Nella precedente videolezione, partendo dalle tesi di Giordano Bruno, abbiamo definito l'importanza della mano per l'uomo e, infine, differenziato quest'ultimo, da animali come lo scimpanzè, nell'uso del bastone e della pietra.
La tipica domanda antropologico-filosofica da porsi, a questo punto, è come egli riesca a realizzare questo salto. La risposta è ancora una volta la mano, definita da Aristotele "l'organo degli organi", che può innalzarlo sopra agli altri animali. Bruno sovverte quindi l'ordine di pensiero aristotelico, facendo della premessa il risultato: l'essere umano non possiede già l'intelletto attivo, ma arriva ad ottenerlo proprio attraverso l'uso strumentale delle mani. Esse rappresenterebbero, perciò, il punto di partenza per la creazione dello spirito, del lavoro, della società, della cultura, del linguaggio
Dal punto di vista antropologico, però, la questione vera ruota intorno a ciò che consente la costituzione biologica della mano, cioè la posizione eretta.
La scoperta delle mani libera la bocca: il grugno, prima usato per portare gli oggetti, per aggredire o per difendersi, rientra sul volto dal momento che le mani possono assolvere a quelle stesse funzioni naturali, con una creatività inaudita. Per la prima volta, le mani prefigurano dentro di sè l'oggetto esosomatico.
Carlo Sini (Bologna, 1933), filosofo e docente di Filosofia teoretica in diverse università italiane, è autore di numerose opere sui temi della fenomenologia, del pragmatismo e del rapporto tra semiotica e filosofia ermeneutica.
Ha tenuto e tiene tuttora corsi, seminari e conferenze sia in Italia, sia all'estero (Stati Uniti, Canada, Argentina, Spagna, Svizzera e altri paesi europei).
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