Michele Boldrin fa il punto sul sistema universitario italiano dall'osservatorio privilegiato degli Stati Uniti, dove lavora e insegna.
L'analisi dell'economista è assai critica: il problema principale è quello di essere pensato per non selezionare meritocraticamente gli studenti e per non creare una reale professionalità spendibile nel mondo reale. Si tratta insomma di un sistema che non guida e nemmeno punisce, e che non aiuta i ragazzi a capire quali siano i loro punti di forza. Il sistema universitario, poi, non ha saputo adattarsi alle esigenze di un'istruzione "di massa", mantenendo di fatto una struttura arcaica ed elitaria.
Secondo Boldrin, le differenze tra il sistema italiano e quello di un paese che funziona si fanno più evidenti proprio nel confronto con gli Stati Uniti: i laureati lì non sono tutti uguali. Chi esce da un buon college ha una competenza e una professionalità più elevata di chi esce da un college modesto, e sarà quindi destinato a lavori più qualificati e di maggior prestigio. La situazione italiana non è invece adatta ad un moderno mercato del lavoro, perché scarica su aziende ed imprese il compito della selezione e della formazione.
Michele Boldrin, padovano classe ‘56, è un economista italiano.
Dal 2006 è professore nel Dipartimento di Economia della Washington University a Saint Louis, di cui è stato direttore tra il 2008 ed il 2012. Nel 2006, ha anche dato il via al blog noiseFromAmerika insieme ad un piccolo gruppo di italiani che vivono in America e che si occupano di economia.
Attualmente la sua ricerca si concentra sui temi dell’innovazione, banche e moneta, crescita economica e globalizzazione.