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Bertolt Brecht, “Vita di Galileo”: riassunto e commento

Introduzione 

 

Bertolt Brecht (1898-1956) redige svariati adattamenti della sua celebre opera teatrale La vita di Galileo. La prima edizione, in ogni caso, è del 1939. Nonostante il titolo sia fuorviante, il testo non segue l’intera vita di Galileo Galilei, ma si concentra sul periodo dedicato dallo scienziato agli studi intorno alla teoria copernicana - che verranno esposti nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo - e sulla condanna del Sant’Uffizio.  

L’analisi dell’opera è indubbiamente complessa, in particolare a causa dell’esistenza di più versioni. Le principali redazioni sono tre: quella danese del 1939, quella statunitense del 1945 e quella berlinese del 1956. Il testo presenta quindi svariate aggiunte e modifiche, ma per quanto riguarda l’intreccio possiamo in ogni caso notare che il fulcro della trama rimane invariato. 

 

Riassunto 

 

La vicenda si apre nel 1609 a Padova, dove i protagonista, Galileo Galilei, sta sottoponendo a verifica sperimentale il nuovo sistema copernicano, cercando di spiegarlo ad Andrea Sarti, il figlio di dieci anni della governante. Nei sogni di Galileo, infatti, in futuro tutti studieranno le nuove scoperte astronomiche poiché, dice, da quando l’uomo ha cominciato a solcare il mare e incontrare nuovi continenti, ha fame di nuove scoperte. Nonostante i discorsi e le spiegazioni dell’illustre scienziato, Andrea fatica a capire come sia possibile che, sebbene lui veda il sole spostarsi, questo sia in realtà fermo e sia invece la terra a muoversi: Brecht fa insomma così pronunciare ad Andrea tutte le teorie rivendicate dagli oppositori di Copernico sulla supposta struttura geocentrica del cosmo. Arriva quindi la governante, risentita per le assurdità che Galileo racconta al figlio, e annuncia l’arrivo di Ludovico Marsili, un giovane nobile che vuole studiare con Galileo. Ludovico in realtà si occupa di cavalli ed è molto ignorante in fatto di scienze, ma essendo appena arrivato dall’Olanda racconta ingenuamente a Galileo della nuova invenzione di cui tutti lassù parlano: il cannocchiale

Poco dopo Galileo ha un incontro con Priuli, procuratore allo studio di Padova. Questi gli rifiuta l’aumento di stipendio che Galileo aveva richiesto per potersi dedicare unicamente alla ricerca; lo scienziato mostra un notevole risentimento nei confronti della Repubblica di Venezia, che, in cambio della protezione dall’Inquisizione, assegna ai suoi studiosi stipendi da fame. Galileo, che nel frattempo ha riflettuto sul racconto di Ludovico, rivela quindi a Priuli di avere una nuova invenzione in ballo che gli assicurerà i soldi che merita.

L’azione si sposta quindi a Venezia, dove Galileo consegna alla Repubblica la sua nuova invenzione - il cannocchiale di cui ha sentito parlare da Priuli - affinché possa venir messo in commercio. Lo scienziato tuttavia ha un secondo fine, perché sa che lo strumento gli consentirà di effettuare nuove ricerche astronomiche e di far progredire la scienza

Il progetto di Galileo si avvera: infatti avvalendosi del cannocchiale, riesce a dimostrare ciò che fino a poco prima era solo un’ipotesi. Galileo, con l’amico Sagredo, osserva il cielo e scopre sia la conformazione della Luna, fatta di montagne e di valli e priva di luce propria, sia i satelliti di Giove, la cui esistenza prova che il pianeta non è incastonato in un sostegno. Sagredo mette in guardia Galileo: la pubblicazione delle nuove tesi potrebbe essere pericolosa per lo scienziato, in particolar modo a seguito della condanna di Giordano Bruno. Galileo, però, è convinto che il problema di Bruno fosse l’assenza di prove a sostegno delle sue teorie. I due vengono quindi raggiunti da Priuli, sdegnato dall’esser giunto a conoscenza che l’Olanda ha cominciato a commerciare proprio lo stesso oggetto inventato da Galileo che, quindi, non vale più nulla. Galileo, ancora strabiliato dalle nuove scoperte, non dà peso alla questione.

