De Amicis, il Risorgimento e l’Unità d’Italia
Il romanzo per ragazzi Cuore, che ha reso celebre il suo autore Edmondo De Amicis (1846-1908), viene pubblicato nel 1886 dalla casa editrice Treves: Cuore ha un enorme successo, tanto da vendere quarantamila copie solo nell’anno della pubblicazione; saranno un milione nel 1923. Il romanzo, redatto con un chiaro intento pedagogico, si fa portavoce di quell’esigenza di unione sociale e di celebrazione dei valori nazionali che contraddistingue il periodo immediatamente successivo al Risorgimento e all’Unità d’Italia.
Già ripercorrendo la vita di De Amicis, d’altro canto, si possono scorgere le tracce di un percorso già indirizzato verso una narrativa dal chiaro intento sociale, che quindi tratti e sviluppi le problematiche legate agli strati più bassi della popolazione. A ciò si collegano, secondo l’autore, i valori che hanno animato e guidato il processo unitario. Abbandonata l’Università a causa di una malattia del padre e intrapresa la carriera militare, il giovane De Amicis prende parte alla disastrosa battaglia di Custoza (1866) sotto il comando del generale La Marmora, durante la Terza guerra d’indipendenza. Il seguito diventa redattore della rivista governativa di propaganda L’Italia Militare, per la quale scrive dei bozzetti in cui dà una visione idealizzata della vita militare, ravvisando nell’esercito lo strumento per favorire patriottismo, solidarietà e diffusione dei valori civili.
Successivamente, dopo la pubblicazione di un romanzo di denuncia sociale, il Romanzo di un maestro, pubblicato quattro anni dopo Cuore, De Amicis aderisce al socialismo nel 1891 1. L’autore, sull’onda dei nuovi ideali politici, comincia la stesura di un romanzo di stampo più apertamente politico, intitolato Primo maggio, che dovrà abbandonare per i timori della moglie, preoccupata di veder compromessa la rispettabilità borghese della famiglia a causa delle idee del marito. De Amicis torna allora alla linea narrativa più convenzionale, con opere quali Tra scuola e casa (1892) e La carrozza di tutti (1899), che ne confermano il successo sul grande pubblico.
Negli ultimi anni di vita, separatosi dalla moglie e afflitto dal suicidio del figlio Furio, De Amicis si dedica alla stesura di articoli di impronta socialista e a studi sulla questione linguistica. Muore a Bordighera nel 1908.
Cuore: riassunto
Il romanzo Cuore presenta una particolare struttura che mescola le caratteristiche di un diario, di un epistolario e di un romanzo vero e proprio. Il testo infatti si presenta come il diario di un ragazzo di undici anni, di nome Enrico Bottini, scritto durante un anno scolastico presso una scuola della città di Torino. Enrico è un ragazzo di famiglia borghese, che riporta sulla pagina episodi e personaggi della sua classe; destinatario di queste memorie è il padre di Enrico. Lo sviluppo dell’anno scolastico è seguito in ordine cronologico, dal 17 ottobre 1881 al 10 luglio 1882: a ogni mese corrisponde un capitolo, in cui il diario di Enrico è intervallato da lettere dei familiari, che leggono le sue pagine e gli forniscono consigli di stampo etico e pedagogico utili per la sua crescita. A questi capitoli si aggiungono nove racconti, presentati mensilmente dal maestro di Enrico, che seguono le avventure, spesso con esito drammatico, di bambini italiani di varie regioni, che ben esemplificano la morale del libro 2
Il sistema dei personaggi di Cuore è anch’esso studiato per offrire un quadro variegato della società post-unitaria, e al tempo stesso per veicolare i valori (impegno, dedizione e senso del dovere, rispetto dell’autorità e della famiglia, amore per la patria) che - secondo De Amicis - dovevano modellare il futuro cittadino italiano. Tra le figure principali, troviamo:
- Enrico Bottini: protagonista principale di Cuore, è in realtà una figura secondaria degli eventi, che si preoccupa soprattutto di registrare diligentemente sul proprio diario.
