Lavorare stanca
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il 27 Marzo 2014, da Gianni D' ance
Mi sono dimenticato di chiedere perché Pavese si è suicidato?
Questa è una bella domanda, me lo sono chiesta anche io nel leggere "Lessico famigliare" di Natalia Ginzburg, che ho letto nelle vacanze di Natale. Purtroppo so di arrivare tardi, la domanda è di marzo 2014 ma non importa. Non ho la risposta, credo che nessuno a parte Pavese l'abbia, come sempre nei suicidi, tutti possiamo solo fare ipotesi. Però voglio lasciarti un passo del libro che ho appena terminato che a me ha dato molto, dato che la Ginzburg lo conosceva e lavorava nella stessa casa editrice in corso Umberto a Torino: "L'imprevisto lo metteva a disagio. Non amava esser colto di sorpresa. Aveva parlato per anni, di uccidersi. Nessuno gli credette mai. [...] Della guerra aveva paura, ma non abbastanza per uccidersi a motivo della guerra. Continuò tuttavia ad aver paura della guerra, anche dopo che la guerra era da gran tempo finita: come, del resto, tutti noi. Perché questo ci accadde, che appena finita la guerra ricominciammo subito ad aver paura di una nuova guerra, e a pensarci sempre. E lui temeva una nuova guerra più di tutti noi. E in lui la paura era più grande che in noi: era in lui, la paura, il vortice dell'imprevisto e dell'inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero; acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita. Non aveva, in fondo, per uccidersi, alcun motivo reale. Ma compose insieme più motivi e ne calcolò la somma, con precisione fulminea, è ancora lì compose insieme e ancora vide, assentendo col suo sorriso maligno, che il risultato era identico e quindi esatto. Guardò anche oltre la sua vita, nei nostri giorni futuri, guardò come si sarebbe comportata la gente, nei confronti dei suoi libri e della sua memoria. Guardò oltre la morte, come quelli che amano la vita e non sanno staccarsene, e pur pensando alla morte vanno immaginando non la morte, ma la vita. Lui tuttavia non amava la vita, e quel suo guardare oltre la sua propria morte non era amore per la vita, ma un pronto calcolo di circostanze, perché nulla, nemmeno dopo morto, potesse coglierlo di sorpresa." - Rossella Fenili 01 Gennaio 2016
Attendo anche io una risposta con curiosità :)