Il protagonista decide piuttosto di trasferirsi a Firenze come matematico di corte: nella città toscana è libero dal giogo delle lezioni private ma è anche pericolosamente vicino a Roma

L’azione si sposta quindi alla corte di Cosimo de Medici, che, ancora ragazzino, si reca da Galileo per avere delucidazioni sulle nuove scoperte. Lo scienziato al momento dell’arrivo del Granduca è in Università, così questi viene accolto da Andrea che sostiene a gran voce le tesi di Galileo. I due ragazzi arrivano alle mani quando il Granduca non vuole ridare un modellino del sistema tolemaico ad Andrea. Giunge quindi Galilei, con altri dottori universitari, e inizia la propria spiegazione, ma quando arriva il momento della dimostrazione nessuno degli studiosi accetta di guardare nel cannocchiale galileiano. I professori confutano le tesi del filosofo appellandosi all’autorità di Aristotele, aggiungendo che in realtà lo strumento usato dallo scienziato è alterato. Cosimo de Medici si congeda promettendo di esporre le nuove teorie a Padre Cristoforo Clavio, astronomo della Santa Sede. A Firenze intanto arriva la peste e Cosimo de Medici ordina di portare Galileo fuori città, ma il protagonista rifiuta di partire poiché dovrebbe abbandonare troppe cose che gli sono indispensabili per i suoi studi. Quando anche la governante decide di restare per non lasciarlo solo, partono solamente la figlia di Galileo, Virginia, e il piccolo Andrea. Dopo poco tempo, però, la governante contrae il morbo e viene portata al Lazzaretto. Il quartiere dove abita Galileo viene isolato dalle autorità, ma nonostante questo lo scienziato è raggiunto da Andrea, che è riuscito a saltare giù da un carro che lo portava a Bologna e a tornare in città. 

L’azione si sposta poi a Roma, dove le tesi Galileo sono in esame presso Padre Cristoforo Clavio al Gran Collegio. Al termine delle sue valutazioni l’astronomo afferma che Galileo è dalla parte della ragione, mentre gli ecclesiastici presenti sono scandalizzati dall’esito dell’incontro. 

Da qui in poi, la piega degli eventi comincia a non essere quella che Galileo auspicava:nel 1616 egli viene convocato con la figlia Virginia e Ludovico Marsili, che nel frattempo è diventato il promesso sposo della giovane, a colloquio con i cardinali Bellarmino e Barberini. Questi, in presenza del Cardinale Inquisitore, annunciano che la teoria copernicana è stata dichiarata eretica dal Sant’Uffizio e cercano di persuadere Virginia della falsità delle idee del padre.  

Si assiste quindi al colloquio tra Galileo e un ecclesiastico suo discepolo, Frate Fulgenzio, che ritiene che la decisione del Sant’Uffizio sia stata determinata dal non voler creare sconforto in tutta quella gente, povera e ignorante ,che per secoli ha creduto in un determinato ordine cosmico superiore. Fulgenzio, che ha deciso di abbandonare l’astronomia, consiglia a Galileo la via del silenzio per non dover essere costretto ritrattare, ma lo scienziato si mostra confuso e carico di dubbi

Passano otto lunghi anni, in cui Galileo non fa parola delle nuove scoperte e si dedica ad altri studi. Anche di fronte alle scuse di un vecchio discepolo che aveva criticato la teoria copernicana, Galileo si rifiuta di parlare, mostrando di volersi mantenere fedele alla scelta del silenzio. Galileo si trova quindi in compagnia dei suoi allievi e di Virginia che, aiutata dalla fedele governante, è intenta ad organizzare il suo matrimonio con Ludovico, quando i discepoli dello scienziato cercano di convincerlo ad effettuare degli esperimenti sulle macchie solari. Proprio in quel momento Ludovico porta la notizia della morte del papa, Gregorio XV, al cui posto verrà eletto come pontefice il Cardinale Barberini con il nome di Urbano VIII. Barberini è un matematico e Galileo è sicuro che prenderà le sue difese concedendogli di continuare i suoi studi astronomici; lo scienziato decide quindi di riprendere l’attività di ricerca. La scena termina con lo svenimento di Virginia alla notizia che Ludovico non vuole più sposarla se suo padre persiste a portare avanti le sue tesi eretiche. 

