Con "700 giorni" Fossati è avviato sulla strada della piena maturità musicale. Ha messo a punto uno stile di canto basato sul ritardo, per enfatizzare e aumentare l'importanza della parola che deve seguire, catturando così l'attenzione e l'interesse dello spettatore.
Anche la musica si fa più asciutta, raggiungendo la rarefazione, come nel brano "La pianta del tè", incluso nell'album omonimo, da molti considerato la sua opera più riuscita, pubblicato nel 1988. L'opera ha un buon successo anche presso il pubblico grazie, soprattutto, al ritmo trascinante di "Questi posti davanti al mare", cantata a più voci da tre autentici mostri sacri della musica italiana: Ivano Fossati, appunto, Fabrizio de Andrè e Francesco De Gregori. Nell'album Fossati dimostra, forse per la prima volta, le sue grandi capacità di musicista e di arrangiatore: ne è un esempio il brano "Terra dove andare" dove orchestrerà un ritmo reggae facendo ricorso a un organetto e a una fisarmonica, strumenti quanto mai distanti dalle origini caraibiche del genere.
Nel 1990 esce "Discanto"; il brano più significativo è quello che dà il nome all'album. Qui Fossati, in modo assolutamente poetico, parlerà del male di vivere, che senz'altro gli appartiene, e del destino che attende tutti gli uomini che, a un certo punto della loro vita, sono portati via da qualcos'altro. In questa canzone il ritmo della musica e quello delle parole sono fusi mirabilmente tra loro.
Nel 1992 è la volta dell'album "Lindbergh", che comprende la canzone "Mio fratello che guardi il mondo", nella quale Fossati parla dei migranti. L'anno successivo tocca a due album dal vivo: "Buontempo" e "Carte da decifrare".
Luca Toccaceli (Milano, 1958). Laureato in filosofia, si occupa professionalmente di consulenza ed editoria musicale. Presso la Facoltà di sociologia di Milano Bicocca è tutor per il corso di Storia e organizzazione della musica e responsabile del Laboratorio di ideazione ed organizzazione di eventi musicali.
In collaborazione con Associazione Musica XXI
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