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Leibniz e la Teodicea: riassunto

Opera fondamentale della maturità di Leibniz (1646-1716) è la Teodicea, che nasce da delle conversazioni avute sia con Pierre Bayle che con la principessa Sophie Charlotte. "Teodicea" alla lettera significherebbe "giustizia divina", ma nell'accezione comune diventa la spiegazione di come sia possibile l'esistenza del male nel mondo a fronte di una divinità assolutamente buona. Secondo il sistema di Leibniz il male non è come, secondo Agostino, una privazione di essere, perché non possono esservi movimenti che deviano dalla volontà di Dio. Quindi anche il male fa necessariamente parte del disegno divino. Nella prefazione Leibniz pone i due "labirinti" su cui si concentrerà l'opera: la questione della libertà e la questione della necessità. Ad essi si aggiungono i problemi relativi a predestinazione, continuo ed infinito. Se prevale la necessità l'unica concezione del mondo può essere quella meccaniscista, mentre se prevale la libertà l'uomo può esercitare la propria volontà: senza libero arbitrio, infatti, non può esservi peccato ma neanche salvezza. Secondo Leibniz non può esservi discrepanza tra fede e ragione, in quanto due verità non si possono contraddire: in questo modo il filosofo inserisce la libertà nel disegno divino.

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