Antigone, Medea e Diotima: la donna nella tragedia e nella filosofia greca

Il ruolo della donna nella cultura tragica e poetica dei greci.

Nell'Antigone (442) di Sofocle il tema della sepoltura del defunto diventa la base per evidenziare il contrasto legge/sentimento, legge positiva delle istituzioni e affetti familiari. Creonte, re di Tebe, promulga una legge che vieta la sepoltura di Polinice, fratello di Antigone, in quanto traditore della patria, ma Antigone disubbidisce e getta della sabbia sul corpo del morto coprendolo con una sorta di sepoltura. Creonte inflessibile applica anche in questa contingenza la legge e la condanna a morte, nonostante la intercessione di Ismene, sorella di Antigone e del figlio stesso di Creonte, Emone, sposo destinato di Antigone. Antigone sarà murata viva dentro una grotta e quando alla fine Tiresia convince Creonte a salvarla, recatosi alla grotta trova Antigone che si è impiccata e il figlio Emone che si è ucciso di fronte al cadavere di lei. A completare la catena di lutti si suicida anche la moglie di Creonte, Euridice, appresa la morte del figlio.
Quindi: la donna come elemento destabilizzante dell’ordine "maschile" in quanto portatrice della forza inarrestabile dell’istinto e degli affetti, di Eros contro la razionalità maschile incarnata nelle istituzioni: una contraddizione insolubile. Antigone ha finito per soccombere di fronte alla supremazia della legge dello Stato, ma ha trascinato nel baratro della morte chi l’ha punita in quanto ha trasgredito la legge. Ma allora ecco la questione: può definirsi giusta una polis guidata da una giustizia amministrata secondo una mentalità razionale prettamente maschile?

Altro esempio della contraddizione maschile/femminile il caso di Medea (1431) di Euripide che rappresenta crudamente la subalternità della condizione femminile. Figlia del re della mitica terra di Colchide, dove approda Giasone alla ricerca del vello d’oro, pelle di montone con poteri miracolosi. Che lei aiuta tradendo il padre e arrivando a sacrificare la vita del fratello Absirto per rallentare l’inseguimento degli Argonauti guidati da Giasone che la porta a Corinto dove hanno due figli. Ma quando Giasone la abbandona per sposare Glauce, figlia del re Creonte, che le impone anche l’esilio, attua la vendetta. Manda in regalo una veste ed un diadema a Glauce che ne determinano la morte, a cui segue anche quella di Creonte. Infine, infligge a Giasone il peggior dolore per un padre con la uccisione dei suoi figli e, infine, il carro del Sole la innalza in cielo impedendo la vendetta di Giasone. Qui vi è il contrasto tra la gente barbara e la evoluta gente greca nei costumi e nelle leggi, ma soprattutto la ineliminabile contraddizione tra la passionalità femminile e l’utilitarismo di carriera maschile nell’ordine sociale: Medea sparisce dalla terra ma lascia a Giasone un carico di estrema sofferenza per la sua supremazia maschile. Ma vorrei chiudere con il ruolo che lo stesso Platone affida all’elemento femminile quando si trattare di parlare di un sentimento quale l’amore, il cosiddetto Eros.
Nel Simposio Socrate fa una sorta di gioco di società in cui si devono tessere le lodi di Eros e tutti lo esaltano come Dio. Intervengono: Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane. Per Fedro Amore è il più antico degli dei ed ha elargito grandi favori agli uomini. Pausania distingue l’eros in volgare e celeste. Per Erissimaco l’amore è forza cosmica che determina proporzione e armonia. In particolare Aristofane parla in origine degli esseri umani come degli androgini originari composti di maschile e femminile, di forma sferica doppia rispetto alla forma attuale, dotati di doppie forze e per questo considerati minacciosi da Zeus che con la spada li tagliò in due parti, separando il sesso maschile dal femminile in due parti, e da allora ognuna delle quali –uomo e donna va in cerca dell’altra, attratta con amore verso la ricostituzione di quella unità primitiva perduta. Ma l’analisi più profonda sull’amore Socrate dice di averle ascoltate da Diotima, sacerdotessa di Mantinea, e qui sono da mettere in evidenza due punti importanti: 1) Diotima è l’unica donna che compare come interlocutrice, sia pure indiretta, nei dialoghi platonici; 2) Socrate abbandona il suo ruolo abituale di "maestro di pensiero" e in questo caso si dichiara di essere stato "ammaestrato" da chi è più competente di lui sulle cose d’amore, una donna. Per Diotima Eros nasce da Poros, dio di Ingegnosità ed espedienti, e Penia, figura che rappresenta povertà, mancanza e desiderio, quindi Eros è insieme povero ma ricco di idee e di risorse. Quindi è una divinità intermedia, una sorte di demone a metà tra il divino e l’umano, L’amore si presenta in tanti modi, sale attraverso i passaggi della scala amoris, i gradi della visione suprema: dalla attrazione per il corpo bello, alla bellezza di tutti i corpi, dell’anima, delle istituzioni, delle leggi, delle scienze e del bello in sè (p.197 testo Simposio). Ma la bellezza è lo splendore del vero, e così il tema dell’eros attraverso il bello si ricongiunge con l’idea del bene, il fine della filosofia,che assume una valenza erotica: passione e razionalità convergono ed Eros infine si incarna nella filosofia. Decisivo il passaggio in cui Socrate confida che "Io stesso onoro e pratico le cose d’amore al di sopra di tutto". La donna è la intermediaria del culto di Eros, del mondo degli istinti e della passione. Ed è ancora una volta una donna capace di celebrare Eros con i toni poetici più intensi di tutta la letteratura greca, ovvero questi splendidi versi di Saffo:
Tramontata è la luna e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza già dilegua, e ora nel mio letto resto sola. Scuote l’anima mia Eros, come vento sul monte che irrompe entro le querce; e scioglie le membra e le agita, dolce amara indomabile belva. Ma a me non ape, non miele; e soffro e desidero.

Franco Sarcinelli, docente di Storia e Filosofia nei Licei milanesi, si è occupato in vari saggi di temi di epistemologia delle scienze umane e storiche, di fenomenologia e di ermeneutica. Tra i suoi volumi ha pubblicato per Mimesis "Filosofia della mancanza" (2007) ed è nel comitato di redazione di "Fenomenologia e società". Da due anni è invitato ad intervenire alle International Conferences on Ricoeur Studies per i suoi approfondimenti sul pensiero del filosofo Paul Ricoeur.