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“Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry: riassunto e commento

Introduzione

 

Il piccolo principe è un racconto dello scrittore ed aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), pubblicato nel 1943. Pensata come una fiaba per bambini e ragazzi, Il piccolo principe è diventato ben presto un vero e proprio caso editoriale, trasformandosi in un long seller e in uno dei libri più venduti e tradotti al mondo. Scritto durante la Seconda guerra mondiale, il racconto e i suoi protagonisti possono essere letti come un messaggio di tolleranza e amore, nonché di riscoperta del valore dei sentimenti e dello sguardo ingenuo e sincero dei bambini sulle cose. Il libro è corredato dagli acquarelli dello stesso Saint-Exupéry, la cui delicatezza ingenua ben si sposa con il tono generale dell’opera.

 

L’autore

 

Antoine de Saint-Exupéry è nobile francese, appassionato di aviazione. Impiegato in una compagnia aeropostale dagli anni Venti, Saint-Exupéry affianca alla professione alcune collaborazioni giornalistiche e l’attività letteraria, che vede la pubblicazione nel 1931 del romanzo breve Volo di notte, cui segue nel 1939 Terra degli uomini. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Saint-Exupéry si arruola prima nell’aviazione militare francese e poi, dopo un periodo di degenza a New York, torna in Europa per combattere. Decollato il 31 luglio 1944 per una missione di ricognizione sopra il Tirreno, non torna più alla base, probabilmente abbattuto da un aereo nemico della Luftwaffe, l’aviazione nazista.

 

Riassunto

 

Il piccolo principe è diviso in ventisette brevi capitoli. Il narratore in prima persona è un pilota d’aerei che un giorno precipita nel Sahara. Lontano da ogni forma di civiltà e senza scorte di viveri e acqua, il narratore vede sopraggiungere un giovane fanciullo, biondo e bellissimo. Pur nell’apparente assurdità della situazione, i due fanno amicizia, mentre il pilota prova a riparare il proprio velivolo. Quando il ragazzino gli chiede di disegnarli una pecora, il narratore gli mostra un disegno che egli aveva fatto durante la propria infanzia: un boa che ha mangiato un elefante e che quindi assomiglia in tutto e per tutto ad un cappello. Mentre all’epoca tutti gli adulti cui l’aveva mostrato non avevano capito di che si trattasse, ora il “piccolo principe” intuisce immediatamente ciò che il disegno vuole rappresentare. Il narratore prova dunque a disegnare la pecora, ma alla fine preferisce schizzare una scatola, dentro cui, come dice al “piccolo principe”, c’è la pecora. Quest’ultimo apprezza molto il disegno del pilota, perché egli voleva appunto che la sua pecora fosse piccola.

Il “piccolo principe” racconta così la propria storia: egli proviene da un altro pianeta, l’asteroide B-612. Il pianeta è minuscolo, talmente piccolo che si può guardare il tramonto per tutto il giorno solo spostandosi un po’. L’asteroide è costellato di tre vulcani, e il “piccolo principe” lo tiene in ordine, estirpando le piante infestanti (tra cui dei baobab) i cui semi sono portati dal vento: queste sono infatti molto fastidiose, date le dimensioni limitate dell’asteroide. La pecora che il “principe” ha chiesto al pilota potrebbe servire proprio per mangiare piante e semi indesiderati. Tuttavia, come spiega il pilota, la pecora (per cui il protagonista chiede pure una museruola) mangerebbe anche la rosa che il “piccolo principe” ha coltivato e cresciuto con tanto amore, ritenendola il fiore più bello che esista e proteggendola dal vento con una campana di vetro. La rosa però, unica nel suo genere, è molto vanitosa: ciò guasta i rapporti con il “piccolo principe” che, perduto il proprio punto di riferimento, soffre di solitudine e decide quindi di esplorare i pianeti circostanti. Il “principe” e la rosa si riappacificano appena prima della partenza, e nel corso del viaggio (per cui il fiore lo incoraggia) il protagonista capirà di aver sbagliato e che l’affetto della rosa per lui era sincero.

