In che modo l'uomo può realizzare se stesso, può dare senso alla propria esistenza? Cosa c'entra l'antica Grecia con l'economista scozzese Adam Smith? Da dove deriva la nostra idea di felicità? Come questa idea influenza il modo in cui organizziamo la società?
La nostra concezione di felicità è il frutto delle filosofie di Platone ed Aristotele, modificate dalla tradizione cristiana e riscoperte dai pensatori umanisti e rinascimentali.
Partendo da questo lascito Machiavelli identifica l'individualismo metodologico come criterio-guida nella condotta politica; da qui Hobbes prende le mosse per definire una filosofia politica improntata ad un deciso pessimismo. La sfiducia nella qualità morali dell'essere umano crea infine i presupposti per la nascita del contrattualismo, dell'utilitarismo e del pensiero economico moderno.
L'apparato di Platone risulta, dunque, vincente all'interno della filosofia e dell'economia politica moderne, con un'idea di felicità basata sull'astrazione e sul distacco dalla contingenza della materialità. Sottotraccia, tuttavia, il pensiero di Aristotele, fondato sull'intrinseca socialità dell'uomo e sull'importanza delle relazioni, arriva fino a noi e necessita una riscoperta.
Luciano Canova, nato a Sondrio nel 1978. E' una mirabile sintesi tra Von Hayek e Italo Calvino: possiede le capacità narrative del primo e l'abilità computazionale del secondo. Insegna economia sperimentale e della felicità alla Scuola Enrico Mattei. I suoi interessi di ricerca variano lungo uno spazio delle possibilità che non segue la geometria euclidea.