Gli aracnidi costituiscono una classe di artropodi che comprende numerose specie di animali: i più diffusi sono conosciuti come ragni, scorpioni, acari e zecche. Il nome della classe è legato al mito greco di Aracne, abilissima tessitrice che osò sfidare la dea Atena proprio nella tessitura, surclassandola con arroganza. Proprio per questo, Atena, accecata dall’ira, la trasformò in un ragno, obbligandola a tessere dalla bocca per il resto della vita. I Romani, da parte loro, consideravano lo scorpione come qualcosa di apparentemente innocuo, ma che poteva riservare cattive sorprese; risale ad essi il modo di dire “in cauda venenum”, ovvero “il veleno è nella coda”.
Resti fossili testimoniano che gli aracnidi furono fra i primi animali a colonizzare le terre emerse, adattandosi a moltissimi habitat diversi, dalle foreste pluviali ai deserti, come poi avrebbero fatto in misura ben maggiore gli insetti, con cui spesso vengono confusi. Si distinguono da essi, e dalle altre classi di artropodi, in quanto possiedono 4 paia di zampe, una respirazione polmonare (salvo alcuni, come gli opilionidi, che respirano per trachee), e non hanno antenne. Il loro corpo inoltre è costituito da addome e cefalotorace: il torace e il capo, infatti, non sono chiaramente distinguibili, al contrario di quelli degli insetti. Oltre alle 8 zampe, gli aracnidi possiedono altre due paia di appendici anteriori, chiamate pedipalpi e chelicheri, che hanno la funzione di catturare e portare alle bocca le prede.
Gli scorpioni sono aracnidi di dimensioni variabili (da pochi millimetri a 20 centimetri circa di lunghezza. I loro pedipalpi somigliano alle chele dei crostacei, e consentono loro di difendersi dai predatori (rettili, uccelli, mammiferi) e di catturare le prede (altri scorpioni, ragni, insetti e talvolta, per le specie più grandi, addirittura lucertole o topi). Molti scorpioni sono abili predatori notturni, e utilizzano il pungiglione, contentente veleno, assai potente in alcune specie. Esso si trova al termine dell’addome ricurvo. Il loro stile di vita prevalentemente notturno riduce l’uso dei diversi occhi presenti ai lati del cefalotorace: gli scorpioni infatti utilizzano dei peli posti sugli arti posteriori, in grado di captare i movimenti dell’aria e quindi di eventuali prede o predatori. Similmente, particolari organi posti al di sotto dell’addome, chiamati pettini, colgono il movimento e la conformazione del terreno.
L’Hottentotta judaicus è una specie di scorpione che vive in Medio Oriente: notare come il pungiglione sia ricurvo verso l’interno, quando l'animale non è in fase di attacco.
Lo scorpione è in grado di far “scattare” il pungiglione e colpire la preda in maniera letale: il veleno contiene una miscela di molecole in grado di disattivare (o comunque alterare) il sistema nervoso degli altri artropodi, portandoli alla morte. Queste sostanze sono per lo più neurotossine e sono costituite da proteine che rilasciano ioni sodio e potassio, destabilizzando il potenziale di membrana dei neuroni. La maggior parte delle neurotossine degli scorpioni non è letale per l’uomo, mentre lo è per gli altri artropodi: possono causare al massimo dolore e gonfiore. Alcuni scorpioni, tuttavia, secernono un veleno in grado di uccidere un essere umano, in particolare bambini, anziani o persone ammalate: la specie più pericolosa per l’uomo è l’Androctonus australis, non presente in Europa. Ogni specie di scorpione, tuttavia, ha una diversa “ricetta” per il proprio veleno, che differisce per composizione da quello degli altri.
A proposito di ricette, in alcune parti del mondo gli scorpioni sono considerati un leccornia culinaria, essendo ricchi di proteine come molti altri artropodi.
Come tutti gli artropodi, gli scorpioni hanno un esoscheletro costituito da chitina, una molecola costituita da unità di glucosio modificate e legate fra loro. L'esoscheletro degli scorpioni è particolarmente robusto, una sorta di carapace che ricopre addome e cefalotorace. Il rigido guscio degli scorpioni ha la particolarità di essere fluorescente quando colpito da luce ultravioletta (UV). Oltre alla protezione da condizioni ambientali avverse e dai predatori, l’esoscheletro fornisce una base di appoggio per il trasporto dei piccoli dello scorpione, generalmente di colore molto chiaro. A causa di questa colorazione infatti non sono in grado di mimetizzarsi al meglio nell’ambiente (al contrario di molte specie adulte) e per questo motivo necessitano cure materne, generalmente poco comuni fra gli invertebrati.
