Nella protasi della Gerusalemme Liberata la presentazione degli argomenti risuona dell'Eneide fin dal primo verso (“arma virumque cano..."), ma, mentre nel poema antico pius è il classico attributo di Enea, nella Liberata sono le armi ad assumere l'appellativo di “pietose”. Il capitano è Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, che espugnò Gerusalemme nel 1099. Nei vv. 5-7 della prima ottava è contenuto l'annuncio di quel "meraviglioso" cristiano che Tasso introduce come elemento di novità e che mette in luce quanto le questioni di natura letteraria siano rimodellate dalla sua necessità di ricondurre tutto ad un immaginario cristiano, l'unico che nella coscienza del pubblico abbia un carattere di verosimiglianza e sia perciò idoneo al poema eroico moderno.
Sotto questo aspetto anche la particolare invocazione alla Musa della seconda ottava (variamente identificata con Urania, la Vergine, la Sapienza), assume connotati inediti, dipingendo quest'ultima come una Musa cristiana, ispiratrice di una poesia non pagana (secondo la tradizione), ma sacra. Nella terza ottava il precetto oraziano del miscere utile dulci si traduce nel valore educativo dell'arte (3, vv. 1-4), che racchiude un carattere benefico e assolve il compito di una blanda medicina: l'aspro aroma del vero dev'essere addolcito dal diletto e dagli ornamenti della finzione poetica, perché diventa allettante soltanto per mezzo di immagini fantastiche e dilettevoli. Ciò è ribadito ai vv. 5-8 in una similitudine derivata da Lucrezio (De rerum natura, I, v. 936).
Nelle ultime due strofe del proemio, dedicate ad Alfonso II duca di Ferrara, compare il gusto, tipico del periodo della controriforma, di immaginare i dedicatari dei poemi come condottieri ed eroi, diversamente dall'uso del primo Rinascimento, quando i signori preferivano essere ritratti come amanti dell'arte. La dedica sfrutta il motivo dell'invocazione di una nuova crociata, questa volta contro il pericolo turco, (caratteristica che rimarrà nella letteratura italiana per tutto il '600), e si chiude con un complimento per Alfonso II, “emulo di Goffredo” (5, v. 7). In apertura di dedica, Tasso inserisce una nota biografica definendosi un “peregrino errante” (4, v. 3) che, sbattuto dai flutti, spera di trovare protezione nel duca di Ferrara, affinché lo salvi dal “furor di fortuna” (4, v. 2).
Metro: ottave di endecasillabi.
- Canto l’arme pietose 1, e ’l Capitano 2
- che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.
- molto egli oprò col senno e con la mano;
- molto soffrì nel glorioso acquisto 3:
- e invan l’Inferno a lui s’oppose; e invano
- s’armò d’Asia e di Libia 4 il popol misto:
- il Ciel gli diè favore, e sotto ai santi 5
- segni ridusse i suoi compagni erranti 6.
- O Musa 7, tu, che di caduchi allori 8
- non circondi la fronte in Elicona 9
- ma su nel Cielo infra i beati cori
- hai di stelle immortali aurea corona;
- tu spira al petto mio celesti ardori,
- tu 10 rischiara il mio canto, e tu perdona
- s’intesso fregi al ver, s’adorno in parte
- d’altri diletti, che de’ tuoi le carte.
- Sai che là corre il mondo, ove più versi
- di sue dolcezze il lusinghier Parnaso 11;
- e che ’l vero condito in molli versi,
- i più schivi allettando ha persuaso 12.
- Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi
- di soavi licor gli orli del vaso:
- succhi amari, ingannato, intanto ei beve,
- e dall’inganno suo vita riceve 13 .
- Tu magnanimo Alfonso 14, il qual ritogli
- al furor di fortuna 15, e guidi in porto
- me peregrino errante, e fra gli scogli,
- e fra l’onde agitato, e quasi absorto 16;
- queste mie carte 17in lieta fronte accogli,
- che quasi in voto a te sacrate 18 i’ porto.
- Forse un dì fia, che la presaga penna
- osi scriver di te quel ch’or n’accenna.
- È ben ragion, s’egli averrà ch’in pace
- il buon popol di Cristo unqua si veda,
- e con navi e cavalli al fero Trace 19
- cerchi ritor la grande ingiusta preda,
- ch’a te lo scettro in terra o, se ti piace
- l’alto imperio de’ mari a te conceda.
- Emulo di Goffredo, i nostri carmi
- intanto ascolta, e t’apparecchia a l’armi.
- Canto le armi pie e il condottiero
- che conquistò il gran sepolcro di Gesù Cristo.
- Molto si impegnò con l’intelligenza e la forza;
- molte cose sopportò per la gloriosa conquista:
- e invano l’Inferno gli fece opposizione; e invano
- si armarono le schiere alleate di Asia e di Libia:
- il cielo gli assicurò il suo favore, e sotto ai sacri
- vessilli ricondusse i compagni sbandati.
- O Vergine, tu, che di effimeri onori
- non cingi le cime del monte Elicona,
- ma su in Paradiso tra i cori dei beati hai
- una corona d’oro di stelle immortali; ispira
- al mio cuore ardori religiosi, rischiara
- il mio canto, e perdonami se mescolo
- invenzioni poetiche al vero, se in parte
- adorno le pagine di altri piaceri, oltre ai tuoi.
