G. W. F. Hegel (1770 - 1831) illustra nella sua Fenomenologia dello spirito (1807) i punti cardinali del suo sistema concettuale: il rinnovamento metodologico e l’impronta idealistica che essa conferisce a buona parte dei pensatori successivi (per cui la dialettica di tesi, antitesi, sintesi diventa - volenti o nolenti - un inderogabile termine di confronto) sono chiari sin dalle parole con con l’autore annuncia l’arrivo di una “nuova era”:
Non è difficile a vedersi come la nostra età sia un’età di gestazione e di trapasso a una nuova era: lo spirito ha rotto i ponti col mondo del suo esserci e rappresentare, durato fino a oggi; esso sta per calare tutto ciò nel passato e versa in un travagliato periodo di trasformazione. [...] lo sgretolamento che sta cominciando è avvertibile solo per sintomi sporadici: la fatuità e la noia che invadono ciò che ancor sussiste, l’inderteminato presentimento di un ignoto, sono segni forieri di un qualche cosa di diverso che è in marcia.
Il compito che si assume la filosofia hegeliana ha insomma una portata storico-antropologica notevole, dato che alla trasformazione del vecchio mondo (il suo “sbocconcellarsi”) corrisponde ora un radicale salto in avanti:
Questo lento sbocconcellarsi che non alterava il profilo dell’intero, viene interrotto dall’apparizione che, come un lampo, d’un colpo, mette innanzi la piena struttura del nuovo mondo.
L’“intero” - che per Hegel è sempre l’unico vero - è solo intuito dalla coscienza collettiva, innanzitutto, perché lo spirito “non si trova mai in una condizione di quiete, preso com’è in un movimento sempre progressivo”. In più, questo movimento dello spirito del tempo è assai complesso e stratificato, senza contare che “la ricchezza della precedente esistenza è presente ancora nel ricordo”:
L’inizio del novello spirito è il prodotto di un vasto sovvertimento di molteplici forme di civiltà, è il premio di una via molto intricata e di una non meno grave fatica.
Stile e lessico hegeliano influenzeranno tutto l’idealismo e lo storicismo successivi proprio perché definiscono la “grave fatica” che la Fenomenologia dello spirito e il suo articolato sistema concettuale si prefigurano: elaborare e spiegare il processo di tesi, antitesi e sintesi che ha portato alla formazione del nuovo “mondo”. La filosofia deve allora rendere “essoterico” (dal latino exoterĭcus, “fuori”), e cioè accessibile e comprensibile per tutti, questa scoperta:
Soltanto ciò che è perfettamente determinato è anche essoterico, da tutti concepibile e suscettibile di venir imparato e di essere proprietà di tutti.