Introduzione
I viaggi di Gulliver (Gulliver’s Travels) è il capolavoro dello scrittore irlandese Jonathan Swift (1667-1745), uno dei massimi autori satirici in lingua inglese. Il libro, pubblicato inizialmente anonimo nel 1726 1, racconta le disavventure per mare di un medico di bordo, Lemuel Gulliver, che incontra esseri e popolazioni fantastiche su isole immaginarie.
Dietro a questa facciata fiabesca - che si ispira al filone della letteratura di viaggio e ad un’opera quale il Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe (1660-1731) - si cela il tono satirico e pessimistico dell’autore che, attraverso le avventure di Gulliver, mette in luce le miserie della natura umana, sfociando spesso in un vero e proprio humor nero e sarcastico. Oggi il romanzo è prevalentemente letto - storpiandone in gran parte il messaggio originario - come un’opera per l’infanzia.
Riassunto
Il romanzo si compone di quattro parti, una per ciascun viaggio intrapreso dal protagonista, l’inglese Lemuel Gulliver, un medico che prende la via del mare quando la sua attività a terra fallisce. La storia si svolge tra il 1699 e il 1715, è narrata in prima persona, spesso imitando a fini ironici e sarcastici lo stile freddo e distaccato dei resoconti ufficiali di viaggio.
Il primo viaggio (che va da 1699 al 1702) è anche il più noto, e racconta di come Gulliver, salpato dalla città inglese di Bristol, si ritrovi, dopo un naufragio, sulla spiaggia della terra sconosciuta di Lilliput. Qui il protagonista è circondato da tanti minuscoli ometti (la cui statura s’aggira sui quindici centimetri) che l’hanno legato con mille reti, timorosi che con la sua mole possa devastare il loro territorio. In realtà i lillipuziani si rivelano un popolo molto ospitale: essi lo conducono in città, gli offrono ospitalità e lo sfamano. Gulliver ha anche un incontro molto cordiale con l’imperatore di Lilliput, che decide di usarlo come arma contro l’isola di Blefuscu, abitata dagli acerrimi nemici dei Lillipuziani. I due popoli sono divisi soprattutto da una controversia: da quale estremità spaccare esattamente un uovo. Gulliver all’inizio acconsente, ma a causa degli intrighi di corte fra i “tacchi alti” e i “tacchi bassi” - altro elemento di satira contro le futili divisioni dei lillipuziani e degli uomini veri - Gulliver perde il favore della corte, benché abbia salvato la città da un’incendio urinando sulle fiamme. Egli viene dichiarato traditore e condannato a morte,ma riesce a fuggire su una barca abbandonata e, nel tentativo di raggiungere la terra dei Blefuscu viene raccolto da una nave e riportato a casa 2.
Il secondo viaggio (1706-1710) risulta in qualche modo opposto e speculare al primo: Gulliver si imbarca nuovamente ma, dopo una tempesta, il protagonista è abbandonato su un’isola mentre i compagni cercano viveri e acqua. Qui Gulliver incontra dei giganti, i Brobdingnag. Qui un gigantesco contadino di quasi 22 metri lo raccoglie tra l’erba e lo tiene come un piccolo animale domestico; a volte, lo fa esibire per denaro. Un giorno lo cede alla regina che lo usa per fare divertire la corte e che per lui fa costruire una piccola casetta portatile. Pur avendo l’occasione di discutere con l’imperatore dei giganti delle condizioni in cui versa l’Europa, la permanenza tra i Brobdingnag è per Gulliver molto sgradevole, in particolare a causa della loro ripugnanza (ogni particolare ed odore fisico è infatti ingigantito) e dello stile di vita umiliante che è costretto a condurre 3. Gli animali, poi, sono un autentico pericolo per lui (ha un incontro quasi fatale con delle enormi vespe), ma sarà proprio un animale a salvarlo involontariamente. Infatti, durante una gita con la coppia reale, la gabbietta in cui è tenuto viene afferrata da un’aquila e poi fatta cadere in mare. Grazie a questa circostanza Gulliver riesce a mettersi in salvo e a tornare ancora una volta dalla moglie e dai figli.
Ma le avventure non sono ancora finite: infatti Gulliver decide di imbarcarsi ancora per quello che è il suo terzo viaggio (1706-1710). In viaggio verso le Indie Orientali e fortunosamente scampato ai pirati, Gulliver finisce nella terra fluttuante di Laputa, abitata da studiosi di musica e matematica del tutto inetti sul piano pratico. Gli scienziati di Laputa all’accademia di Lagado si dedicano infatti ad esperimenti assurdi e ricerche assai improbabili (come estrarre raggi di sole dalle zucche o costruire case partendo dal tetto), che dimostrano come il sapere teorico sia del tutto inutile se non ha effettive ricadute pratiche 4. Gli abitanti di Laputa opprimono dal cielo gli abitanti di un’altra terra Balnibarbi, dove Gulliver decide di recarsi. Da qui visita Glubbdubdrib, dove incontra alcuni personaggi storici - tra cui Giulio Cesare - che giudica decisamente più ordinari rispetto a come vengono descritti nei libri. Dopo una sosta tra i Luggnaggiani e gli Struldbrugs (esseri immortali che vivono la loro considerazione come una pena, dato che non è stata concessa loro l’eterna giovinezza e sono perciò vecchissimi) Gulliver torna ancora una volta in Inghilterra, passando prima per il Giappone.
