La Nencia da Barberino, opera giovanile di Lorenzo de’ Medici, ed è un idillio in ottave di endecasillabi sotto forma di canto popolare; il narratore è, infatti, un contadino del Mugello, Varella. Si tratta di un canto d’amore per Nencia, diminutivo di Lorenza o Vicenza. L’ambiente è quello bucolico della campagna del Mugello, dove la famiglia de’ Medici era solita andare in villeggiatura.
In questo poemetto, tuttavia, prevale sul genere pastorale-bucolico quello comico-realistico, tipico dell’epoca - si consideri, per esempio, Luigi Pulci, autore coevo e vicino alla corte medicea, che “risponderà” al Magnifico con la Beca da Dicomano. La novità rilevante del testo è l’interesse per la lingua popolare e dialettale. Con spiccato gusto realistico l’autore adatta il suo canto alla lingua del contadino, unendo interesse linguistico ed intento parodico. Questo aspetto rende i personaggi presentati nell’opera realistici e concreti, vicini, quindi, al mondo rustico ritratto. Ciò che emerge, dunque, è la forza espressiva della lingua popolare, che grazie ad opere come questa, assume dignità letteraria, diventando un genere specifico della letteratura dell’epoca. La struttura metrica e le fonti alla base del poema rimangono “alte” e colte, ma la lingua è quella tipica dei cantari popolari.
Il canto si apre con la descrizione della bellezza della donna e con un lungo elenco di città e paesi toscani, in cui non si trovano donne più belle di Nencia. La descrizione appare una goffa parodia delle liriche amorose dello stil novo e di Petrarca, che rende evidente la provenienza rustica e rozza del narratore. Ancora più comico appare l’elenco delle città, limitato a quelle toscane e nelle vicinanze del Mugello, che si conclude con l’affermazione che la Nencia è la donna più bella al mondo:
Ardo d'amore et conviemmi cantare
per una dama che mi strugge il core,
c'ogn'otta ch'i' la sento ricordare
el cor mi brilla et par che gli esca fore.
Ella non truova di bellezze pare,
cogli occhi gitta fiaccole d'amore;
io sono stato in ciptà et castella
et mai non vidi gnuna tanto bella.
Io sono stato a Empoli al mercato,
a Prato, a Monticelli, a San Casciano,
a Colle, a Poggibonzi, a San Donato,
et quindamonte insino a Decomano;
Feghine, Castelfranco ho ricercato,
San Piero, e 'l Borgo, Mangona et Gagliano:
più bel mercato che nel mondo sia
è Barberino, dov'è la Nencia mia.