Introduzione
L’Idiota è un romanzo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1880) dall’autore russo tra Svizzera e Italia durante l’esilio per debiti e pubblicato a puntate sul «Messaggero Russo» («Russkij vestnik») nel 1868 per poi uscire in volume l’anno successivo. L’intento di Dostoevskij è quello di raccontare le vicende esistenziali di un uomo completamente buono, il principe Myškin, che si trova coinvolto nelle torbide vicende di un gruppo di personaggi tra Mosca e San Pietroburgo. La figura di Myškin è ispirata a quella di Gesù Cristo e in particolare al quadro del pittore Hans Holbein il Giovane (1497/1498-1543) Corpo di Cristo morto nella tomba, che viene citato esplicitamente nel romanzo.
Insieme con Delitto e castigo (1866), I demoni (1873) e I fratelli Karamazov (1880), L’idiota è considerato uno dei grandi romanzi dostoevskiani, in cui compaiono alcuni dei tempi ricorrenti dello scrittore: la spasmodica ricerca di una Verità superiore, la profonda visione cristiana della vita, la colpa e la possibilità della redenzione individuali.
Riassunto
Il romanzo segue gli eventi occorsi al principe Myškin, un giovane appartente ad un’altolocata ma ormai decaduto famiglia nobiliare, che sta facendo ritorno a San Pietroburgo dopo un lungo soggiorno in Svizzera per curarsi dall’epilessia e da un disturbo ai nervi. Myškin è un uomo tanto spiritualmente buono e nobile quanto ingenuo e inesperto della vita; in treno, egli fa conoscenza con Parfen Rogožin, giovane brillante e di temperamento aggressivo, che racconta del suo amore folle per una donna, Nastas’ja Filippovna. Rogožin è il figlio di un mercante, di cui vuole reclamare la consistente eredità. Il protagonista incontra il generale Epančin, suo ultimo parente, e qui conosce le sue figlie: Aleksandra, Adelaida e Aglaja, una fanciulla tanto giovane quanto bella. Myškin incontra anche il segretario del generale, Gavrila “Ganja” Ardalionovic, che, pur amando Aglaja, vorrebbe sposare Nastas’ja per impossessarsi delle sue ricchezze.
Si apre qui una parentesi sulla triste vicenda della bellissima Nastas’ja: rimasta orfana in giovane età, è stata sostenuta economicamente da un amico di famiglia, l’aristocratico possidente Tockij, che, una volta che la ragazzina ha compiuto sedici anni, ne ha fatto la sua amante, tenendola a vivere nella sua abitazione di campagna. Cinque anni dopo, Nastas’ja, ribellandosi all’uomo, si è recata a San Pietroburgo minacciando di rendere pubblica la relazione e Tockij ha architettato il piano del matrimonio con Ganja, assicurando a quest’ultimo la cospicua dote di 75.000 rubli per far accettare al segretario il passato della giovane. Proprio quella sera Nastas’ja, nel corso di una festa, darà la sua risposta su questa proposta di matrimonio. Myškin, nel frattempo, è fortemente attratto da Aglaja e, in casa Epančin, tiene discorsi sulle proprie cure in Svizzera e sulla pena di morte. Ganja, la cui famiglia (il padre Ivolgin, pressoché folle, la madre, la sorella Varvara e il piccolo fratellino Kolja) affitta camere, porta con sé Myškin, che decide di stabilirsi da lui. Qui ha luogo una scena capitale: Nastas’ja vuole incontrare la famiglia del suo futuro marito, per essendo da tutti disprezzata per il suo passato. La situazione già tesa tra la protagonista e i componenti della famiglia di Ganja peggiora quando entra in scena un furibondo Rogožin che, in compagnia di alcuni amici del tutto ubriachi, offre a Nastas’ja 100mila rubli per lasciare il futuro marito e sposare lui, affermando che quello di Ganja è solo un matrimonio dettato da interesse e avidità. Quando Varvara insulta Nastas’ja, ritenendola la responsabile del sordido intrigo, Ganja cerca di colpirla, ma finisce per schiaffeggiare l’incolpevole Myškin, che aveva cercato di sedare gli animi. Myškin è molto colpito dalla sorte di Nastas’ja e vorrebbe aiutarla in qualsiasi modo. Myškin, accompagnato da Ivolgin prima e da Kolja poi, conosce alcuni personaggi che orbitano attorno alla famiglia di Ganja, tra cui Ippolit, un adolescente gravemente malato. Il protagonista si reca poi alla festa per il compleanno di Nastas’ja, che chiede consiglio a Myškin sulla decisione da prendere: questo le consiglia di rifiutare Ganja. La donna, ubriaca, dichiara quindi pubblicamente che non sposerà Ganja ma, proprio in quel momento, arriva Rogožin con i soldi che aveva promesso. Di fronte a tale putiferio, Myškin confessa di aver appena ricevuto un’eredità di tre milioni e chiede la mano a Nastas’ja, a cui confessa di essere pronto a sposarla anche senza dote. Rogožin va su tutte le furie ma Nastas’ja, pur essendo grata al principe, teme di disonorare la sua reputazione di Myškin per il suo passato di amante di Tockij. Rifiuta dunque anche questa proposta e fugge con Rogožin, dopo aver buttato nel fuoco i 100mila rubli e aver sfidato Ganja a estrarli dalle fiamme. Ritornata in sé dopo la turbolenta nottata, Nastas’ja capisce però di non voler restare con Rogožin e scappa a Mosca.