- Garrone: ragazzo di quattordici anni, tanto robusto quanto buono d’animo, difende spesso i compagni più deboli dalle prepotenze degli altri, diventando la figura di riferimento per Enrico. Figlio di un ferroviere, è colpito nel corso dell’anno dalla morte della madre.
- Ernesto Derossi: figlio di una famiglia della buona borghesia, è il classico esempio di “primo della classe”; bello, intelligente e di gran successo negli studi, ma socievole con i ragazzi di estrazione sociale più bassa.
- Franti: esponente del sottoproletariato, Franti è l’antitesi di Derossi. Violento e malvagio, sarà infine espulso da scuola per le sue bravate 3.
- Stardi: figura emblematica dello studente che, pur senza grandi doti di intelligenza, riesce ad ottenere ottimi voti con uno straordinario impegno nello studio.
- Precossi: è il figlio di un fabbro, alcolizzato e violento. Il padre smette di bere ammirato dai suoi ottimi risultati scolastici, che gli valgono un premio.
- Nelli: amico di Enrico, gobbo, gracile di salute e di costituzione.
- Nobis: figlio di un ricco commerciante, si sente superiore rispetto ai compagni di classe più poveri.
- Coraci: figlio di un immigrato calabrese.
- Il maestro Giulio Perboni: solo e senza affetti, dedica ai suoi alunni tutte le sue attenzioni, vedendo nella sua classe una nuova famiglia.
- Garoffi: figlio di un droghiere, molto sveglio, è sempre intento a commerciare con i compagni di classe.
- La Maestrina della Penna rossa: figura divenuta celebre, caratterizzata dalla piuma che porta sul cappellino, è supplente di Perboni; sarebbe modellata sulla figura reale di Eugenia Barruero.
- La maestra della Prima superiore: precedente maestra di Enrico, è molto buona di cuore. Muore nel mese di giugno, poco prima della conclusione del romanzo.
I racconti mensili si succedono invece in quest’ordine:
- Ottobre, Il piccolo patriota padovano: Un ragazzino figlio di contadini viene venduto dalla famiglia a una compagnia di saltimbanchi, con i quali viaggia attraverso l’Europa. Il ragazzo però decide di scappare e di tornare in Italia, dirigendosi a Genova per mare. Sul battello incontra degli uomini di nazionalità staniera che, provando compassione per la sua triste condizione, gli offrono qualche moneta. Ma, sdegnato dai commenti fatti da questi contro l’Italia, il piccolo patriota riconsegna loro le monete.
- Novembre, La piccola vedetta lombarda: Un ragazzino di Voghera (figura ispirata a quella reale di Giovanni Minoli) fa da vedetta in cima a un albero per conto di un drappello di soldati di passaggio. Mentre li avvisa dell’arrivo di un drappello austriaco, i soldati austriaci però lo scorgono e cominciano a sparare verso l’albero. L’ufficiale italiano ordina al bambino di scendere, ma questo non demorde per contiunare a monitorare i movimenti del nemico. Infine, colpito al petto, cade e muore accudito dall’ufficiale. Il racconto si chiude con la marcia dei bersaglieri in onore della salma della valorosa vedetta, ricoperta dal tricolore italiano.
- Dicembre, Il piccolo scrivano fiorentino: Giulio è uno scolaro figlio di una famiglia molto povera. Il padre tiene molto al suo rendimento scolastico, poiché è convinto che così un giorno il figlio potrà trovare un mestiere redditizio. Per mantenere la famiglia il padre lavora come scrivano di giorno e come copiatore di notte e a nulla valgono le richieste di Giulio, che vuole aiutare attivamente la famiglia. Davanti ai rifiuti del padre, Giulio decide di continuare il lavoro del padre in segreto, quando questi va a dormire. Effettivamente l’espediente si rivela vincente e le entrate della famiglia aumentano, ma Giulio a scuola non raggiunge più i risultati di un tempo. Il padre, non sapendo cosa stia succedendo, lo sgrida aspramente, ma una notte lo trova al lavoro e commuovendosi si scusa con lui.