- Sai che l’umanità accorra là dove la poesia,
- carica di lusighe, diffonde più dolcezze;
- e che la verità, presentata con piacevoli versi,
- ha convinto anche i più schivi, seducendoli.
- Così al fanciullo ammalato porgiamo
- il bicchiere con gli orli cosparsi di liquido dolce:
- egli, ingannato, beve intanto una medicina amara
- e dal proprio inganno trae la sua salvezza.
- Tu magnanimo Alfonso, che sottrai
- all’impeto della tempesta e guidi in porto
- me, pellegrino errante, sballottato tra gli scogli
- e le onde, e quasi sommerso;
- accetta benignamente questo mio poema,
- che ti porto quasi come un voto sacrale. Forse
- un giorno accadrà, che la mia poesia che prevede
- il futuro, oserà scrivere di te ciò che ora accenna.
- È giusto, se accadrà mai che il buon popolo
- di Cristo viva in pace, che con navi e cavalli
- cerchi di riprendere a Costantinopoli
- il Santo Sepolcro occupato ingiustamente,
- e che a te conceda il potere dell’esercito o,
- se preferisci, l’alto comando dei mari.
- Emulo di Goffredo, ascolta i nostri versi,
- per ora, e preparati a combattere.
1 arme pietose: l’ossimoro segnala subito la mescolanza tra il tema bellico (“l’arme”) e quello religioso (“pietose”), dato che la prima Crociata ha come obiettivo la liberazione del Santo Sepolcro.
2 L’incipit riprende quello dell’Eneide di Publio Virgilio Marone: “Arma virumque cano”. In questo caso il capitano è Goffredo di Buglione (1060-1100), duca della Bassa Lorena che nel 1099 partecipò alla conquista di Gerusalemme, di cui fu nominato Governatore e Difensore del Santo Sepolcro.
3 Una delle fonti privilegiate dell’autore è la Historia rerum in partibus transmarinis gestarum (“Storia delle imprese oltremare”) dell’arcivescovo Guglielmo di Tiro (1130ca. 1186ca.) Con “glorioso acquisto” si intende ovviamente la conquista di Gerusalemme.
4 Libia: il termine ha qui un’accezione geografica molto più ampia di oggi, intendendo tutta l’Africa settentrionale e l’Egitto.
5 santi segni: l’espressione è posta in rilievo sia dall’allitterazione della - s - sia dalla figura retorica dell’enjambement, che separa il nesso aggettivo + sostantivo..
6 erranti: l’aggettivo si riferisce al fatto che Goffredo dà ordine a truppe non regolari e anche allo sbandamento morale dell’esercito cristiano per l’intervento di forze magiche e diaboliche a fianco degli infedeli.
7 Musa: il riferimento alla Vergine come “musa” dell’ispirazione poetica è un tratto originale della Gerusalemme liberata, se confrontata con i proemi dell’Orlando innamorato e dell’Orlando furioso. Oltre alla mescolanza tra allusione sacra e figura mitologica, è presente anche un rimando alla canzone petrarchesca Vergine bella, che di sol vestita (vv. 1-2), che chiudeva il Canzoniere.
8 caduchi allori: la gloria terrena assicurata dal successo letterario è infatti effimera, a differenza dei “beati cori” (v. 3) e della beatitudine celeste della Madonna.
9 Elicona: monte sacro alle Muse (1748 m.), nella regione greca della Beozia.
10 tu: l’anafora del “tu” in questi due versi si inserisce nel tono di invocazione di lode e di aiuto alla Madonna per riuscire a comporre un poema che mescoli il vero con l’invenzione (si tratta di un problema sviluppato nei Discorsi del poema eroico del 1594).
11 Parnaso: il monte (2547 m.) della regione della Focide, in Grecia, è residenza di Apollo e delle nove Muse, e come tale è qui metafora della poesia che, con la sua bellezza, seduce anche i più “schivi” (v. 4).
12 Si tratta di un tema fondamentale per la Liberata: utilizzare l’invenzione letteraria per abbellire il contenuto morale che si vuol trasmettere al lettore.
13 La seconda parte dell’ottava è occupata da una celebre similitudine ripresa dal De rerum natura di Lucrezio (I, vv. 936-942).
14 Alfonso II d’Este (1533-1597), duca di Ferrara e protettore del Tasso sin dal 1572. La quarta ottava del proemio è appunto dedicata alla dedica encomiastica nei suoi confronti.
15 furor di fortuna: l’allitterazione conferisce ritmo al periodo, già stilisticamente molto elaborato.
16 absorto: latinismo per “sommerso”.
17 queste mie carte: la metonimia allude al poema, che Tasso dedica al suo benefattore, con un tono di modestia (si tratta, appunto, di semplici “carte”).
18 in voto a te sacrate: si chiude qui il paragone tra Tasso, “peregrino errante”(v. 3), e un naufrago: egli dedica il poema ad Alfonso II come chi è scampato ad una disavventura dona un ex voto (cioè, una ricompensa materiale) al santo che l’ha protetto nella situazione di pericolo.
19 Trace: i turchi avevano occupato la regione della Tracia e Costantinopoli nel 1453, provocando la fine dell’Impero Romano d’Oriente. Ora Tasso invita la cristianità ad una nuova Crociata per riconquistare Gerusalemme, al cui comando dovrà esserci Alfonso II d’Este. La nuova spedizione militare era all’epoca sollecitata anche dalla vittoria della Lega Santa contro gli Ottomani nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.