Pirandello

Secondo pirandello com'è possibile scappare dalla situazione della machera?


il 16 Giugno 2015, da viola sforni

luca ghirimoldi il 16 Giugno 2015 ha risposto:

Ciao Viola, Pirandello non rende mai del tutto esplicita la questione della fuga dalla “maschera” o, in altri termini, dalla “forma”. Possiamo però prendere i suoi due romanzi maggiori come indicazione di due strategie differenti. Ne “Il fu Mattia Pascal” ( https://library.weschool.com/lezione/luigi-pirandello-mattia-pascal-adriano-meis-6621.html) il protagonista sperimenta sulla propria pelle come la perdita fortuita di una identità (quella di Mattia Pascal) non corrisponda affatto ad una liberazione dalle costrizioni sociali o dalla frantumazione del reale. Sotto le spoglie di Adriano Meis, il protagonista si trova di fronte a nuove costrizioni (come l’impossibilità di sposare Adriana), tanto da essere costretto a mettere in scena il proprio suicidio per “resuscitare” Mattia. Qui però la “forma” presenta il conto al personaggio, imponendogli una esistenza da escluso nel paese natale (appunto, da “morto in vita”), in quanto la moglie si è risposata e lui, da tutti creduto morto, non può che riprendere il precedente lavoro di bibliotecario. Potremmo dire che questa conclusione è “umoristica” ( https://library.weschool.com/lezione/riassunto-luigi-pirandello-poetica-umorismo-6525.html), perché apparentemente la situazione di Mattia è comica, mentre,a d una lettura più profonda, emerge il suo dramma di uomo che ha perso ogni identità e non può che riesumare quella del “fu” Mattia Pascal. In “Uno, nessuno e centomila” la situazione è praticamente capovolta: per una banale osservazione della moglie, il protagonista Vitangelo comincia a guardarsi in modo diverso, frantumando progressivamente la propria identità in mille frammenti diversi nella ricerca (impossibile per Pirandello) della propria reale identità. Il percorso è ancor più radicale ed estremo di quello di Mattia, poiché Gengé esce dalla società, perdendo gli affetti e i beni di famiglia. L’unica pace possibile (ovvero, l’unico luogo in cui sfuggire all’alienazione della società moderna e delle sue “maschere”) è per Vitangelo la Natura, con cui, nel finale del romanzo, egli giunge a fondersi in maniera panica. Una soluzione al problema della “maschera”, almeno nei termini di una catarsi utopica, si trova anche nell’ultima fase del teatro pirandelliano ( https://library.weschool.com/lezione/metateatro-luigi-pirandello-6298.html), in particolare ne “La nuova colonia” del 1926. Un saluto e buona giornata! :)