Introduzione
Il premio Nobel John Steinbeck (1902-1968) pubblica Furore - in originale The grapes of wrath - nel 1939 (due anni dopo Uomini e topi) riscuotendo da subito un enorme successo, che lo conduce al premio Pulitzer nel 1940, quando il film è oggetto di una versione cinematografico per mano di John Ford. Il romanzo, considerato spesso un “manifesto” della politica del New Deal del presidente americano Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), ha subito al momento della pubblicazione anche molte critiche, per la vicinanza a tesi politiche di sinistra e per le espressioni colorite e volgari utilizzate dai personaggi.
Al centro della vicenda è l’esodo verso la California della famiglia Joad, contadini dell’Oklahoma impoveriti e sfrattati dai suoi terreni a causa di devastanti tempeste di sabbia. A partire dalla rappresentazione della loro condizione l’autore delinea una spietata critica alla società dopo la crisi del 1929. Lo sguardo di Steinbeck, acuto, empatico, morale, ma anche attento alle contraddizioni e alle delicate dinamiche dei rapporti socio-economici, contribuisce a fare dell’autore l’efficacissimo “cantore” della Grande Depressione.
Il titolo originale dell’opera si riferisce al verso di una canzone patriottica ottocentesca di Julia Ward Howe, The Battle Hymn of the Republic (“Mine eyes have seen the glory of the coming of the Lord: | he is trampling out the vintage where the grapes of wrath are stored”), che, a sua volta, riprende una citazione biblica dal Libro dell’Apocalisse 1. L’immagine dell’ira, frutto della disperazione, ben rappresenta gli effetti della crescente frustrazione dei miseri e degli sfortunati, vittime dei pregiudizi del sistema e di chi detiene le leve del potere economico. In Italia, Furore è stato inizialmente pubblicato dalla casa editrice Bompiani nel 1940, in una traduzione rigidamente limitata dalla censura del regime fascista 2.
Riassunto
Le vicende prendono piede in Oklahoma: dopo quattro anni di galera per aver ucciso in una rissa un uomo che lo aveva accoltellato, Tom Joad ottiene uno sconto di pena e parte per raggiungere la sua famiglia. Nel frattempo, però, la situazione è profondamente cambiata. I Joad sono infatti mezzadri che, come molti altri, lavorano da generazioni i campi. La loro condizione, già dura, diviene critica a causa di continue tempeste di sabbia che negli ultimi tempi hanno trasformato i terreni un tempo fertili in lande aride e sterili. Le banche della regione, creditrici dei mezzadri, hanno così avuto occasione di espropriare le terre di chi non può pagare, sostituendo la forza lavoro manuale con macchine che garantiscano maggiori profitti. I contadini, ormai ridotti in uno stato di povertà estrema, partono sempre più numerosi per la California, dove si dice che ci sia lavoro per tutti. Nessuno vive più nella zona, ad eccezione dell’ex predicatore Casy, che ha ormai perso la vocazione ma ha precise idee filosofiche e politiche oltre ad essere piuttosto dedito ad apprezzare il genere femminile. Tom incontra inoltre Muley Greaves, un vecchio contadino che ha deciso di restare sulla sua terra piuttosto che seguire la sua famiglia, pur sapendo di essere destinato alla rovina e probabilmente alla morte. Insieme a Casy, Tom raggiunge la propria famiglia, che ora vive a casa dello zio John, in vista della partenza definitiva. Il giovane si unisce dunque a loro, benché sia in teoria vincolato a restare nello Stato dell’Oklahoma in quanto libero sulla parola.
Il nuovo nucleo familiare comprende tre generazioni: il nonno e la nonna paterni, il padre (anch’egli di nome Tom) e la madre, lo zio John, e i cinque fratelli del protagonista (Noah, Al, Rose of Sharon, che aspetta un bambino dal marito Connie Rivers, Ruth e Winfield). Decisi a cercare fortuna ad Ovest, i Joad ammazzano un maiale e lo mettono sotto sale per avere sufficienti provviste, raccolgono i pochi averi rimasti su un vecchio camion recuperato da Al e si mettono in viaggio. Solo il nonno, al momento di partire, si rifiuta di lasciare la sua terra; per non perdere tempo ed evitare di lasciarlo indietro, i familiari gli somministrano un sedativo e lo caricano addormentato sul camion. Alla prima sosta, tuttavia, senza mai essersi davvero svegliato, il nonno ha un attacco di cuore e muore. La moglie è profondamente prostrata dalla perdita e non si riprenderà più. Il viaggio lungo la Route 66, attraverso Texas, New Mexico e Arizona, è lunghissimo e tutti i migranti sono costretti a procedere per tappe. Nei luoghi dove c’è acqua ed è possibile montare una tenda i profughi del Midwest creano delle piccole comunità temporanee, caratterizzate da regole che mantengono l’ordine e da una profonda solidarietà, soprattutto nella condivisione del cibo e nella preparazione dei sepolcri per i molti bambini che non resistono alla traversata. Proprio alla morte del nonno, i Joad fanno la conoscenza di un’anziana coppia che come loro sta viaggiando verso la California, i Wilson. Le due famiglie proseguiranno dunque il viaggio insieme. Nonostante la durezza del viaggio, i Joad hanno grandi speranze e progetti per il futuro, secondo un