Durante il quarto e ultimo viaggio (1710-1715) Gulliver si trova di nuovo alle prese con una disgrazia marittima: l’ammutinamento del suo equipaggio. Arriva così fortunosamente nella terra popolata dagli Houyhnhnms, cavalli dotati di raziocinio, e dai loro servitori, gli Yahoo, che sono esseri umani nell’aspetto ma abbruttiti nel corpo e nello spirito. Gulliver fa presto amicizia con i cortesi ed evolutissimi Houyhnhnms, impara la loro lingua e spiega loro la Costituzione inglese. La società degli Houyhnhnms si basa sui principi della più pura razionalità: essi non hanno religione e non conoscono dolore per la morte (anche quella dei loro cari), la loro struttura sociale è basata sulla famiglia con due figli di ambo i sessi e nella loro lingua non ci sono termini per definire i sentimenti, la falsità, l’ipocrisia. Il loro disprezzo per gli Yahoo si esplica nel fatto che, quando vogliono esprimere un concetto o un parere negativo, postpongono a ciò che dicono il termine “yahoo”.
Gulliver, disgustato dagli Yahoo così simili a lui, chiede di essere ammesso tra questi cavalli sapienti. Tuttavia gli Houyhnhnms, temendo che la natura malvagia di Gulliver possa prima o poi manifestarsi, lo bandiscono. Addolorato ma rassegnato, Gulliver si costruisce una canoa e, presa la via del mare, viene raccolto da una nave portoghese. Benché il capitano lo tratti assai bene, Gulliver considera ormai tutti gli esseri umani come dei disgustosi Yahoo. Tornato a casa, non sopporta più la presenza di moglie e figli, tanto ne è disgustato 5. Ormai pazzo, Gulliver troverà pace solo nella stalla, dove trascorrerà le proprie giornate parlando con i cavalli.
Gulliver e il pessimismo sociale di Swift
I viaggi di Gulliver è un romanzo organizzato secondo una struttura molto semplice, che si ripete analogamente per quattro volte, una per ogni viaggio. In ciascuna delle quattro parti assistiamo all’ingresso del protagonista in una società e un mondo fantastici e sconosciuti, a cui segue la descrizione dei tentativi (sempre comici e fallimentari) di adattamento al nuovo ambiente, dalla cui analisi far trasparire la critica salace alle istituzioni e ai costumi del mondo reale.
Swift sembra essere molto chiaro: in ogni caso il risultato si rivela essere fallimentare. A prima vista, ciò si spiega con la struttura stessa di queste società: i Lillipuziani, per quanto generosi, hanno un’indole da guerrafondai e sono profondamente divisi al loro interno da odi e meschinità, che si manifestano in particolar modo nell’ambiente di corte. Né le cose vanno meglio con i giganti Brobdingnag: la vita presso di loro è evidentemente impossibile per Gulliver, poiché elevano al cubo tutti i difetti umani (anche quelli di natura fisica), trattando perg giunta il protagonista come un oggetto di divertimento. Anche le risorse dell’intelletto sono messe in ridicolo attraverso la rappresentazione della citta di Laputa: non solo gli studi qui condotti sono del tutto insensati, ma gli scienziati che qui vivono opprimono pure altre popolazioni che vivono sulla terraferma. Ma è l’episodio degli Houyhnhnms il più interessante da questo punto di vista, perché la loro comunità è certamente quella in cui Gulliver si inserisce meglio ed è l’unica in cui egli vorrebbe rimanere. Tuttavia, questi cavalli non hanno una precisa identità individuale, ma tendono ad identificarsi nel gruppo, ed escludono Gulliver proprio perché “diverso” e “altro” rispetto a loro, esattamente come fanno con gli Yahoo.
La ricerca di un mondo utopico da contrapporre ai vizi e ai difetti dell’Europa si rivela quindi un insuccesso su tutta la linea, poiché la satira corrosiva dell’autore non risparmia niente e nessuno: tanto più emergono i difetti e le ipocrisie degli uomini a confronto con, quanto più si capisce che anche i regni fantastici visitati da Gulliver non sono affatto dei paradisi in Terra.
Bibliografia:
R. Capoferro, Leggere Swift, Roma, Carocci, 2013.
M. Praz, Storia della letteratura inglese, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 310-317.
M. Trulli, Mondi nuovi e mondi alla rovescia: Una lettura dei “Gulliver’s Travels”, Bari, Adriatica, 1990.
J. Swift, I viaggi di Gulliver, traduzione di G. Celati, Milano, SE, 2012.
1 Una seconda edizione, più fedele alle intenzioni originali dell’autore, viene poi pubblicata nel 1735.
2 La satira del primo viaggio colpisce soprattutto gli ambienti di corte europei: nella disputa tra Lilliput e Blefuscu è stata riconosciuta la contesa del tempo tra Inghilterra e Francia, mentre i “tacchi alti” e i “tacchi bassi” ricordano le aspre contrapposizioni tra i Whig e i Tories nel Parlamento inglese (come la disputa sulle uova rimanda alla guerra di religione tra Cattolici e Anglicani). L’ipocrita corte dei lillipuziani è invece ispirata a quella di Giorgio I (1660-1727).
3 Ad un certo punto, Gulliver divento il bambolotto con cui si diverte una bimba di nove anni, che lo fa vivere su una mensola per salvarlo dai topi.
4 Dietro a questa scelta narrativa, ci sarebbe un’allegoria sarcastica della Royal Society inglese.
5 Si tratta cioè di un duro attacco, fortemente intriso di pessimismo, all’istituzione della famiglia, proprio nel periodo storico di ascesa socio-economica della borghesia.