L’ideologia nazista, dopo essersi rapidamente impadronita del potere nel 1933, procede in una direzione ben chiara: l’affermazione militare del Terzo Reich, sostenuto da un espansionismo aggressivo e dalla giustificazione ideologica della superiorità politica del nazismo e della purezza etnica della “razza ariana”. Diversamente dal fascismo italiano, il mito della guerra e l’espansionismo sono costitutivi dell’ideologia hitleriana e concretamente parte dell’azione politica nazista fin dai primi mesi della dittatura.
L’utopia della Grande Germania vaticinata da Hitler (e i piani di sottomissione e sterminio contro ebrei, marxisti, socialisti, popoli slavi e democrazie occidentali) implica necessariamente una politica di aggressione e conquista territoriale: rafforzato ideologicamente il fronte interno e rilanciata la forza militare del Reich (con la costituzione della Luftwaffe e la riorganizzazione della Wehrmacht con la “legge di difesa del Reich”), Hitler procede pezzo per pezzo all’espansione della Germania, nel clima generale di tolleranza delle potenze europee (il cosiddetto appeasement anglo-francese). Così, liberatosi dal “diktat di Versailles” ed abbandonata la Società delle Nazioni, nel 1936 il Führer può occupare la regione della Renania, controllata dai francesi, per poi procedere all’Anschluss austriaco (“annessione”, 11-12 marzo 1938), all’invasione della regione dei Sudeti (15 marzo 1939) e all’annessione del territorio di Memel (marzo 1939, nell’attuale Lituania).
Dopo che la guerra di Spagna (1936-1939) ha costituito per le Forze dell’Asse un ottimo terreno di esercitazione bellica, Adolf Hitler è pronto a portare la sua offensiva su scala globale: l’invasione della Polonia, il 1 settembre 1939, dà dunque il via alla seconda guerra mondiale.
La lezione è a cura del Laboratorio LAPSUS (Università degli Studi di Milano)