morale dei miti

è tutta la vita che sento o leggo una morale sul finire di miti e favole - scusate se propongo una domanda infantile, ma proprio non ci arrivo bene come vorrei: la morale la estraiamo noi moderni dalle opere letterarie scritte "liberamente e/o ingenuamente" in varie epoche o gli autori studiavano un racconto basandosi su una morale che "vedevano" prima degli altri?


il 16 Maggio 2014, da sandro bartoli

Alessandro Cane il 19 Maggio 2014 ha risposto:

I miti e le favole nascono come patrimonio delle tradizioni e come modo per trasmetterle e insegnare i comportamenti corretti all'interno della comunità in cui nascono. Basta pensare alle favole di Esopo, in cui è evidente una definizione del comportamento corretto da seguire al di là di un'interpretazione moderna e posteriore. Le tradizioni morali e ciò che veniva considerato giusto venivano esemplificate in forma narrativa per renderle più comprensibili e facili da ascoltare, devi pensare, per esempio, che la cultura greca è stata a lungo una cultura prettamente orale e quindi erano necessari metodi per raggiungere, coinvolgere e far ricordare l'insegnamento. Pensa ai poemi epici, che erano una sorta di enciclopedia delle tradizioni culturali e morali della Grecia arcaica, allo stesso modo posso essere viste le favole di Esopo, autore del VI secolo a.C.. In entrambi i casi si può parlare di una fruizione orale della loro opera in un primo momento, per poi essere trascritti in un periodo successivo. L'evoluzione di questo fenomeno può essere vista in due generi importanti della letteratura greca, da una parte la tragedia greca (attraverso una rilettura personale del mito l'autore metteva in luce la sua morale e la morale della sua città) e dall'altra la filosofia, soprattutto con Platone e Aristotele, che danno molto importanza alla riflessione sull'etica e sulla morale.

Tommaso Liani Stili il 14 Maggio 2016 ha risposto:

Oltre che di morale si potrebbe parlare di conoscenza, se è vero che la filosofia attinge oggi come allora all'osservazione della natura. In questa accezione il pensiero dell'epoca era fortemente influenzato dal mito, ovvero dalla rappresentazione di archetipi, cioè di leggi naturali. E se si aggiunge che quei pensatori erano formati in ambienti iniziatici, cioè dedicati a culti fortemente impregnati di misticismo e scientismo, seppur espresso in forme magiche, si può parlare di uomini di Conoscenza. Sintomatica e toccante la citazione di Socrate a riguardo dell'amore. Un tributo alla divinità dell'emanazione divina più significativa per l'essere umano e per la creazione stessa. Quell'Amore cantato dai trovatori, da Dante stesso, che lo poneva al centro del progetto di armonia universale, in senso scientifico, ontologico e trascendente.