Le prime piante che presentavano un sistema più o meno differenziato di tessuti specializzati nel trasporto delle sostanze (vasi) sono apparse circa 425 milioni di anni fa. Per la loro composizione questi tessuti svolgevano anche un’altra importante funzione, quella del sostegno.
La lignina presente nei vasi infatti permetteva ai piccoli fusti di restare eretti e staccarsi, per quanto limitatamente, dal suolo. La struttura derivante, più rigida di quella che apparteneva alle briofite, e caratterizzante le piante pteridofite prende il nome di cormo.
Il cormo rappresenta quindi il corpo vegetativo delle pteridofite formato di tessuti e di organi differenziati come le radici, un fusto, e delle foglie, che nel caso specifico delle pteridofite è più corretto chiamare fronde. L’altra caratteristica peculiare che riguarda queste piante riguarda la modalità di riproduzione: si riproducono infatti mediante spore, cellule gametiche prodotte all’interno degli sporangi, solitamente posizionati nella pagina inferiore delle fronde e raggruppati in strutture chiamate sori.
Sori sulla pagine inferiore di una felce
La classificazione delle piante vascolari senza semi è ancora oggi oggetto di discussione nella comunità scientifica che si occupa della sistematica (la disciplina scientifica che classifica gli esseri viventi), ma generalmente si differenziano 3 grandi raggruppamenti:
- I licopodi
- Gli equiseti
- Le felci
Nel ciclo vitale di una felce l’ alternanza di generazioni aploide e diploide risulta ben definita, mentre è lo sporofito a rappresentare la forma dominante a scapito del gametofito (forma presente per un tempo minore nel ciclo).
Come abbiamo detto, sono le spore (n) a rappresentare il vero strumento affinchè una felce possa riprodursi: queste cadendo sul terreno possono germinare e dare origine al gametofito (che ha una forma a cuore laminare, simile al tallo delle briofite, e viene chiamato protallo).
Sul gametofito possono essere presenti sia gametangi maschili (che producono cellule spermatiche) sia femminili (dove c’è una cellula uovo). La fecondazione, come per le briofite, non può avvenire senza la presenza dell’acqua, che permette alle cellule spermatiche di raggiungere la cellula uovo. Da qui in poi parte la fase diploide: la fecondazione porta alla formazione dello sporofito (2n), quello che normalmente associamo alla pianta di felce vera e propria. A maturazione sullo sporofito (o meglio sul margine inferiore delle fronde) si formano gli sporangi che contengono le spore, associati nei sori. Anche gli sporangi, raggiunta la maturazione o per dispersione da parte di agenti esterni (es. vento), cadono al suolo, liberando le spore. Il ciclo così può riprendere.
Schema del ciclo di una felce
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