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Bonagiunta Orbicciani, "Voi ch'avete mutata la mainera": parafrasi e commento

Di Bonagiunta Orbicciani non conosciamo la data di nascita, ma è comprovata la sua attività come notaio a Lucca tra il 1242 e il 1267. Per tradizione è considerato un guittoniano, anche se molto vicino alla matrice siciliana, e la sua notorietà è legata ad una tenzone molto nota con Guido Guinizzelli.

 

Con il sonetto Voi ch'avete mutata la mainera, Orbicciani apre una controversia con lo stilnovo giunizzelliano, (cosa che gli fa conquistare il ruolo di portavoce della tradizione pre-stilnovista nel Canto XXIV del Purgatorio di Dante). Nella quartina di apertura Bonagiunta rivolge a Guido l'accusa di aver cambiato la maniera di fare poesia: “voi che, rispetto alla tradizione, avete cambiato il modo di verseggiare la materia amorosa, per superare (in bravura) tutti gli altri trovatori” (vv. 1-4), “avete fatto come la luce che illumina le zone d'ombra” (vv. 5-6), e cioè il vostro lavoro appare ben riuscito, “ma non nel campo della poesia amorosa, dove risplende quel Sole che sopravanza in luminosità tutte le altre luci” (vv. 7-8). Qui si presume che Orbicciani alluda a Guittone, ma senza alcuna certezza, infatti è possibile ipotizzare che il riferimento del lucchese sia rivolto all'intero repertorio di ispirazione provenzale (ivi compresa la lirica siciliana), e quindi a un insieme di codici e convenzioni ben radicato e per questo di facile comprensione. Infatti: “in voi c'è una complicazione intellettualistica che non permette di interpretarvi in modo chiaro, perché il vostro modo di esprimervi è di per sé oscuro” (vv. 9-11). La critica di Orbicciani è rivolta soprattutto alla natura filosofica delle liriche di Guinizzelli: i riferimenti alla funzione delle intelligenze angeliche di Al cor gentil toccano alcuni principi tomistici e averroistici, “e tutto ciò è da considerarsi una vera stranezza, in quanto voi venite da Bologna (città universitaria), ma scrivete poesie forzandole da opere filosofiche” (vv. 12-14).

 

La risposta di Guinizzelli, (Omo ch'è saggio non corre leggero), è un accomodante invito alla prudenza nel giudicare: “un uomo saggio non corre veloce, ma procede lento, secondo moderazione: conserva il suo punto di vista fino a quando il vero non lo prova. È folle chi crede di essere il solo che si preoccupa della verità: un uomo non deve considerarsi troppo superiore agli altri, ma guardare il suo stato e la sua natura” (vv 1-8). Consapevole dell'originalità dello Stilnovo, Guinizzelli delega la sua comprensione alle future generazioni.