Aristotele (Stagira, 384 a.C./383 a.C. – Calcide, 322 a.C.) è considerato, assieme a Platone, il filosofo più importante per l’evoluzione del pensiero occidentale. Figlio di un importante medico, nel 367 circa si reca ad Atene per frequentare l’Accademia di Platone (dove resterà fino alla morte del maestro), poi è ad Atarneo, in Asia Minore, e poi a Mitilene, sull’isola di Lesbo. In questo periodo si dedica alle ricerche in campo biologico.
Nel 342 è chiamato in Macedonia da Filippo II, perchè faccia da precettore al figlio Alessandro, colui che diventerà Alessandro Magno. Nel 335, Aristotele torna ad Atene, dove fonda la sua scuola, che viene detta Liceo, perchè situata in un edificio adiacente a un tempietto sacro ad Apollo Licio. Alla morte di Alessandro Magno, nel 323, ad Atene c’è un forte sentimento antimacedone: Aristotele si trasferisce a Calcide, dove muore l’anno dopo, nel 322.
Le opere di Aristotele che conosciamo sono, con ogni probabilità, quelle destinate alle lezioni all’interno della sua scuola, non quelle destinate alla pubblicazione, e furono riordinate da Andronico di Rodi. Si possono dividere in quattro gruppi: l’Organon, che è il gruppo di scritti sulla logica (Organon significa "strumento"); un gruppo di opere di fisica e filosofia della natura; i quattordici libri della Metafisica, che contiene anche la prima vera e propria storia della filosofia, ed è intitolata così (meta-fisica) perchè nell’ordine dato da Andronico veniva dopo la fisica; un quarto gruppo, quello delle opere di filosofia morale, politica, retorica.
Se Platone era per molti versi revisionista, Aristotele è un descrittivista, che evolve dalla filosofia platonica in direzione dell’empirismo: interessato alla fisica, alla botanica e alla zoologia, egli apprezza le abilità retoriche e poetiche e l’azione al punto di criticare il cognitivismo socratico. La sua più importante presa di posizione rispetto a Platone, in ambito metafisico, sarà negare la separazione delle idee dalle cose, e da qui muovere verso una sua metafisica, alternativa e antagonista a quella platonica.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo "Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica"; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: "Tutti carini" (Donzelli) e "Dreadlock" (Zona). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.
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Aristotele: vita, opere e pensiero filosofico
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