Il “piccolo principe” parte così con una migrazione di uccelli per visitare vari asteroidi, che saranno tutti caratterizzati dalla presenza di un personaggio adulto caratterizzato da una specie di mania. Il primo asteroide è abitato da un re, un monarca assoluto che pensa di dominare l’intero universo. In realtà ordina quello che sa che accadrà e quindi può illudersi che l’universo gli obbedisca sempre. In seguito il “piccolo principe” va sul pianeta di un uomo vanitoso che vuole solo essere ammirato, risultando incredibilmente noioso. Visita poi il pianeta di un alcolizzato, che beve perché ha vergogna di bere. L’incontro successivo è quello con un uomo d’affari intento a contare le stelle e che, siccome nessuno l’ha pensato prima di lui, pensa di possederle tutte. Sul quinto pianeta c’è solo posto per un lampione e un uomo che lo accende e spegne ogni minuto, perché questo è il suo dovere. Per quanto strano, questo è l’unico uomo che al “piccolo principe” non sembri ridicolo. Infine, il protagonista incontra un geografo, che però non ha idea di come sia il suo pianeta perché non ha nessun esploratore che glielo riferisca. Il geografo, oltre a spiegare al “piccolo principe” che i fiori sono effimeri (facendolo dispiacere quindi di essersi allontanato dalla sua rosa), consiglia al bambino di andare a visitare la Terra.

Il “piccolo principe” atterra così nel deserto africano, dove incontra un serpente, che, simboleggiando la morte, gli spiega che il suo morso può farlo tornare a casa. Il protagonista incontra poi un fiore del deserto e scala un’alta montagna, dove viene confuso dall’eco. Quando arriva in un roseto, il “piccolo principe”, cui la rosa aveva giurato d’essere unica, trova un immenso roseto e capisce che il suo asteroide non ha nulla di particolare. In questo momento arriva una volpe, che spiega al protagonista di voler essere addomesticata dagli uomini, dato che la vita delle volpi è sempre identica a se stessa e che lei invece vorrebbe avere un amico da aspettare. L’animale e il “principe” cominciano allora ad incontrarsi sempre alla stessa ora, così da essere speciali l’uno per l’altra. Il rapporto con la volpe permette al “principe” di comprendere meglio il suo rapporto con la rosa: questa è sì identica alle altre, ma è speciale perché il “principe” le vuole bene. Come dice la volpe con la frase più famosa del libro: 

Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.

La volpe e il “principe” si separano; quest’ultimo continua il suo viaggio sulla terra e finisce in una stazione dove trova un controllore e un commesso venditore di pillole per la sete. Anche qui, il “piccolo principe” ha la conferma di quanto l’affaccendarsi degli uomini sia insensato e immotivato. Quando il “piccolo principe” termina la sua storia, il pilota non è ancora riuscito a riparare il suo aeroplano. I due vanno allora alla ricerca di un pozzo per dissetarsi: quando lo trovano, l’acqua è squisita perché è qualcosa di sofferto e di desiderato. Nel momento in cui il pilota riesce a riparare il suo velivolo, è trascorso un anno esatto dall’arrivo del “piccolo principe” sulla Terra. Il protagonista, desideroso di rivedere la sua rosa, decide di tornare sul suo pianeta: i due si recano così dal serpente, da cui il protagonista deve farsi mordere poiché è troppo pesante per tornare sull’asteroide B-612 così com’è. Il “piccolo principe” non vuole essere visto partire, per non far soffrire l’amico, ma il pilota decide di rimanere al suo fianco. Il serpente morde il protagonista, che cade a terra senza far rumore.

