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“Il giardino segreto” di Frances H. Burnett: riassunto e commento

Frances Hodgson Burnett pubblica Il giardino segreto (in lingua originale The Secret Garden) a puntate sull’American Magazine nel 1910, per poi darlo alle stampe come testo autonomo nel 1911. Il romanzo è un classico della letteratura per l’infanzia e segue le avventure di due bambini, l’orfana Mary e suo cugino Colin, che si adoperano per far rifiorire un giardino nascosto da un alto muro nella tenuta del padre di Colin e da lui dimenticato dopo la morte della moglie, avvenuta proprio in quel luogo.
Il giardino segreto presenta numerosi spunti pedagogici molto moderni rispetto all’educazione che veniva impartita negli anni in cui è stato concepito. Il testo, infatti, rivendica un’inedita capacità dei bambini di operare in modo assennato e aiutarsi vicendevolmente per uscire da un momento di crisi. I personaggi del romanzo, dunque, mostrano di poter gestire autonomamente il proprio tempo senza aver necessariamente bisogno della severa supervisione di un adulto. L’educazione promossa da Burnett, dunque, non è quella impartita in buie aule scolastiche, ma quella garantita dalla vita all’aria aperta e dalla cooperazione. Inoltre i due ragazzini sono un maschio e una femmina e anche in questo caso Burnett si muove in controtendenza rispetto ai dettami dell’epoca: l’eccessiva vicinanza emotiva di due ragazzini di sesso opposto veniva infatti giudicata disdicevole, mentre Burnett mostra attraverso l’evoluzione dei suoi personaggi come possa rivelarsi altresì feconda di stimoli.
In questo contesto si inserisce la metafora portante di tutto il testo: quella del giardino, che non va inteso solamente come un luogo fisico ma anche come luogo dell’anima, da coltivare e far rifiorire in seguito a una situazione problematica.


