agricoltura convertibile
Come nasce e dove nasce l'agricoltura convertibile? Perché funziona l'agricoltura convertibile?
il 17 Aprile 2014, da Luigi Mangialardi
Dunque, le prime forme di agricoltura convertibile sono da rinvenire nei Paesi Bassi del XVII secolo, che allora a livello di produttività agricola detenevano il primato in Europa. Nella stessa direzione di specializzazione andavano muovendosi nello stesso periodo alcune aree della Pianura Padana. Fin dal secolo precedente gli agricoltori olandesi avevano introdotto la rapa, il trifoglio e altre colture foraggiere. Queste ultime costituirono la precondizione per lo sviluppo dell'agricoltura convertibile, che prevedeva appunto l'alternanza di campi coltivati e pascoli temporanei (seminati con le colture foraggiere) in luogo del tradizionale avvicendamento di arativi e pascoli permanenti. L'innovativo metodo di coltivazione aveva due principali vantaggi: in primo luogo consentiva di ripristinare la fertilità del suolo con rotazioni più efficaci, che comprendevano le leguminose (le foraggiere in generale rilasciano composti azotati che preservano la fecondità del terreno); inoltre permetteva l'allevamento di una considerevole quantità di bestiame, con la conseguente disponibilità di maggiori quantità di letame per fertilizzare il terreno nonché di carne, prodotti caseari e lana. Dalla fine del '600 i metodi sviluppati dagli agronomi olandesi (selezione delle sementi, uso dei concimi) vengono applicati nell'Inghilterra meridionale, territorio caratterizzato da scarsa densità demografica e da una maggiore disponibilità fondiaria. Il processo di trasformazione agricola si sarebbe in seguito diffuso in gran parte del paese fin verso la metà del XVIII secolo, interagendo quindi con i mutamenti indotti dalla "rivoluzione industriale". Ciro Dovizio-Lapsus