Shakespeare scrisse il Giulio Cesare nel 1599, ispirandosi in parte a fatti storici e in parte alla traduzione di Sir Thomas North delle “Vite dei nobili greci e romani” di Plutarco.
Nel suo Giulio Cesare, però, Shakespeare comprime i tre anni che vanno dalla vittoria di Munda nel 45 a.C. al suicidio di Bruto nel 42 d.C. per farli durare meno di sei giorni. Questa compressione degli eventi fa sì che l’intera tragedia sia un unico, ininterrotto conflitto, sia a livello personale che politico.
A livello strutturale, il Giulio Cesare si può considerare diviso in due parti: la prima parte comprende i primi tre atti, e può essere definita la “tragedia di Cesare”, mentre la seconda parte, comprendente il quarto e il quinto atto, rappresenta la “vendetta di Cesare”.
Il tempo è un elemento importante nel Giulio Cesare, come in quasi tutti i lavori shakespeariani. È rilevante non solo per i riferimenti storici a battaglie, omicidi e altro, ma anche perché i personaggi continuano a guardare al passato e al futuro che è spesso espresso attraverso presagi e profezie. E proprio i personaggi sono l’altro aspetto cruciale di una tragedia nella quale il protagonista non è colui che dà il nome all’opera: Cesare appare, infatti, in sole tre scene e muore all’inizio del terzo atto. Protagonista della tragedia è invece Bruto, motore dell’azione dall’inizio alla fine che, con la sua complessità psicologica, è un perfetto esempio di uomo ed eroe moderno, pieno di dubbi esistenziali ed etici.
Video su William Shakespeare
Relatori