L’Androctonus australis (a sinistra) è ritenuto essere lo scorpione più pericoloso per l’uomo: vive in Nord Africa, ed era già molto conosciuto dagli antichi Egizi e dai Romani. A destra, invece, una femmina di scorpione trasporta sul dorso i propri piccoli appena nati, di colore bianco.
Gli scorpioni, come già ricordato, sono stati in passato venerati e temuti dall’uomo, tanto che una delle costellazioni dello zodiaco è stata ad essi dedicata: il mito greco narra che uno scorpione salvò la dea Artemide dal cacciatore Orione che aveva tentato di violentarla, e che per questo motivo fu accolto dagli dei nella volta celeste.
Francobollo della Repubblica di San Marino emesso nel 1970 raffigurante la costellazione zodiacale dello Scorpione, le cui stelle principali sono Antares e Saula.
L'ordine degli Aranei, comunemente detti ragni, costituisce un altro importante e noto gruppo di Aracnidi: essi si distinguono dagli scorpioni per chelicheri più pronunciati e pedipaldi, qui simili alle altre zampe, che hanno funzione sensoriale e riproduttiva. Tutte le specie (tranne una) sono predatrici e utilizzano una coppia di uncini posizionati al lato della bocca per iniettare il veleno nella preda. Le prede principali dei ragni sono artropodi, altri ragni compresi, ma le specie più grandi sono anche in grado di predare piccoli vertebrati. Il veleno dei ragni non è generalmente pericoloso per l’uomo, nonostante alcune eccezioni, come la temuta vedova nera (Latrodectus mactans) nordamericana, il cui morso può causare irrigidimento muscolare, vertigini, nausea, e in alcuni casi portare alla morte. Nonostante ciò molte persone hanno istintivamente paura dei ragni o di tutto ciò che può ricordarne uno: questo fenomeno è chiamato aracnofobia.
Il sinistro nome della vedova nera deriva dalla sua vita sessuale, in quanto talvolta uccide il compagno una volta terminato l’accoppiamento. La vedova nera possiede una particolare colorazione rosso-nera sul dorso, che ha lo scopo di spaventare i predatori, “avvisandoli” della propria pericolosità. Molte altre, e spesso curiose, sono le modalità di difesa dei ragni: Micrathena gracilis, per esempio, ha un addome dotato di spine lunghe fino a 30 cm, mentre le tarantole (ovvero i membri della famiglia dei terafosidi) possiedono peli urticanti sulle zampe e sull’addome, che sono in grado all’occorrenza di scagliare contro i nemici, provocando loro irritazioni fastidiose.
È un appartenente al genere Latrodectusa (come la vedova nera) anche l’unico ragno di una certa pericolosità che si trova in Italia: si tratta del Latrodectus tredecimguttatus, noto come malmignatta o falange volterrana.
La vedova nera (Latrodectus mactans) a sinistra, Micrathena gracilis, al centro, e la tarantola Brachypelma vagans, a destra.
I ragni sono dotati di una vista molto buona, sostenuta da 4 paia di occhi posizionati nella parte anteriore del cefalotorace: i due occhi posizionati più avanti di tutti vengono chiamati ocelli. Ciò naturalmente li avvantaggia nella caccia alla preda. Arma del tutto particolare che contraddistingue i ragni è la ragnatela, usata per la cattura e l’immobilizzazione delle prede. L’animale tesse la seta che secerne da ghiandole, i seritteri, poste su un organo chiamato filiera, situato sul posteriore del ragno. I diversi ragni producono ragnatele differenti, sia per quanto riguarda le caratteristiche (resistenza, densità, duttilità) sia per le forme (le più comuni sono quelle a spirale). La seta appena prodotta liquida si solidifica velocemente all’aria: il ragno tuttavia è in grado di modellare il filo a proprio piacimento prima che ciò accada. La seta della ragnatela è stata usata anticamente per scopi terapeutici (o almeno creduti tali) o tessili: applicazioni più moderne invece sono legate all’ottica e all’elettromagnetismo.
Una ragnatela a spirale costruita a partire da tre angoli diversi, a sinistra, e un esemplare di ragno crociato (Araneus diadematus) intento a tessere la propria tela.
In generale ragni e scorpioni non attaccano l’uomo, a meno che non si sentano minacciati dalla vostra presenza, come spesso accade per altri animali. Aracnidi con cui l’uomo e gli animali domestici sono più frequentemente a contatto sono alcuni acari, gruppo a cui appartengono anche le zecche: alcune specie infestano le culture, mentre altri sono parassiti di mammiferi, uccelli e rettili (e anche di altri artropodi).
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