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George Orwell, “La fattoria degli animali”: riassunto

Introduzione

 

La fattoria degli animali (Animal farm, 1945) è un romanzo distopico di George Orwell (pseudonimo di George Arthur Blair, 1903-1950) che rappresenta una feroce satira sul totalitarismo di Stalin (1879-1953). La fattoria degli animali si riferisce agli avvenimenti della guerra civile di Spagna (1936-1939), cui Orwell partecipa tra le file dei trotzkisti 1, e a quelli della Seconda guerra Mondiale, dipingendo, attraverso la storia della ribellione di un gruppo di animali agli uomini, gli esiti nefasti della dittatura staliniana in URSS. Per questo il motivo, il romanzo, finito nel 1943, poté essere pubblicato solo nel 1945.

La fattoria degli animali, strutturato come una favola, tratta tematiche (la critica ai regimi politici totalitari e al culto della personalità, la mistificazione e la deformazione della realtà da parte del potere politico, i rischi per le libertà individuali nel mondo contemporaneo) che Orwell poi svilupperà nel suo romanzo fantascientifico 1984 (1949).

 

Riassunto

 

La fattoria degli animali si svolge nella tenuta del fattore Jones, che sfrutta gli animali senza pietà e spesso, in preda ai fumi dell’alcol, li maltratta. Gli animali della “Fattoria padronale” (Manor Farm) si riuniscono allora una sera al cospetto di Vecchio Maggiore (Old Major), un anziano maiale di dodici anni, venerato da tutti per la sua età e la sua saggezza. Vecchio Maggiore, in un appassionato discorso, descrive un sogno che ha fatto, in cui tutti gli animali sono liberi dalla schiavitù dell’uomo e si autogestiscono; egli poi spiega agli animali che tutti loro sono in lotta contro l’uomo, che li domina e li sfrutta tutti i giorni. Da qui deriva la “massima” che tutto ciò che ha due gambe è malvagio, e tutto ciò che ne ha quattro è buono. In un futuro prossimo, assicura Vecchio Maggiore, tutti gli animali saranno liberi, come descritto nella canzone di rivolta Beasts of England. Gli applausi di tutti chiudono il discorso di Vecchio Maggiore, che muore improvvisamente tre notti dopo.

Tre giovani maiali - Napoleon, Palla di Neve (Snowball) e Clarinetto (Squealer), in posizione più defilata - raccolgono l’eredità di Vecchio Maggiore; una sera, Mr. Jones, più ubriaco del solito, non dà da mangiare agli animali e si dimentica di mungere le mucche. Gli animali escono così dai recinti per raggiungere il cibo, scatenando la rabbia di Jones e degli altri fattori. Scoppia così la rivoluzione della “Fattoria degli animali”: questi ultimi si battono eroicamente contro gli uomini e li cacciano da Manor Farm, che viene presto rinominata. Palla di Neve redige su una parete della fattoria i sette comandamenti che tutti gli animali sono tenuti a rispettare, e che si riassumono nell’ultimo:

Tutti gli animali sono eguali 2

La “Fattoria degli animali” inizialmente prospera e progredisce: Napoleon e Palla di Neve assumono il controllo di tutte le operazioni e nel giro di breve tempo i maiali diventano la classe dirigente della fattoria, dove si diffondono i principi dell’Animalismo. Gli animali riescono anche a difendere la fattoria dal ritorno di Mr. Jones e di altri fattori, conquistando nella Battaglia del Chiuso delle vacche il suo fucile come segno del trionfo sull’uomo. A poco a poco i maiali accentrano nelle loro mani sempre più potere e privilegi, distinguendosi dagli altri animali che, più ingenui e sottomessi, credono ciecamente agli ideali della rivoluzione. Tra i primi si distinguono il cavallo da tiro Gondrano (Boxer), che è un lavoratore infaticabile e ripete costantemente la frase “lavorerò di più”, Berta (Clover, chiamata anche Trifoglio), che sospetta le azioni dei maiali ma nonostante ciò si fida della loro guida, e Beniamino (Benjamin), un vecchio asino disilluso e cinico, che non crede agli ideali utopici della Rivoluzione ma ciononostante non riesce ad opporsi alla politica dei maiali. Ad essi si aggiungono una serie di personaggi minori: Mosé (Moses), un corvo prediletto da Mr. Jones che fugge con lui ma poi fa ritorno alla fattoria per intrattenere gli animali con la promessa di un paradiso dopo la morte, chiamato Montagna Zuccherocandito; Minimus, un maiale-poeta che scrive il nuovo inno della Fattoria dopo il divieto di cantare Beasts of England e che tesse le lodi di Napoleon; Mollie, una giovane e vanitosa cavalla che rimpiange le attenzioni degli uomini e abbandonerà la fattoria per cercare una nuova vita agiata. Attorno a questi personaggi ruotano alcuni gruppi collettivi di animali: i cani, che diventano la polizia politica del potere dei maiali; le pecore, che invece obbediscono a Napoleon, accecate dalla sua propaganda; le galline, che ad un certo punto si ribellano alla confisce delle uova, ma sono ridotte alla ragione dopo che Napoleon toglie loro il cibo per più giorni di fila.