- Gennaio, Il tamburino sardo: Durante la Prima guerra di indipendenza (1848-1849) un drappello di soldati piemontesi è accerchiato in un casolare dagli austriaci. Il comandante riesce a far calare da una finestra sul retro un piccolo tamburino a cui viene comandato di raggiungere un deposito, dove si trova un battaglione di carabinieri italiani, per dare l’allarme. Gli austriaci però scorgono il tamburino e cominciano a sparare, ma il ragazzo, nonostante venga colpito più volte, continua a correre e infine ad allertare i rinforzi. Il capitano più tardi trova in ospedale il tamburino, a cui, in seguito alle ferite stoicamente sopportate, è stata amputata la gamba.
- Febbraio, L’infermiere di Tata: Il piccolo Ciccillo viene mandato dalla madre ad assistere il padre ricoverato in ospedale a Napoli. Una volta arrivato Ciccillo chiede informazioni sul padre, che chiama “Tata”, e viene erroneamente condotto nella stanza di un moribondo. Qui il bambino assiste il malato e piange di fronte alle sue condizioni di salute, che peggiorano visibilmente. Quando sente la voce di un uomo che sta lasciando l’ospedale, cospre che suo padre è nuovamente in salute ed è pronto a tornare a casa. Ciccillo, pur contento, decide di restare una notte in più, per assistere fino alla fine il “Tata” morente.
- Marzo, Sangue romagnolo: Ferruccio una sera torna a casa dopo aver passato la giornata con una compagnia che non piace per niente a sua nonna, che lo rimprovera duramente mettendo perfino in dubbio il suo affetto per lei. Il resto della famiglia è via fino al giorno dopo e Ferruccio deve passare la serata con la nonna. A un certo punto irrompono in casa due ladri, che minacciano la nonna e chiedono dove si trovino i soldi. Ferruccio glieli indica e i due li lasciano andare e si preoccupano del bottino. Al momento della fuga, però, a uno dei due ladri perde la maschera che gli copriva il volto e viene così riconosciuto dall’anziana donna: è un delinquente del posto. Il ladro fa per pugnalarla, ma Ferruccio si mette davandi alla nonna e sacrifica così la vita per lei.
- Aprile, Valore civile: Un ragazzino rischia la sua vita per salvare quella di un coetaneo che sta annegando nel Po. Venuto a conoscenza del gesto il Sindaco del paese decide di premiarlo con una medaglia. La cerimonia viene descritta con dovizia di particolari: al centro c’è il ragazzino, figlio di un muratore timido e dimesso. Dopo il discorso, il Sindaco appunta la medaglia al petto del protagonista. In quel momento dal pubblico si fa largo il coetano che è stato salvato, che corre grato fra le braccia del ragazzo. La folla festante non cessa di acclamare il ragazzino.
- Maggio, Dagli Appennini alle Ande: Marco decide di partire da Genova e andare a cercare la madre, che è emigrata in Argentina a lavorare a servizio da una famiglia. La madre però è molto malata e sembra senza speranza perché rifiuta di farsi operare. Il viaggio di Marco è lungo e pieno di peripezie; Marco deve attraversare l’Argentina su mezzi di fortuna, seguendo gli ipotetici spostamenti della famiglia con cui si trova sua madre e raccogliendo informazioni lungo il cammino. Senza soldi, il ragazzo non desiste, proseguendo il proripio viaggio a piedi. Quando, ai piedi delle Ande, trova la madre, la donna che alla vista del figlio decide di farsi operare e sopravvive.
- Giugno, Naufragio: Il piccolo Mario sta viaggiando su un bastimento che deve percorrere il tragitto da Liverpool a Malta, qui incontra una ragazzina, diretta anch’essa in Italia, Giuditta. I due stringono amicizia e si raccontano le reciproche vicende. Durante la notte però si scatena una tempesta e il bastimento naufraga disastrosamente. Mario e Giuditta sono aggrappati a uno degli alberi, certi di morire. Una scialuppa viene gettata in mare e viene offerto l’ultimo posto a Mario. Ma il ragazzino, sapendo che Giuditta ha i suoi genitori che la aspettano, mentre lui è orfano, le offre il suo posto. Appena la scialuppa prende il largo, il mare in un risucchio ricopre la nave, trascinando Mario con sé.