Nella capitale si recano sia Rogožin, alla ricerca disperata dell’amata, che Myškin, che deve riscuotere la sua eredità. Il principe scrive un biglietto ad Aglaja, recapitato alla giovane da Kolja, da cui traspare l’amore reciproco tra i due; il protagonista, mosso da spirito umanitario e da uno spontaneo senso di pietà, vuole però aiutare con tutti i propri mezzi Nastas’ja, intuendo il destino nefasto che grava su di lei. Myškin scopre però da Rogožin che la donna ha ormai accettato di sposarlo benché la giovane sia innamorata del principe ma sia altrettanto convinta di non essere moralmente degna di lui. Il principe e Rogožin hanno un lungo colloquio, dopo il quale si riappacificano, tanto che il secondo cede la mano di Nastas’ja a Myškin. Tuttavia, poco dopo questa scena, Rogožin cerca di pugnalare Myškin, che si salva solo perché colto da un attacco epilettico. Nel frattempo, il principe dissipa buona parte dell’eredità venendo ingannato da millantatori e truffatori di vario genere (tra cui il volgare Burdovskij), pronti ad approfittarsi della sua bontà d’animo. Nastas’ja, preoccupata per la felicità di Myškin e per risolvere l’intricato triangolo tra lei, il principe ed Aglaja , decide quindi a sua volta di fare in modo che il principe e Aglajasi sposino. Nastas’ja scrive dunque molte lettere alla giovane Epančinova, senza però ottenere risultati concreti, dato che Aglaja, per orgoglio, non vuole ammettere di amare Myškin, che pure trascorre gran parte del suo tempo nella residenza estiva della famiglia, a Pavlovsk. Il principe, dopo aver scoperto da Aglaja delle lettere ricevute da Nastas’ja, convince quest’ultima a interrompere i suoi tentativi di farli sposare. In quel periodo, frequentano la residenza degli Epančin anche un gruppo di nichilisti, capitanati da Burdovskij, che si fanno beffe della bontà d’animo di Myškin. Tra loro c’è anche Ippolit che, certo di dover morire a breve per la sua malattia, tenta il suicidio con una pistola dopo aver letto una sua lettera di addio. La pistola si inceppa e Ippolit cade a terra privo di sensi.
L’ambiguità dei rapporti tra i tre protagonista si risolve una sera, quando Aglaja e Nastas’ja mettono il principe di fronte alla necessità di una scelta definitiva: Myškin tergiversa tra il vero amore per Aglaja e la pietà per Nastas’ja e Aglaja, addolorata, scappa. Il protagonista sta per inseguirla, ma è bloccato dallo svenimento di Nastas’ja. Al suo risveglio, la donna trova il principe al suo fianco e accetta di sposarlo. Rogožin, presente alla scena, se ne va, ma Nastas’ja è ossessionata dall’idea di essere uccisa dal vecchio amante. Aglaja, ancora sconvolta da quanto è successo con Myškin, rifiuta la dichiarazione d’amore di Ganja. Il matrimonio tra Myškin e Nastas’ja è organizzato dopo due settimane: la donna, ancora incerta e titubante, abbandona la cerimonia quando vede Rogožin nei pressi della chiesa, benché sappia di mettere in pericolo la propria vita a causa della folle gelosia dell’uomo. Myškin si reca a San Pietroburgo per rintracciare i due, ma è Rogožin a contattarlo. Il rivale gli svela di aver ucciso Nastas’ja a pugnalate, e i due vegliano il cadavere della donna per una notte intera.
Nell’epilogo del romanzo Rogožin viene condannato ai lavori forzati in Siberia mentre Myškin, riprecipitato senza possibilità di guarigione nella sua malattia mentale, viene ricondotto nella clinica svizzera. Aglaja si sposa con un finto conte polacco, che poco dopo l’abbandona.