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Hegel e lo Spirito oggettivo

Hegel e lo Spirito oggettivo

 

Nella sfera dello Spirito oggettivo, lo Spirito si manifesta e si realizza in istituzioni sociali concrete, facendosi mondo a livello sociale. A questa parte della sua filosofia Hegel dedica, oltre a una parte dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, i Lineamenti di filosofia del diritto(1821), unica opera di rilievo risalente al periodo berlinese. I momenti dello Spirito oggettivo sono: diritto astratto, moralità ed eticità.

 

Il diritto astratto

 

Il diritto astratto, o formale, riguarda la manifestazione del volere libero del singolo individuo, considerato come persona giuridica, ossia nella sua capacità esteriore di compiere atti giuridicamente corretti, indipendentemente dai caratteri specifici che lo caratterizzano e dalla sua interiorità.

Il diritto astratto si articola in tre momenti:

  • Proprietà: l’individuo trova il suo compimento in un oggetto a lui esterno, che rimane però espressione della sua volontà libera, giacché ciascuno può decidere cosa fare con gli oggetti in suo possesso;
  • Contratto: consiste nel reciproco riconoscimento delle proprietà private;
  • Illecito e pena: è diviso a sua volta in tre momenti, diritto, delitto e pena. L’esistenza di un determinato diritto, infatti, ammette la possibilità del delitto, in cui la libertà altrui viene lesa, e la conseguente pena, intesa a sua volta come un diritto. Infatti, nel momento in cui un individuo compie un delitto, si auto-esclude dall’universalità di cui faceva parte e l’unico mezzo per tornare nella società consiste nel ricevere la punizione e riconoscerla interiormente.

 

Moralità

 

La moralità è il momento della libertà  soggettiva, in cui l’individuo non è più considerato nella sua esteriore capacità di possedere una proprietà o contrattare, bensì nella sua dimensione interiore. Detto altrimenti: la volontà non si realizza più solamente in rapporto all’esserci delle cose, ma si riflette in se stessa come soggettività e autodeterminazione 1. Questo momento, a sua volta, si articola in:

  • Proponimento e responsabilità: la volontà, in rapporto con le cose, trovandosi coinvolta in differenti relazioni, riconosce come proprie le azioni che rispondono ad un suo deliberato proposito, ad un suo proponimento.
  • Intenzione: il proponimento prende la forma dell’intenzione; infatti la volontà non può fermarsi ad un amera rappresentazione, ma deve innalzarsi al pensiero.
  • Bene in sé e per sé e coscienza morale: il fine della volontà diventa il bene e consiste nell’integrazione universale di soggettività e benessere.

 

È questo un capitolo denso di riferimenti all’etica kantiana, nei confronti della quale Hegel stabilisce analogie e differenze. Anzitutto, essendo la moralità fondata sull’interiorità, viene posta di fronte al contrasto tra il bene universale cui aspira e il benessere parziale cui ognuno tende. Inoltre la moralità conduce al conflitto tra essere e dover essere, tra la razionalità oggettiva e quella ideale dell’imperativo categorico tipicamente kantiano. Tuttavia, sulle orme di Friedrich Schiller, Hegel si contrappone a quel rigorismo morale secondo il quale si dovrebbe “fare con avversione quello che il dovere impone”, affermando che essere morali significhi avere una propensione interiore al bene. La moralità, nonostante ciò, non costituisce l’ultimo momento dello Spirito oggettivo, poiché si esaurisce nell’interiorità e si configura come sterile inseguimento di un bene astratto.

 

Eticità

 

L’eticità, terzo momento dello Spirito oggettivo, è definita da Hegel come “il concetto della libertà divenuto mondo sussistente e natura dell’autocoscienza 2ed è la moralità sociale, ovvero la realizzazione concreta del diritto e del bene nelle forme istituzionali della famiglia, della società civile e dello Stato 3:

  • Famiglia: “è il primo momento dell’eticità, cioè della condivisione oggettiva di valori morali. L’eticità nel suo momento immediato e naturale” 4; Si articola, a sua volta in: matrimonio, che “è la prima forma della negazione dell’individuo in quanto tale: ciò che era ‘due’ diventa oggettivamente ‘uno’” (è la sintesi che trasforma - “senza perderli” - l’uomo e la donna in un legame indiviso e indivisibile, in “un’unica persona”); patrimonio, in cui vi è la comunione dei beni dei differenti individui che costituiscono la famiglia; educazione dei figli, momento di compimento ma anche di disgregazione della famiglia, poiché “i figli escono dalla vita concreta della famiglia, cui originariamente appartengono: diventano esseri per sé, destinati per altro a fondare una nuova famiglia reale. Il matrimonio si scioglie essenzialmente in forza del momento naturale che è la morte dei coniugi”.
  • Società civile: è un sistema di rapporti egoistici, “sistema dell’atomistica, campo di battaglia dell’interesse privato e individuale di tutti contro tutti” 5, che si identifica sia con la sfera economico-sociale, sia con quella giuridico-amministrativa del vivere insieme. Si articola in tre momenti: il sistema dei bisogni (è un sistema in cui gli individui vengono inseriti, da una parte come soggetti con particolari bisogni che devono essere soddisfatti, dall’altra come soggetti dotati di capacità volte a soddisfare i bisogni altrui. Di qui, ne consegue la suddivisione in classi della società: si hanno la classe sostanziale - costituita da chi “ha il suo patrimonio nei prodotti naturali di un terreno che lavora” 6, ossia dagli agricoltori - quella formale - costituita da “chi ha per sua occupazione il dar forma al prodotto naturale”, ossia dagli artigiani - e quella universale, costituita da “chi ha per sua occupazione gli interessi universali della situazione sociale”, ossia dai pubblici funzionari); l'amministrazione della giustizia (che considera l’individuo nella legge e con la legge e riguarda la sfera delle leggi e della loro tutela); la polizia e le corporazioni (la polizia provvede alla sicurezza sociale, garantendo la protezione dello sviluppo degli interessi; le corporazioni, invece, promuovono la realizzazionedella soddisfazione dei bisogni e la volontà del singolo con quella del gruppo, prefigurando l’universalità statale).

 

Lo Stato

 

È l’ultimo momento dell’eticità e rappresenta la riaffermazione dell’unità della famiglia (tesi) aldilà della dispersione della società civile (antitesi) 7. Questa concezione di uno Stato divinizzato in quanto incarnazione della Ragione Infinita 8, si differenzia profondamente dal modello elaborato da John Locke, dal giusnaturalismo più in generale e anche da Immanuel Kant, in quanto non è più una costruzione artificiale volta a garantire i diritti degli individui. Secondo Hegel, inoltre, accettare le teorie liberali significherebbe confondere la società civile con lo Stato e scrive a tal proposito:

Se lo Stato viene confuso con la società civile e la destinazione di esso viene posta nella sicurezza e nella protezione della proprietà e della libertà personale, allora l’interesse degli individui come tali e il fine estremo per il quale essi sono uniti, e ne segue parimenti che essere membro dello Stato è qualcosa che dipende dal proprio piacimento. Ma lo Stato ha un rapporto diverso con l’individuo; giacché lo Stato è Spirito oggettivo, l’individuo stesso nella sua oggettività verità ed eticità in quanto membro del medesimo 9.

Occorre, altresì, rammentare, come ha fatto notare Norberto Bobbio, che Hegel si richiama al giusnaturalismo, considera lo Stato il punto apicale del processo storico, e la legge la più alta manifestazione della volontà dello Stato. Questa concezione, tuttavia, si differenzia anche da quella elaborata da Jean-Jacques Rousseau, il quale aveva ritenuto che la sovranità risiedesse nel popolo; infatti, secondo Hegel “i molti come singoli sono certamente un insieme, ma soltanto come una moltitudine - una massa informe”. 10. La polemica anti-liberale e anti-democratica ha come presupposto la concezione organicistica dello Stato, secondo la quale lo Stato fonderebbe gli individui, precedendo quindi questi ultimi sia cronologicamente che idealmente.