atteggiamento di rassegnato ottimismo incarnato soprattutto dalla buona e paziente madre del protagonista. Le speranze del gruppo familiare sono ben presto messe in forse dalle testimonianze di altri viaggiatori, che stanno compiendo il viaggio inverso, dalla California ad est. La situazione infatti è molto diversa da quella che gli emigranti possono immaginare: in California i nuovi arrivati sono trattati come bestie, guardati con disprezzo e diffidenza e chiamati “Okie” con fare dispregiativo; inoltre non c’è lavoro e tutti sono costretti a sopravvivere alla giornata. Non pochi dunque decidono di tornare dove sono nati, per morire almeno nel luogo cui appartengono.Fermatisi a riposare, come di consueto, presso un ruscello, ormai varcato il confine californiano, i Joad provano la veridicità di questi racconti sulla loro pelle. Vengono infatti minacciati da un poliziotto che li insulta e intima loro di allontanarsi. A questo punto, il giovane Noah decide di lasciare la famiglia e seguire il corso del fiume nutrendosi del pesce che pescherà; la nonna peggiora sensibilmente, fino a morire nottetempo. Il signor Wilson decide di non dar credito alle minacce della guardia e di aspettare presso il ruscello che la moglie, anch’essa malata, migliori e sia in condizione di proseguire. I Joad quindi continuano da soli il loro cammino, superano il deserto e si trovano a guardare dall’alto di una collina un’enorme e rigogliosa vallata, la California. La gioia di essere arrivati a destinazione è però rovinata dalle perdite subite, che paiono quasi il presagio di ciò che aspetta la famiglia nella nuova vita. Gli emigrati sono troppi, le piantagioni di cotone troppo poche perché tutti aiutino nella raccolta e i proprietari approfittano della condizione di disperazione dei lavoranti per dar loro paghe insufficienti. Il lavoro è precario e di breve durata e dà a malapena di che sopravvivere. Connie perciò comincia a rimpiangere di essere partito e abbandona Rose of Sharon.
I Joad si stabiliscono in un campo profughi che accoglie gli americani emigrati ed indigenti, in cui però sceriffi e “sentinelle” locali improvvisate provocano continue tensioni per gettare discredito sugli “Okie” e sugli altri migranti, impedendo che i disperati si uniscano in associazioni organizzate e dotate di potere contrattuale. La classe abbiente californiana teme infatti l’effetto della disperazione, che potrebbe innescare vere e proprie rivolte. Durante uno di questi disordini, Tom aggredisce uno sceriffo. Per evitare che Tom abbia problemi con la legge, in quanto libero sulla parola e illegalmente uscito dallo stato d’origine, Casy decide di coprire l’amico e farsi arrestare al posto suo. I Joad colgono l’occasione per fuggire e trasferirsi in un nuovo campo, gestito dall’autorità federale: quila polizia locale non vi ha autorità e gli accampati si autogestiscono quindi in armonia. Inoltre i Joad hanno diritto ad una casa vera e propria, benché piccola, e a dei bagni pubblici con l’acqua calda corrente. L’impossibilità di lavorare spinge però la famiglia a spostarsi nuovamente. Gli uomini trovano lavoro in una piantagione di pesche, rimasta priva di lavoratori per gli scioperi causati dal ribasso dei salari. Gli scioperanti vengono chiamati “rossi” (in virtù della loro appartenenza politica) e Tom scopre che Casy, uscito di prigione, è considerato il leader dei manifestanti ed è perciò ricercato dalla polizia. La sera stessa, mentre Casy sta illustrando a Tom le difficoltà dei lavoratori sfruttati, il gruppo è vittima di una retata da parte di affiliati alla polizia locale. Durante gli scontri, Casy viene ucciso e Tom, che ha assistito alla scena, uccide il poliziotto colpevole per vendicare il predicatore ed amico. Per proteggere Tom, l’intera famiglia Joad deve darsi nuovamente alla fuga. Gli uomini trovano lavoro in un campo di cotone, mentre Tom si nasconde fuori dal campo. Dopo qualche giorno, la scoperta che la sorellina Ruth minaccia alcuni bambini aggressivi di farsi difendere dal fratello “che ha ucciso un uomo” convince Tom che gli sarà impossibile restare vicino alla famiglia nelle condizioni attuali. Egli comprende anche che Casy aveva ragione nelle sue riflessioni sui rapporti sociali, sui diritti e sui problemi politici. Abbandona quindi i suoi cari e parte alla ricerca di altri lavoratori da difendere e a cui riferire la lezione di Casy.
Comincia intanto la stagione delle piogge, che miete molte vittime tra i migranti del Midwest costretti a vivere in ripari di fortuna. Proprio durante il diluvio Rose of Sharon entra in travaglio, ma un nuovo dolore aspetta la famiglia: il bambino nasce morto. Comunque determinati a resistere ai colpi della vita, i Joad sono costretti a lasciare il loro alloggio che si è allagato e trovano riparo in una vecchia fattoria, dove si trovano già altri due “Okie”, padre e figlio. Il primo sta morendo di fame. Rose of Sharon, che avrebbe dovuto nutrire il bambino ormai perduto, offre il proprio seno all’uomo, in un conclusivo afflato di pietà e speranza per il futuro, che rappresenta il messaggio comunque positivo offerto da Steinbeck in chiusura di Furore.