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Marsilio Ficino: vita e opere

Marsilio Ficino nasce a Figline Valdarno nel 1433, frutto dell’unione tra Diotifeci d’Agnolo e Alessandra di Nanoccio. In gioventù compie studi di grammatica, retorica e medicina muovendosi tra Pisa e Firenze. Qui incontra il favore e l’appoggio della famiglia dei Medici, di cui diventa uno dei tanti protetti.

 

Nel 1452 Cosimo de’ Medici confessa a Ficino un suo desiderio profondo e ambizioso: restituire l’antico splendore all'"Accademia platonica”, fondandola nuovamente a Firenze. In questo disegno di grandezza il ruolo del Ficino era quello di tradurre in latino tutto Platone. Dedicandosi quindi interamente allo studio della filosofia, il Ficino compone nel 1454 la Summa philosophiae, e pochi anni redige il De voluptate ad Antonium Calisianum, il De virtutibus moralibus e il De quattuor sectis philosophorum. Nel 1456 si concentra sulla stesura di vari scritti inerenti alla Institutionum ad platonicam disciplinam. Cosimo de’ Medici, al fine di veder realizzato il suo progetto, regala a Ficino una grande residenza a Careggi e un codice platonico. Qui nel 1459 viene fondata la “Nuova Accademia platonica”, e Ficino inizia a concentrarsi solo sulla traduzione di Platone dal greco al latino: e così diventano accessibili i Libri ermetici e i dialoghi platonici. Il risultato più celebre ed importante di questa esperienza culturale è la Theologia platonica de immortalitate animarum. Nel 1473, dopo la scelta di prendere i voti, compone Religione cristiana, questa volta in volgare. Nell’anno successivo si dedica alla Disputatio contra iudicium astrologorum e più avanti alla traduzione del commento del Convivio platonico. Continua la traduzione dei principali autori platonici, tra cui Plotino e Proclo, e pubblica nel 1489 il De vita. Si spegne nella villa di Careggi nel 1499.

 

La produzione e l’opera di Ficino s’inseriscono in quella tendenza di rinascita platonica che si afferma nel XV secolo in ambito rinascimentale, dopo la lunga fase medievale che vide trionfante l’aristotelismo. In questo periodo infatti, l'opera di Platone conosciuto sino ad ora solo tramite S. Agostino (che inoltre ne aveva fornito solo una versione fortemente cristianizzata) diventa accessibile in modo diretto, trasmesso dagli studiosi bizantini fuggiti a seguito della conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi.

Nella filosofia e nell’interpretazione neoplatonica da parte di Ficino sono dominanti due tendenze principali: la prima vuole conciliare filosofia e religione, la seconda fonda la tematica dell’amore, legata al concetto di bellezza e contemplazione. Così la massima finalità dell’uomo si concretizza nel tentativo di elevarsi verso Dio. La dottrina ficiniana sarà ripresa dalla poesia lirica del Cinquecento, che farà dell’amore platonico un tema centrale della propria poetica.