Trascorrono altri dieci anni, durante i quali la teoria copernicana e gli studi astronomici di Galileo conoscono una rapida diffusione. Galileo decide quindi di pubblicare un testo in volgare in cui venga dimostrata l’erroneità del sistema tolemaico-aristotelico rispetto a quello copernicano: si tratta del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Si reca quindi con Virginia al palazzo dei Medici per presentare il suo testo, ma qui viene fatto salire su una carrozza preparata apposta per condurlo a Roma, davanti al tribunale dell’Inquisizione.  

Nel frattempo, nella capitale Urbano VIII e il Cardinale Inquisitore stanno discutendo animatamente. Il Cardinale Inquisitore vuole infatti che il Papa riconosca la colpevolezza di eresia, pur consentendo che vengano usate le nuove carte astronomiche, redatte in base alle teorie galileiane, che sono migliori ai fini della navigazione. Il problema, riconosce il Papa, è che queste due posizioni sono in netto contrasto tra loro. Nonostante tutto Galileo viene incarcerato e in seguito processato. Giungono a Roma per sostenere lo scienziato i suoi discepoli, Andrea e Virginia, che aspettano con angoscia di scoprire l’esito dell’interrogatorio. Con sorpresa scoprono che Galileo ha deciso di abiurare le sue dottrine, scongiurando così la condanna a morte. Sebbene la decisione di Galileo implichi che il loro maestro resti in vita, i discepoli sono amareggiati per come questa decisione getti discredito su tutte le ricerche fatte e, all’arrivo di Galileo, lo criticano e lo abbandonano. 

Passano altri anni, e la scena si sposta nuovamente in Toscana, nella campagna fiorentina, dove Galileo è costretto a vivere sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione, ma con la concessione di continuare con i suoi studi. Con lui è rimasta Virginia, che lo accudisce e cucina per lui. Arriva Andrea, che Galileo non incontra dal giorno del processo: il figlio della governante, che è ormai un uomo, sta partendo per l’Olanda per dedicarsi agli studi scientifici, Galileo gli rivela di aver redatto un nuovo testo, i Discorsi sulle nuove scienze, di cui custodisce una copia all’interno di un mappamondo. Andrea capisce quindi che l’abiura di Galileo non è stata un tradimento, ma il modo per continuare a svolgere i suoi esperimenti. In realtà lo scienziato gli confessa che ha preso quella decisione perché ha avuto paura della tortura 1.  

L’attenzione resta su Andrea che, giunto alla frontiera, sta leggendo il libro che il suo maestro gli ha regalato aspettando il controllo dei suoi averi. Accanto a lui dei ragazzi sostengono che una vecchia donna del luogo sia una strega. Le guardie dovrebbero controllare i libri di Andrea, ma sono troppi e svogliatamente decidono di lasciar perdere. Gli chiedono solamente cosa sia il manoscritto che sta leggendo e Andrea risponde che si tratta di Aristotele: le guardie non hanno idea di chi si tratti. Uno dei ragazzi, sempre a proposito della strega, chiede ad Andrea se sia possibile per un uomo volare. Andrea gli risponde che non si può volare su un bastone e che ci vorrebbe una macchina per poterlo fare, ma che l’uomo non ha abbastanza conoscenze per tutto questo.  

 

Commento 

 

Bertolt Brecht, nella sua Vita di Galileo, sceglie di ritrarre lo scienziato da una prospettiva nuova e diversa rispetto a quella che si può trovare nei libri di storia. Si tratta infatti di un Galileo dalla psicologia complessa, che è al tempo stesso ironico e sprezzante, elettrizzato dalle sue scoperte, ma confuso e sconfortato quando deve affrontare le conseguenze della diffusione di quelle stesse tesi che ha disperatamente inseguito. Un uomo che sa essere lucido e ambizioso, ma che si ripiega anche nella solitudine e nei rimorsi quando conosce la sconfitta e il fallimento. Tuttavia, i fatti narrati da Brecht sono rigorosamente storici: la scoperta del cannocchiale, le osservazioni del cielo, l’amicizia con Sagredo, l’epidemia di peste e la condanna per eresia, i lunghi anni di solitudine sotto il controllo dell’Inquisizione. 

