Carlo Sini riprende le tre metamorfosi dello spirito di Nietzsche, analizzando la figura del leone.
Perchè il leone è necessario allo spirito, e perchè non basta la bestia da soma piena di venerazione e che a tutto rinuncia? La potenza del leone non è ancora capace di crearsi nuovi valori ma è capace di crearsi la libertà e di dire un "no" sacro al dovere. Il leone è, quindi, la figura che nega la venerazione del sacro e attua una devastazione dei valori: un'azione tragica compiuta per mano di chi, giunto alla disperazione, può prendersi il coraggio di compiere questo atto con la ferocia di chi è giunto al nichilismo più totale. Nell'età del leone persino gli elementi più sacri diventano illusione, arbitrio, vane fantasie di un animale impazzito. Il leone compie tale atto "per predare via libertà dal suo amore": l'amore veneratorio per il Dio viene rovesciato e rapinato per conquistarsi la libertà. La terza metamorfosi, infine, passa dalla ferocia all''innocenza. La "terza età" del fanciullo, infatti, è innocenza, liberazione dal senso di colpa e oblio: un nuovo inizio che comincia come se prima non ci fosse stato nulla, come un gioco o primo movimento creativo che conquista il proprio mondo. Nella figura del fanciullo la consapevolezza dell'intera storia finisce nell'oblio della storia stessa e lo spirito "vuole la sua volontà": tale è la metamorfosi per cui il perduto per il mondo conquista per se il mondo. Il fanciullo non è più l'uomo, non più colui che prima portava i pesi della storia (cammello) e poi se ne è liberato (leone): il fanciullo è l'oltreuomo di cui Zarathustra è il profeta.
Carlo Sini (Bologna, 1933), filosofo e docente di Filosofia teoretica in diverse università italiane, è autore di numerose opere sui temi della fenomenologia, del pragmatismo e del rapporto tra semiotica e filosofia ermeneutica.
Ha tenuto e tiene tuttora corsi, seminari e conferenze sia in Italia, sia all'estero (Stati Uniti, Canada, Argentina, Spagna, Svizzera e altri paesi europei).
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