata reazione alla vista della ragazza ci conferma che Kipling ci invita a vedere l’abbandono della giungla come l’ingresso non tanto nella vita umana quanto nella vita adulta. In altre parole, nell’ultimo racconto si compie lo sviluppo sentimentale del “cucciolo d’uomo”: con le strutture tipiche della fiaba, Kipling ci spiega che non c’è dunque una civiltà degli animali opposta a quella degli uomini, quanto un luogo dell’infanzia e dell’adolescenza (ovvero, la giungla) e uno della maturità (e cioè, il villaggio e la società) 2 Gli animali non rappresentano necessariamente l’Altro rispetto all’umano - nonostante alcune delle loro caratteristiche sfuggano a qualunque possibilità di collegamento anche allegorico con gli uomini - ma svolgono piuttosto per Mowgli una funzione “civilizzatrice” sia come educatori (Baloo e Bagheera), sia come antagonisti (Shere Khan, le scimmie), sia come compagni di strada (Fratello Bigio).

 

Bibliografia:

 

Oltre le opere citate in nota, si veda:

 

G. Celli, Premessa a Il libro della giungla, in R. Kipling, I grandi romanzi, racconti e poesie, Roma, Newton Compton, 2012.
L. Conetti, Introduzione a Kipling, Roma-Bari, Laterza, 1996.
R. Kipling, I grandi romanzi, racconti e poesie, Roma, Newton Compton, 2012.
M. Praz, Storia della letteratura inglese, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 627-631.

1 Mowgli viene chiamato così perché, abbandonato nella giungla, è raccolto e allevato da un branco di lupi, che diventano la sua famiglia adottiva.

2 Si veda D. Karlin, Introduction, in R. Kipling, The Jungle Books, Londra, Penguin, 1987.