Brecht, prolifico e finissimo drammaturgo che ha fatto della critica sociale il suo tratto distintivo, scrive la sua opera durante l’ascesa del Nazismo: quando in Germania ogni aspetto della vita quotidiana e socio-culturale è controllato dal regime. L’azione dell’Inquisizione può essere letta allora come paradigma della forza cieca dell’ideologia sulla ragione. Per questo Brecht mette a fuoco della “vita” di Galileo solo la parte che va dalle rivoluzionarie scoperte astronomiche alla condanna dell’Inquisizione. A Brecht non interessa scavare oltre nella storia di Galileo, preferende accendere i riflettori, metaforicamente e letteralmente, sulla condanna allo scienziato, che viene messa in parallelo con quella di poco precedente di Giordano Bruno (arso sul rogo nel febbraio del 1600 sulla piazza romana di Campo de’ Fiori) e con il contesto storico a lui contemporaneo della dittatura nazista. Tuttavia, la lettura che Brecht dà del personaggio di Galileo non è piatta e monotematica: Brecht, attraverso la figura dello scienziato pisano, avverte che la scienza stessa, se messa nelle mani sbagliate, può essere pericolosa. Galileo è servitore fedele della scienza ed è disposto a mettere a repentaglio la sua stessa vita per lei, ma sa anche che questa non deve essere asservita al potere. La scienza deve aiutare l’uomo, non gli oppressori dell’uomo. Anche per questo motivo Galileo, che ha sfidato la peste pur di non abbandonare le sue ricerche, una volta di fronte agli strumenti di tortura capitola, abiura e si ritira a proseguire da solo le proprie ricerche, abbandonato da tutti. 

Altro tema centrale della pièce teatrale è la riflessione dell’autore sui rapporti tra scienza moderna e cattolicesimo, come sottolineato con forza dalle varie figure che si muovono attorno al Sant’Uffizio e che si adoperano per aiutare o condannare lo scienziato pisano. Il Galileo di Brecht, nonostante la dottrina cattolica si basi su dogmi di fede e la scienza su procedimenti induttivi e dimostrazioni rigorose, non avverte una scissione tra le sue ricerche e la sua fede: esse rappresentano anzi due diverse vie per giungere alla comprensione della medesima cosa, Dio. Ma anche qui (con una trasparente allegoria al mondo contemporaneo dello scrittore tedesco) lo scienziato è solo nella sua ricerca della conoscenza del mondo. Emblematica la scena in cui, di fronte alle razionali argomentazioni galileiane, i dotti colleghi dell’università, timorosi di accogliere simili rivolgimenti quasi apocalittici, si rifiutano di guardare con i propri occhi dentro il cannocchiale dello scienziato. Il sapere che deriva dalla scoperta del mondo, anziché liberare l’uomo e avvicinarlo ai suoi simili, sembra condannarlo ad una solitudine acerba e dolorosissima

Il Galileo di Brecht si fa quindi portatore di una forte critica alla società contemporanea e di quei meccanismi di oppressione e omologazione - tanto utilizzati dalle dittature e dai totalitarismi novecenteschi - che utilizzano l’ignoranza come mezzo di controllo delle masse. Particolarmente rilevante da questo punto di vista è la scena in cui il discepolo di Galileo, Fulgenzio, ripensa ai suoi genitori, povera gente di origine contadina: questi ultimi hanno come unica sicurezza in una vita di sofferenze il ciclo della semina e la certezza del Paradiso come ricompensa per le rinunce e i dolori terreni. La certezza, per dirla in altri termini, di trovarsi al centro di un cosmo organizzato da un ordine superiore, buono e giusto, che provvede alla felicità ultraterrena. Tutte queste persone, sostiene Fulgenzio, private dell’ordine in cui hanno sempre creduto, non avrebbero più una bussola etica ad indicare loro il cammino. L’opera si conclude allora con l’amaro riconoscimento dei limiti di una realtà (tanto storica quanto contemporanea) in cui il ruolo dello scienziato deve essere ancora quello di alleviare le fatiche dell’uomo e in cui la cultura è irrimediabilmente controllata dal potere. Tuttavia nel buio della condizione umana si può ugualmente scorgere un messaggio di speranza: come spiega Andrea nell’ultima scena, forse un giorno l’uomo riuscirà a volare.

1 Celebre la frase di Galileo che, di fronte all’allievo che si lamenta che non ci siano più eroi, proclama: Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.