Riassunto

Mary Lennox ha origini inglesi, ma a causa del lavoro del padre, capitano nell’esercito, è sempre vissuta in una terra lontana ed esotica, l’India, con dei genitori tanto ricchi quanto egoisti e anaffettivi. A dieci anni subisce un esperienza traumatica: i suoi genitori e tutti i loro servitori sono colti da un’epidemia di colera, solo Mary sopravvive e rimasta ormai completamente sola viene trovata da un gruppo di soldati e affidata al parente più prossimo, uno zio rimasto vedovo, Lord Archibald Craven.
Mary, che è una ragazzina scontrosa e solitaria anche a causa dell’educazione ricevuta, arriva dunque a Londra e da qui condotta alla sua nuova residenza nello Yorkshire, Misselthwaite Manor, una maestosa dimora isolata nella brughiera. Qui lavorano la governante, la signora Medlock, una donna severa e arcigna che detta le regole di casa (restare nelle stanze che le vengono assegnate e non disturbare nessuno, in particolar modo nei lunghi periodi di assenza dello zio) e Martha, una giovane cameriera che contribuisce con la sua allegria a rendere l’arrivo di Mary a Misselthwaite Manor meno traumatico.
Mary è molto colpita dalla freddezza dello zio e dall’austerità del luogo dove dovrà restare a vivere e scopre da Martha che la strana atmosfera è determinata da una sventura che ha colpito lo zio tempo prima. La giovane moglie di lord Craven, Lilias, infatti è morta a seguito di una caduta dall’altalena nel suo giardino privato, in cui era solita passare molte gradevoli ore. Il giardino, quasi fosse lui stesso colpevole della morte della donna, è stato dimenticato e il suo unico accesso è chiuso da allora. Mary è molto curiosa e fa di tutto per trovare la porta nascosta del giardino e la chiave che può permetterle di accedere a un luogo così carico di mistero, ma non riesce a soddisfare il suo interesse.
Nonostante la spiegazione di Martha, Mary capisce che la magione nasconde un altro segreto: spesso, infatti, ode il rumore di pianti lontani: prova ad informarsi presso la servitù ma tutti negano che si senta alcunché.
Con il tempo, però, la vita di Mary a Misselthwaite Manor migliora: la ragazzina si abitua agli abitanti della casa, a cui si aggiungono il vecchio giardiniere Ben e il fratello di Martha, Dickon, e scopre le bellezze della brughiera, in cui è libera di correre e passare le sue giornate.
Mary, in ogni caso, non ha abbandonato la ricerca della chiave del giardino segreto e con perseveranza riesce a trovare sia l’accesso, nascosto da un folta parete d’edera, sia la chiave, nascosta sotto un masso.
Il giardino, senza cure da anni, è ormai morto, seppellito sotto montagne di foglie secche ed erbacce e Mary appena lo vede capisce di volerlo curare. Grazie a Dickon, che mantiene il segreto e le spiega i segreti della botanica, comincia a passare la maggior parte del suo tempo libero a lavorare al giardino.
Nello stesso periodo Mary risolve anche il secondo mistero che avvolgeva Misselthwaite Manor: l’inspiegabile pianto. In una delle sue esplorazioni della casa, partita proprio per cercare di localizzare la provenienza dei lamenti, Mary trova una stanza abitata da un ragazzino della sua stessa età che si trova a letto malato. Si tratta di Colin, il cugino che non sapeva di avere, tenuto costantemente a letto perché sofferente di una malattia della schiena (lord Craven è gobbo e il figlio è sicuro che gli tocchi la stessa sorte) e di altri problemi fisici. Colin passa la sua vita sdraiato e questa esistenza di reclusione l’ha reso un bambino antipatico, viziato e convinto di avere una serie di mali potenzialmente mortali. Inoltre Colin ha molto spesso dei violenti attacchi isterici durante i quali urla e piange senza riuscire a fermarsi. Mary capisce di avere un ascendente su di lui e di riuscire a calmarlo: si reca dunque a trovarlo più volte e lo distrae parlandogli delle bellezze della brughiera e raccontandogli dell’esistenza del giardino segreto.
Lord Craven, come molto spesso accade, è in viaggio, e Colin, stimolato dai racconti della cugina, riesce ad avere il permesso della governante a uscire all’aperto. Viene così condotto fuori su una sedia a rotelle, poiché non cammina da lungo tempo e tutti pensano sia impossibilitato a farlo. Mary, con la complicità di Dickon, riesce a portare Colin a vedere il giardino, ma vengono colti in fanno da Ben. Il giardiniere, rimasto fedele nel ricordo alla vecchia padrona, va su tutte le furie e poi, avendo visto Colin per la prima volta, gli chiede se davvero è “storpio” e ha gambe e schiena storte. Il ragazzino, colto da un moto di orgoglio, si alza in piedi e poco a poco riesce a camminare. Mary ha così la certezza che Colin non sia realmente malato, ma che la sua patologia fosse psicosomatica e determinata solo dalla forzata clausura, durata probabilmente anni. Colin comincia dunque ad uscire sempre più spesso, recuperando le forze perdute e contribuendo alla cura del giardino segreto con Mary, Dickon e il vecchio Ben, che ha deciso di aiutarli. Viene messa a parte del segreto anche la madre di Dickon e Martha, la signora Sowerby, grazie al cui intervento la vicenda giunge a conclusione. La donna, infatti, decide di scrivere una lettera a Lord Craven in cui lo invita caldamente a tornare per il bene del figlio, ma restando tuttavia molto vaga sulle reali motivazioni. Lord Craven, dunque, dopo aver ricevuto la lettera e aver sognato la moglie nel giardino segreto, decide di tornare.
Una volta a Misselthwaite Manor Lord Craven, memore del sogno, si dirige al giardino segreto, dove trova Mary e Colin. Commosso nel vedere il giardino tanto amato dalla moglie tornato all’antico splendore e il figlio miracolosamente sano, capisce che è il momento di dimenticare le sofferenze del passato e cominciare una nuova, allegra, vita con Mary e Colin.


