La contraddizione di Zeno e di conseguenza l'incoerenza del narratore
Nel romanzo il narratore è incoerente perché Zeno si contraddice, esattamente in quale occasione avviene questo?
il 26 Aprile 2014, da Michelle Sambuco
Il romanzo di Svevo si presenta come un'autobiografia del protagonista, Zeno, scritta per lo psicologo che lo ha in cura. Tutto ciò che egli ci narra è frutto di una rielaborazione del protagonista, che vuole presentarsi al meglio agli occhi del dottore, e di conseguenza di fronte ai lettori. Tuttavia Zeno non inventa del tutto le storie che presenta, ma le modifica leggermente per edulcorare suoi probabili errori e mancanze, per esempio nella storia del tradimento della moglie, dove il protagonista cerca di dimostrarsi sempre combattuto tra desiderio dell'amante e senso di colpa e amore per la moglie. Ma l'aspetto importante da rilevare è il fatto che Zeno stesso ammetta in diverse parti del romanzo questa incoerenza e inattendibilità, soprattutto nel capitolo conclusivo. Scrive infatti: "Una confessione in iscritto è sempre menzognera... Se egli sapesse come raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali abbiamo pronta la frase e come evitiamo quelle che ci obbligherebbero di ricorrere al vocabolario! È proprio così che scegliamo dalla nostra vita gli episodi da notarsi" e ancora " Ora so di averle inventate. Ma inventare è una creazione, non già una menzogna. Le mie erano delle invenzioni... Avevano la solidità, il colore, la petulanza delle cose vive. A forza di desiderio, io proiettai le immagini, che non c'erano che nel mio cervello". Il narratore in prima persona, quindi, non presenta la sua esperienza in maniera oggettiva, ma afferma se stesso soggettivamente, dimostrando la sua personalità nel momento stesso in cui modifica la sua storia e non è dato sapere chiaramente dove inizino e finiscano queste modifiche.