Cuore e il sentimento nazionale
Il romanzo di De Amicis sembra voler rispondere alla celebre frase di Massimo D’Azeglio (1798-1866) che recita “Abbiamo fatto l’Italia, si tratta adesso di fare gli italiani”. La scuola infatti sembra il luogo ideale - insieme con l’esercito - per la creazione di un’identità nazionale, dove i ragazzi convinvono tra loro provenendo dalle situazioni socio-economiche più differenti e disparate. Importante a questo proposito è però sottolineare che il protagonista Enrico, sebbene promulghi gli ideali della solidarietà e dell’amicizia, lo faccia in realtà da una prospettiva specificatamente borghese, antitetica a qualsivoglia rivalsa sociale: l’idea di fondo di De Amicis è insomma quella di cooptare anche le masse popolari nel disegno di unità nazionale, senza però sovvertire o capovolgere le strutture della società. In questo senso, opposto al pacato atteggiamneto di cui si fa portavoce Enrico è il riso sprezzante di Franti, che irride i momenti di commozione retorica e la morale dei buoni senitmenti che pervade tutto Cuore. Non a caso - come forma di punizione della sua irriverenza - Franti verrà espulso da scuola per un crimine mai specificato, scomparendo del tutto dalla narrazione.
Il fine pedagogico e moralistico dell’opera è infatti riscontrabile anche nella costruzione dei personaggi, che non vengono dotati di caratteri personali e individualizzanti, ma fungono da exemplum per diverse categorie morali e sociali al tempo stesso. Garrone è membro buono e semplice della classe operaia, archetipo di una bontà franca e onesta; Derossi è l’esponente illuminato e dotato di tutte le qualità positive (intelligenza, bellezza, educazione) della classe agiata. Anche i maestri rientrano in questa chiave di lettura: essi sono per De Amicis un modello di integrità morale, dedizione alla causa e sacrificio personale, al punto da anteporre i valori dell’insegnamento e della formazione e la’more per i loro alunni al proprio benessere personale. Il romanzo è così intriso di valori risorgimentali: fondamentali da questo punto di vista i racconti mensili, che esaltano l’abnegazione e il sacrificio volontario per la patria, nonché le giornate dedicate a feste e celebrazioni extrascolastiche, a cui i ragazzi accorrono con orgoglio e gioia.
Il patetismo che traspare in molte vicende segue il procedimento narrativo dei romanzi di appendice, che si servono di dialoghi appassionati e vicende altamente drammatiche per suscitare la commozione nel lettore e veicolare efficacemente il messaggio dell’autore. Anche lo stile risponde alle medesime esigenze: lessico e sintassi sono prevalentemente semplici e lineari, senza lirismi e ridondanze letterarie, adattandosi alle competenze del pubblico di riferimento.
1 Il Partito Socialista Italiano nasce ufficialmente a Genova nell’agosto del 1892; l’anno precedente era stata fondata la rivista «Critica Sociale».
2 Nella Prefazione di Cuore, De Amicis illustra così le caratteristiche del suo romanzo: “Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i 9 e i 13 anni, e si potrebbe intitolare: Storia d'un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d'una scuola municipale d'Italia. - Dicendo scritta da un alunno di terza, non voglio dire che l'abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori; e suo padre, in fin d'anno, scrisse queste pagine su quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero, e di conservare, quanto fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, 4 anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il manoscritto e v'aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose. Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene”.
3 È noto che lo scrittore e filosofo Umberto Eco, rileggendo Cuore, tesserà un Elogio di Franti nel suo Diario minimo (1961), interpretando la sua figura come quella del ribelle anticonvenzionale rispetto alla classe media priva di stimoli e reazioni incarnata dal protagonista Enrico Bottini.