La Prima guerra mondiale: riassunto della prima fase (1914-1916)

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, le operazioni militari si indirizzarono su tre fronti (cui s’aggiunge presto il mare del Nord): quello occidentale (Belgio e Francia), quello orientale (Galizia e Polonia) e i Balcani. Nelle prime fasi della guerra, il centro delle operazioni è il fronte occidentale: sconfitti gli anglo-francesi nella “battaglia delle frontiere” (21-23 agosto), i tedeschi guidati da Van Moltke sembrano avere la strada aperta fino a Parigi, ma la controffensiva anglo-francese ordinata da Joffre respinge i tedeschi, bloccandone l'avanzata sulla Marna. È la fine della guerra di movimento e l'inizio di un'estenuante guerra di logoramento. Nonostante i tentativi tedeschi di espugnare la cittadella di Verdun (1916), e le offensive inglesi sulla Somme (luglio-novembre 1916), la situazione sul fronte occidentale rimane di fatto invariata. Sul fronte orientale i tedeschi sconfiggono facilmente i russi, mentre gli austriaci incontrano grosse difficoltà, perdendo definitivamente la Galizia nel 1916. Nei Balcani gli inglesi compiono una fallimentare operazione militare nei Dardanelli (1915), che ha come unico risultato l'entrata in guerra della Bulgaria. Nel 1916 anche la Romania decide di entrare in guerra al fianco dell'Intesa, ma viene ben presto conquistata dai tedeschi. La guerra navale infine, vede fin da subito le schiaccianti vittorie inglesi presso l'isola di Helgoland (28 agosto 1914) e alle Falkland (8 dicembre 1914), e l'inizio del blocco navale ai danni della Germania.
 
Durante il conflitto vengono utilizzate su larga scala nuove armi, alcune delle quali (come i gas tossici, i carri armati e gli aerei da guerra) sono sperimentate per la prima volta. Anche l'artiglieria viene notevolmente potenziata, e fondamentale diventa l'utilizzo della mitragliatrice, dei cannoni a tiro rapido e dei sottomarini. All'interno degli Stati la guerra portò ad alcuni significativi cambiamenti: gli Stati intervengono in maniera diretta nell'economia, controllando le industrie strategiche, i prezzi dei prodotti agricoli, arrivando pure alle requisizioni forzate e al razionamento dei beni di prima necessità. A livello politico, gli esecutivi si rafforzano sempre di più a scapito dei Parlamenti, per la necessità, nelle convulse vicende belliche, di prendere decisioni immediate e spesso segrete. Infine, si inizia a utilizzare massicciamente la propaganda, attraverso cui accrescere il coinvolgimento dell'intera popolazione nel conflitto e compattare così il fronte interno.
 
La vita dei soldati al fronte è magistralmente raccontata da molti autori, che, partecipando al conflitto, ne scoprono l'orrore e l'inutilità, ma anche dalle molte lettere dei fanti semplici alle famiglie. Ovunque emerge in senso di precarietà e di impotenza davanti a una guerra che sembra non avere fine, e insieme la scoperta, nel quotidiano rapporto con la morte, dell'umanità del nemico, non più feticcio da uccidere, ma quasi fratello e compagno. Tra le “voci” che sono giunte fino a noi sulla Prima Guerra mondiale, Erich Maria Remarque (Niente di nuovo sul fronte occidentale), Emilio Lussu (Un anno sull'altopiano), Giuseppe Ungaretti (Allegria di naufragi), Ernest Hemingway (Addio alle armi), Carlo Emilio Gadda (Giornale di guerra e di prigionia), Aldo Palazzeshi (Due imperi... mancati), Piero Jahier (Con me e con gli alpini), Paolo Monelli (Le scarpe al sole).