Lettura e commento della poesia Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti, a cura di Andrea Cortellessa.
Sono una creatura è una delle poesie più celebri della raccolta Il porto sepolto di Ungaretti, e presenta i tratti tipici di queste poesie: la brevità, l'istantaneità dell'immagine, il paragone analogico, tipico della poesia simbolista a cui Ungaretti deve molto, e soprattutto lo spezzato ritmico. L'espressionismo è la cornice culturale che permette di capire il poeta de Il porto sepolto e L'allegria. Il componimento è basato sull'iterazione e sull'anafora ("così fredda | così dura | così prosciugata [...]") e sullo spezzato ritmico, che prende i versi della tradizione, li disgrega e isola le parole.
Il mondo inorganico della pietra e dell'acqua è un mondo fondamentale nel Porto sepolto ed emerge anche dal titolo, che richiama l'antico porto di Alessandria ormai scomparso e sepolto. E' qui presente, inoltre, il tema della memoria, della memoria degli scomparsi e dei sommersi dalla guerra o, come per l'amico Moammed Sceab, dalla crisi identitaria. La poesia si conclude con quello che il poeta indica come proverbio "la morte si sconta vivendo". Espediente tipico della poesia di Ungaretti, i proverbi ricorrono in diversi componimenti, ma sempre oscuri ed ermetici. In questo caso sembra riferirsi al rimpianto e al senso di colpa dei vivi nei confronti dei morti: la colpa di essere rimasti in vita al posto dei sommersi che non ce l'hanno fatta.
Il mondo inorganico della pietra e dell'acqua è un mondo fondamentale nel Porto sepolto ed emerge anche dal titolo, che richiama l'antico porto di Alessandria ormai scomparso e sepolto. E' qui presente, inoltre, il tema della memoria, della memoria degli scomparsi e dei sommersi dalla guerra o, come per l'amico Moammed Sceab, dalla crisi identitaria. La poesia si conclude con quello che il poeta indica come proverbio "la morte si sconta vivendo". Espediente tipico della poesia di Ungaretti, i proverbi ricorrono in diversi componimenti, ma sempre oscuri ed ermetici. In questo caso sembra riferirsi al rimpianto e al senso di colpa dei vivi nei confronti dei morti: la colpa di essere rimasti in vita al posto dei sommersi che non ce l'hanno fatta.
La poetica di Ungaretti è segnata dalla presenza degli scomparsi: il poeta sopravvive e resiste, ma reca tutti i segni, le ferite e le colpe di questa sopravvivenza. Altra poesia significativa è San Martino del Carso, dove di nuovo la soggettività, la psicologia, la memoria e il senso dell'individuo si trasfondono in un'immagine minerale delle rovine, della distruzione portata dalla guerra.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.