La situazione cambia drasticamente quando i rapporti tra Napoleon e Palla di Neve degenerano: i due leader giungono allo scontro frontale in occasione del progetto di Palla di Neve di costruire un mulino mosso da energia elettrica per migliorare la rendita economica della fattoria. Palla di Neve, che a differenza vorrebbe esportare la rivoluzione nelle fattorie delle vicinanze, fa approvare la sua proposta sul mulino dall’assemblea degli animali. Napoleon reagisce sguinzagliando i cani da guardia che ha allevato come sua polizia privata e costringendo l’avversario alla fuga dalla fattoria. Napoleon concentra tutto il potere nelle mani dei maiali e fonda il suo potere sulle violenze delle milizie dei cani e dall’abile propaganda di Clarinetto, che diffonde l’idea che il progetto del mulino sia in realtà del dispotico Napoleon. Quando il mulino, le cui mura sono troppo sottili, crolla dopo un violento temporale, Napoleon scarica tutte le responsabilità sul “sabotatore” Palla di Neve, che diventa il nemico invisibile a cui addossare ogni colpa o disgrazia. Sfruttando questa mistificazione, Napoleon, che comincia ad assumere le abitudini degli uomini, non esita a eliminare alcuni animali della fattoria che ostacolano i suoi disegni di potere, accusandoli di essere spie di Palla di Neve. Mr. Frederick, un fattore che ha truffato Napoleon, decide di attaccare la fattoria con la dinamite per distruggere il mulino, nel frattempo ricostruito. Gli animali resistono stoicamente, ma Gondrano è ferito e non riesce a recuperare il vigore che l’aveva contraddistinto come il più gran lavoratore della fattoria. Un giorno, mentre sta lavorando, crolla a terra: Napoleon lo venderà di nascosto a un macellaio, sostenendo di fronte a tutti che Gondrano è a curarsi in un posto lontano. Solo Beniamino, che sapendo leggere, può intendere le scritte sul furgone che conduce l’amico al macello, prova a salvare Gondrano, che muore nella convinzione che “Napoleon ha sempre ragione”.

Napoleon e i maiali hanno ormai assunto comportamenti del tutto umani: camminano eretti, bevono whisky, commerciano con gli uomini, indossano vestiti e dormono in comodi letti. Gli ideali della rivoluzione sono apertamente sconfessati, tanto che l’ultimo comandamento, che ora sostituisce tutti gli altri, è stato modificato nella forma seguente:

Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri 3.

Dopo che il nome della “Fattoria degli animali” è stato restaurato nel precedente Manor Farm (o Fattoria padronale), il romanzo si chiude su una scena emblematica: maiali e uomini stringono un’alleanza e poi chiudono la sera ubriacandosi, giocando a carte e litigando per i punti. Gli altri animali della fattoria che spiano la scena dalla finestra non riescono più a distinguere gli uni dagli altri.

1 Una testimonianza di questa esperienza è nel libro di Orwell Omaggio alla Catalogna (1938).

2 Gli altri comandamenti che precedono il settimo sono: “1) Tutto ciò che va su due gambe è nemico; 2) Tutto ciò che va su quattro gambe o ha ali è amico; 3) Nessun animale vestirà abiti; 4) Nessun animale dormirà in un letto; 5) Nessun animale berrà alcolici. 6) Nessun animale ucciderà un altro animale”. Nel corso delle vicende, tutte queste leggi verranno trasgredite (G. Orwell, La fattoria degli animali, Milano, Mondadori, 1995, p. 20).

3 Ivi, p. 100.