Introduzione
Ernest Hemingway (1899-1961) scrive Il vecchio e il mare (The old man and the sea) nel 1951, anche se l’abbozzo di questo breve romanzo risale al 1936. Mentre lavora al romanzo Hemingway si trova a Cuba, dove risiede dal 1939; non è quindi un caso che le atmosfere del libro risentano sia della cultura cubana che delle fascinazioni per la dura vita dei pescatori. Tuttavia Hemingway sceglie di lasciare fuori dal romanzo l’attualità di quei primi anni Cinquanta, le tensioni della Guerra Fredda tra USA e URSS e le lotte politiche interne alla società cubana che avrebbero portato nel 1952 alla presa di potere da parte del dittatore Fulgencio Batista (1901-1973).
Il vecchio e il mare ha immediatamente un enorme successo di pubblico che, nel 1953, vale a Hemingway il premio Pulitzer, uno dei massimi riconoscimenti letterari americani. Solo un anno dopo Hemingway vincerà anche il premio Nobel per la Letteratura.
Trama
Santiago, un vecchio pescatore cubano, da due mesi e mezzo esce per mare e torna a mani vuote e la sua reputazione è così compromessa che perfino i genitori del suo apprendista, il giovane Manolin, vogliono che il figlio presti servizio presso pescatori più abili e fortunati. Ma il ragazzo è molto affezionato a Santiago e continua a frequentarlo, aiutandolo con le reti e le provviste e conversando con lui di vari argomenti. Un giorno Santiago decide di mettere fine agli esiti negativi delle sue battute di pesca e si risolve ad avventurarsi da solo più lontano del solito, in mare aperto: i suoi sforzi vengono ricompensati, infatti abbocca all’amo un gigantesco marlin 1. Tra il vecchio pescatore e la sua preda inizia una lunga battaglia che andrà avanti per quasi tre giorni: il marlin per liberarsi tira la barca verso di sé e Santiago, negli sforzi per trattenerlo, si ferisce più volte finché, allo stremo delle forze, riesce ad attirare il pesce verso lo scafo e lo finisce con un arpione. Ma sulla via del ritorno il pesce lascia dietro di sé un’abbondante scia di sangue che attira gli squali: Santiago ne uccide molti ma, quando la barca giunge finalmente in porto, del marlin non restano che pochi brandelli. Stremato e arrabbiato con se stesso essersi spinto troppo lontano e aver sacrificato un “avversario” così formidabile come il marlin, Santiago torna alla sua capanna e si addormenta. Il giorno dopo una folla di pescatori si riunisce esterrefatta intorno alla sua barca, ammirando la grande carcassa del pesce ancora attaccata allo scafo. Manolin, preoccupato per la sorte del suo vecchio amico, tira un sospiro di sollievo quando lo trova in casa che dorme. Il giovane porta a Santiago il caffè e i giornali e i due decidono di tornare ad essere compagni di pesca.
Un romanzo sulla dignità
Il rapporto dell’uomo con la Natura è una tematica che, in letteratura, ha sempre suscitato grande interesse. Nel caso della letteratura americana, questo rapporto tradizionalmente si sviluppa nei termini di uno scontro tra un essere finito e debole, l’uomo, e una forza smisurata, la Natura. Nei romanzi di Jack London (1876-1916), ad esempio, il problema centrale è quello prettamente darwiniano dell’adattamento dell’uomo alla natura e della lotta per la sopravvivenza. Ne Il vecchio e il mare, invece, ciò su cui si concentra Hemingway è la modalità con cui avvengono quell’adattamento e quella sopravvivenza. Ciò che l’autore celebra, quindi, sono valori come la dignità e il coraggio di chi lotta e di chi sopravvive, anche nel mondo animale. In questa direzione allora si può leggere una riflessione di Santiago che occorre verso la metà del romanzo:
Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità 2.
Oppure più avanti:
Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e per venderlo come cibo, pensò. L'hai ucciso per orgoglio e perché sei un pescatore. Gli volevi bene quand'era vivo e gli hai voluto bene dopo. Se gli si vuol bene non è un peccato ucciderlo 3.
La dimensione utilitaristica della pesca (quella che ad esempio fa propendere i genitori di Manolin a consigliare al figlio di trovarsi un altro maestro, poiché Santiago sembra colpito dal malocchio) si sposta così in secondo piano. Emerge piuttosto l’importanza del rapporto (e del confronto agonistico sincero e leale) con l’Altro, un altro che si rivela essere un pari e di cui, per questo motivo, bisogna avere rispetto. Ma questa impostazione ideologica, nel testo di Hemingway, ha un effetto ulteriore: la grandezza del nemico vinto si riflette sull’eroismo del vincitore, conferma il suo valore e lo aumenta. Certo alla fine, ancora una volta, la Natura cerca di imporsi: l’attacco in massa degli squali e lo smembramento del marlin vanificano in termini materiali l’impresa di Santiago, che tornerà a casa a mani vuote per l’ennesima volta, ma non possono portargli via la consapevolezza profonda della vittoria.
Bibliografia:
Oltre ai lavori citati in nota, si veda:
G. Cecchin, Invito alla lettura di Hemingway, Milano, Mursia, 1991.
Album Hemingway, a cura di M. D ’Amico, Milano, Mondadori, 2007.
Conoscere i romanzi di Hemingway, a cura di N. Menniti Ippolito, Milano, Rusconi, 1997.
F. Pivano, Hemingway, Milano, Rusconi, 1989.
1 Il marlin è un pesce della famiglia delle Istiophoridae simile al pesce spada ma dotato di un’ampia pinna dorsale. Solitamente, un esemplare di marlin può misurare dai due ai cinque metri.
2 E. Hemingway, Il vecchio e il mare, in Tutti i romanzi, 2 voll., Milano, Mondadori, 1993, II, p. 813.
3 Ivi, p. 832.