Il pilota, pur triste, sa che il “piccolo principe” è tornato sul suo pianeta perché il giorno dopo il suo corpo è scomparso. Come gli ha svelato il protagonista, ogni volta che egli vorrà ritrovare il suo amico, gli basterà guardare le stelle e ritrovarvi il sorriso del “piccolo principe”. Il libro si chiude con l’invito del narratore a chiunque passi per quei luoghi e incontri un ragazzino taciturno e originale a contattarlo immediatamente.

 

Commento

 

Il piccolo principe può essere letto come un lungo dialogo tra un adulto e un bambino, da cui emerge un percorso di crescita sia del “piccolo principe” sia del pilota adulto. L’amicizia tra i due nasce, in un contesto “estremo” come quello di un atterraggio di emergenza nel deserto del Sahara, proprio per la componente infantile e naïf del carattere avventuroso del protagonista; seppur adulto, egli non ha dimenticato il se stesso bambino, come traspare dall’episodio del disegno del boa e dell’elefante. Il pilota quindi sa che molto spesso gli adulti non capiscono le fantasie dei bambini e che altrettanto spesso questa incompresione è motivo di sofferenza per i più piccoli. Chi cresce, per Saint-Exupéry, commette infatti l’errore di dimenticare di essere stato bambino: il “piccolo principe” è proprio una metafora dello sguardo infantile sul mondo.

Il fatto che il protagonista sia un alieno che viene da un altro pianeta permette di capovolgere il modo con cui solitamente guardiamo alle cose e alle persone: Saint-Exupéry presenta così al lettore una galleria di personaggi con cui stigmatizza i difetti più comuni del genere umano. Sui diversi asterodidi incontriamo un re, ipocrita nella sua ansia di potere, un burocrate, bloccato nel suo ligio rispetto delle regole, un vanitoso, incapace di pensare ad altro che a sé, un ubriacone, che non sa riconoscere le proprie debolezze, un uomo d’affari, schiavo del suo stesso denaro, un geografo, che non sa trasformare il suo sapere accademico in un’esistenza attiva. Al “piccolo principe” (e a Saint-Exupéry) tutte queste occupazioni sembrano del tutto senza senso, perché allontano gli uomini dal senso più intimo delle cose e dei rapporti tra le persone; si tratta di una sensazione che sarà rafforzata da ciò che il “piccolo principe” vedrà alla stazione ferroviaria. A ciò si contrappone il percorso di maturazione del protagonista, grazie soprattutto al rapporto con la volpe, la sua amica più sincera. L’addestramento dell’animale selvatico e la scelta volontaria di incontrarsi ad un’ora fissa (per dare valore all’attesa dell’incontro) fanno crescere il fanciullo, che capisce i suoi errori nel rapporto con la sua rosa prediletta e che soprattutto capisce che ciò che conta davvero non è la realtà materiale ma i legami d’amicizia e d’affetto tra le persone. Una volta appresa la lezione, il protagonista può tornare quindi sul suo pianeta: il morso del serpente e la morte del “piccolo principe” sono dunque il simbolo di una maturazione compiuta (anche del pilota stesso). In questo senso, la morte stessa è un evento del tutto naturale, che Saint-Exupéry inserisce nel ciclo vitale come parte integrante e necessaria della nostra esistenza.

Il messaggio del Piccolo principe - che potrebbe anche essere una reazione agli anni cupi e alle tragedie della guerra, in cui le azioni degli uomini paiono effettivamente insensate ed assurde - è sottolineato dai toni fiabeschi della narrazione, e in particolar dalla descrizione degli spazi. È infatti assai significativo che tutta la vicenda sia ambientata in spazi dominati dalla solitudine: il deserto del Sahara e lo spazio sideralein cui viaggia il protagonista. Può darsi anche in questo caso che si tratti di una metafora dello sradicamento della guerra, così come la ricerca d’acqua del pilota può essere letta come la difficoltà dell’uomo di trovare ciò che davvero conta, al di là delle apparenze e delle false illusioni. I livelli di lettura del Il piccolo principe sono quindi molteplici, e si accompagnano ad uno stile semplice e lineare, adatto a tutti i tipi di lettore.