La Rivoluzione Russa: dalla "rivoluzione di ottobre" alla nascita dell'URSS

Il 1917 non è solo uno degli anni più duri della Prima Guerra Mondiale (cui s’aggiungono l’entrata degli Stati Uniti in guerra e la sconfitta di Caporetto), ma anche il momento storico in cui, nei “dieci giorni che sconvolsero il mondo”, la rivoluzione in Russia fa cadere il regime zarista ed instaura uno stato comunista, ispirato alle teorie di Karl Marx. La rivoluzione, che prende corpo in un paese autocratico ed arcaico, posto sotto il controllo dello zar Nicola II, vede le forze rivoluzionarie divise in vari orientamenti: dai bolscevichi (maggioritari all’interno del partito operaio socialdemocratico, e guidati da Lenin) ai menscevichi (minoritari, e fautori di una fase intermedia di “rivoluzione borghese”), dai "cadetti", che chiedono riforme costituzionali e il suffragio universale, fino ai socialisti rivoluzionari, con forte radicamento nelle campagne. Le sconfitte militari e la crisi economica fanno precipitare la situazione: nel febbraio 1917 una prima rivolta, partita da Pietrogrado, porta alle costituzione dei primi “soviet” (consigli elettivi dei rivoluzionari); il governo provvisorio passa a L’vov e Kerenskij, mentre lo zar abdica e Lenin torna in Russia, diffondendo le famose Tesi di Aprile. I tumulti del luglio 1917 e l’arresto di molti bolscevichi favoriscono la svolta conservatrice del governo e sono il preludio alla Rivoluzione di Ottobre (24-25 del calendario russo) e per le durissime condizioni della pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918).
 

Dopo la guerra civile e la repressione delle forze anti-bolsceviche sostenute dall’Intesa, la nascita dell’URSS (30 dicembre 1922) e del suo complesso assetto istituzionale (gennaio 1924) passa attraverso le difficili condizioni economiche post-belliche (dal “comunismo di guerra” all’approvazione della NEP, la Nuova Politica Economica a partire dai primi anni Venti) e l’accentramento del potere socio-politico nelle mani del Partito Comunista. A Lenin, succede poi Stalin (rivale di Trotskij), che segna il passaggio alla teoria del “socialismo in un solo paese”.