Commento

Il giardino segreto presenta alcune tematiche molto peculiari per il periodo in cui è stato scritto, sia per quanto riguarda le teorie pedagogiche che per quanto riguarda quelle circa il potere rigenerativo della natura e la forza curativa del “pensiero positivo”.
Le idee di Burnett sono in gran parte influenzate da un movimento religioso  chiamato Cristianesimo scientista (Christian Science in inglese) e da un insieme di dottrine teosofiche, il cosiddetto New Thought, che hanno grande fortuna in America a cavallo tra ‘800 e ‘900 e che sono fondate principalmente sulla credenza che tutto ciò che proviene da Dio sia buono per natura e che lo spirito divino pervada il tutto: vivere in conformità con le cose di Dio, dunque, porta alla guarigione e al benessere. 
Nonostante il romanzo abbia quindi un chiaro messaggio ideologico, Burnett non è mai pedante nell’avvalorare il proprio pensiero, ma lascia che sia la narrazione a veicolarlo, in modo per nulla invasivo, attraverso il mero svolgimento della trama.
All’inizio della narrazione, dunque, i personaggi principali (con l’eccezione della coppia di fratelli Martha-Dickon) sono chiusi in una dimensione anaffettiva e malsana: Mary, vittima dell’egoismo dei suoi genitori e della loro prematura morte, arriva a Misselthwaite Manor con un’indole solitaria e poco aperta verso il prossimo. Saranno il contatto con la natura, prima quella della brughiera e poi quella del giardino segreto, e con gli altri, quindi il giardiniere Ben e Dickon (il giovane ha un’abilità innata a comunicare con gli animali), a favorire l’adesione di Mary alla realtà esterna e a modellare il suo carattere positivamente. Nel corso del romanzo, dunque, Mary cambia, diventando una ragazzina attenta, dedita a far crescere nuove piante e ad aiutare il cugino ad uscire dallo stato di malattia psicosomatica in cui si trova.
Allo stesso modo anche Colin rinvigorisce e torna a nuova vita grazie all’attività all’aperto e suo padre, Lord Craven, guarisce dall’addolorata introspezione in cui è sprofondato dopo la morte della moglie grazie alla vista del giardino nuovamente in fiore e del figlio ormai sano.
Da notare, anche, che sia Mary che Colin provengono da una famiglia estremamente ricca la cui opulenza, lungi dall’essere un mezzo per la conquista della felicità ha invece costituito una prigione. I genitori di Mary hanno insegnato alla bambina a preferire le cose esteriori, come le feste e i gioielli, ai rapporti affettivi tra le persone, e Colin è cresciuto nella convinzione che l’esterno sia fonte di pericolo e che l’unica protezione sia costituita dalle solide mura di casa, entro le quali ha una serie di agi che però, invece di favorirne la guarigione, finiscono per soffocarlo.
A loro si contrappongono Martha e Dickon, che sono cresciuti in campagna in una famiglia povera, trovandosi a contatto quotidiano con la fauna e la flora della brughiera. Martha e Dickon hanno tratto beneficio dalla vita della natura: i due sono sani e solari e perfettamente a loro agio con il mondo.
Come abbiamo accennato ha anche notevole importanza nell’economia del romanzo la teoria del “pensiero positivo”. Le vite dei personaggi, infatti, sono infelici fintanto che indulgono in pensieri funesti: Mary chiudendosi in sé stessa, Colin autoconvincendosi della propria malattia e Lord Craven ricordando ossessivamente la felicità di una vita matrimoniale perduta per sempre. I tre personaggi, dunque, acquistano forza sia spirituale che fisica dal “pensiero positivo”: Mary decide di far rinascere un giardino ormai morto, Colin decide di mostrare al mondo che non è “uno storpio” ma un ragazzino normale, e Lord Craven, ammirando la prosperità del giardino e la rinnovata energia del figlio riesce a dimenticare il passato.
Nel Giardino segreto Burnett, inoltre, traspone anche la propria esperienza personale: anche lei infatti, come Mary, ha perso i genitori in giovane età e anche lei ha sofferto un trasferimento intercontinentale (nel suo caso da Manchester, in Inghilterra, al Tennessee) e il conseguente trauma di doversi adattare alla vita in un nuovo paese.