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Umberto Eco: biografia e opere

Umberto Eco nasce ad Alessandria nel 1932. Dopo la maturità classica nel paese natale, nel 1954 si laurea in filosofia con una tesi su San Tommaso d’Aquino, dal titolo Il problema estetico di San Tommaso, ed inizia a occuparsi di filosofia e cultura medievale. Entra in RAI attraverso un concorso nel 1954, venendo assunto insieme ad altri giovani intellettuali per trovare nuove idee per programmi televisivi, e  lascerà poi l’impiego (fondamentale per osservare da vicino alcuni meccanismi della nascente comunicazione di massa) alla fine degli anni ‘50. Nel stesso periodo, collabora con diverse riviste letterarie, tra cui “Il Verri”, attorno alla quale si raduna il nucleo originario del "Gruppo 63", cui poi Eco parteciperà attivamente. Nel 1959 Eco diventa condirettore editoriale dI Bompiani, casa editrice milanese, fondata alla fine degli anni ‘20 e con cui Eco inaugura un lungo sodalizio culturale ed intellettuale.

Nel 1962 pubblica il saggio Opera aperta, in cui riflette sulla natura delle opere d’arte contemporanee (sintomaticamente "aperte" e non concluse) e sui criteri della loro interpretazione e fruizione. Questo saggio ha notevole successo sia in Italia, sia all’estero e pone le basi alla formazione del "Gruppo 63", movimento teorico e letterario d'avanguardia, che si richiama a idee del marxismo e dello strutturalismo francese. Mentre prende avvio la carriera universitaria (tra Italia, Francia e Stati Uniti), proseguono gli studi di cultura medievale, a cui si aggiungono però nuovi interessi, tra cui la semiotica e la sociologia, due discipline centrali a cavallo tra anni Sessanta e Settanta. Presenta le sue ricerche in due importanti saggi: il Diario minimo (1963), una raccolta di saggi brevi e dall'accento ironico sulla cultura di massa e, nel 1964, Apocalittici e integrati, in cui Eco entra nel dibattito sulla cultura di massa tra coloro che accolgono acriticamente la nuova cultura dei grandi media e quegli intellettuali che invece se ne distaccano sdegnati, percependola come una minaccia ai valori veri ed "alta" della loro formazione. L'attenzione per i meccanismi di costruzione dei significati, tra letteratura e mondo, è del resto costante: professore di Semiotica presso l'Università di Bologna dal 1971, nel 1968 Eco pubblica  La struttura assente, mentre nel 1975 è la volta del Trattato di semiotica generale, e nel 1990 de I limiti dell'interpretazione. L'orizzonte di riflessione interseca sempre aspetto teorico e analisi concrete: dallo studio dei "miti" della modernità televisiva (siano questi Mike Bongiorno o James Bond) Eco passa allo studio della funzione del lettore nei testi d'invenzione (il saggio Lector in fabula è del 1979) o dei fondamenti della narratività e della traducibilità dei testi (Sei passeggiate nei boschi narrativi, 1994; Dire quasi la stessa cosa, 2003), senza dimenticare l'attenzione per forme d'arte quali il cinema o il fumetto. Si occupa anche di attualità scrivendo su diversi quotidiani e periodici, tra cui “la Repubblica” e “L’Espresso”, e, nel corso degli anni, ha tradotto testi teorici e narrativi (tra cui, nel 1983, gli Esercizi di stile di Raymond Queneau).

La carriera di narratore - che ha assicurato ad Eco la fama presso il pubblico più largo - inizia nel 1980, quando esordisce con Il nome della rosa; nel 1988 pubblica il suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault, mentre successivi sono L’isola del giorno prima (1994), Baudolino pubblicato nel 2000, La misteriosa fiamma della regina Loana del 2004 e Il cimitero di Praga del 2010. Il nome della rosa è considerato il suo best-seller e il suo libro più importante: Eco coniuga infatti lo sviluppo della trama "gialla" coni i suoi interessi di medievalista e semiologo, così che l'opera ("aperta", come da egli stesso teorizzato) possa essere letta a più livelli e secondo intenzioni distinte. Il romanzo ha grande successo: viene tradotto in quarantasette lingue e nel 1986 ne viene tratto un film con Sean Connery nei panni del protagonista.