Anche lo Stato presenta tre momenti: diritto statuale interno, diritto statuale esterno e storia del mondo.
Nel primo momento sono affrontati problemi più importanti del pensiero politico. Anzitutto si discute sulla costituzione, che non è opera di un mero agglomerato atomistico di individui, bensì qualcosa che emerge dalla vita storica di un popolo e che determina i tre poteri che regolano la vita politica: potere legislativo, esecutivo o governativo, principesco o monarchico (in cui convergono l’aspetto dell’individualità - il sovrano come persona singola - e quello dell’universalità - il sovrano come rappresentante dello Stato). Hegel si esprime a favore della monarchia costituzionale, in quanto essa rappresenta la “costituzione della ragione sviluppata, rispetto alla quale tutte le altre appartengono a gradi più bassi” 11. La monarchia costituzionale risolve in se stessa sia la monarchia, sia l’aristocrazia, sia la democrazia; in essa il sovrano non comanda arbitrariamente, ma fonda la propria volontà su quella popolare. Il secondo momento, invece, riguarda il diritto che regola i rapporti internazionali dello Stato. In esso, Hegel sostiene la non esistenza di un organismo superiore in grado di accordare gli Stati, secondo l’ipotesi kantiana di una “pace perpetua”: l’unico modo per dirimere le controversie è la guerra, momento strutturale della storia, tribunale del mondo.

 

La filosofia della storia

 

La nozione di “storia universale” o “storia del mondo” conclude la filosofia dello Spirito oggettivo (essendo l'ultimo momento dello "Stato") e ad essa vengono dedicate, oltre che gli ultimi paragrafi dei Lineamenti di filosofia del diritto, le Lezioni sulla filosofia della storia universale, tenute a Berlino in diversi corsi universitari. Questo momento, inoltre, si colloca tra lo Spirito oggettivo e lo Spirito assoluto, poiché in esso gli Stati, massima espressione dello Spirito oggettivo, si rivelano come manifestazioni storiche della Ragione Infinita.

Prendendo le mosse da Lessing e da Herder, Hegel, pur non negando il fatto che la storia possa apparire all’intelletto come un tessuto contingente e caotico di fatti, afferma che “il grande contenuto della storia del mondo è razionale, e razionale deve essere” 12 e prosegue sostenendo che “una volontà divina domina poderosa nel mondo, e non è così impotente da non saperne determinare il gran contenuto”. Il fine della storia, infatti, è che lo Spirito giunga alla piena coscienza della propria assolutezza, mediante uno sviluppo conflittuale, che avviene per rovesciamenti e opposizioni, e per mezzo degli individui e delle loro passioni. Gli individui sono così distinti:

  • Individui conservatori: questo genere di individuo deve consolidare lo spirito del popolo nel quale vive, tramandando i costumi e agendo in conformità ai doveri della classe. L’attività di questi, dunque, come scrive Hegel “consiste nel prendere parte all’opera collettiva e nel contribuire a farla essere nelle sue forme particolari” 13.
  • Individui cosmico-storici: questi sono uomini eccezionali, eroi che sanno andare aldilà del proprio tempo, arguendo un contenuto spirituale che ancora non è stato realizzato e facendo di esso il proprio scopo. Essi sono i “veggenti”ed “esprimono ciò di cui è giunta l’ora”: trasformano il mondo e fanno progredire la storia, determinando così l’epilogo e il superamento del contesto storico dal quale provengono. Su di essi, tuttavia, incombe un tragico destino: come spiega Valerio Verra, infatti, la loro funzione non è quella di realizzare la loro personale felicità, ma fini e destini universali. Si tratta, in particolare, di “un’astuziadella ragione”, che si serve degli individui e delle loro passioni come strumenti per realizzare i propri fini, lasciando cadere gli eroi come “guscivuoti”quando hanno adempiuto al loro compito.

 

Hegel individua quindi quattro fasi fondamentali del processo storico, detti mondi storici, nelle quali si viene manifestando progressivamente la libertà, ossia il carattere essenziale dello spirito:

  • Regno orientale: è l’età infantile della storia ed è contraddistinta da un’autorità patriarcale, tanto che il rapporto tra il sovrano e i sudditi richiama quello tra padre e figli. Questo regno, inoltre, si configura come una teocrazia, poiché il sovrano è divinizzato e manca una netta distinzione tra il potere temporale e quello spirituale. Vi è un solo individuo libero ed è l’imperatore, il quale, tuttavia, esercitando una libertà dispotica, non è libero come uomo. Scrive Hegel al riguardo: “Gli orientali non sanno ancora che lo spirito, o l’uomo come tale, è libero in sé. Non sapendolo, non lo sono. Essi sanno solo che uno è libero; ma appunto perciò questa libertà è arbitrio […]. Quest’uno è perciò solo un despota, non un uomo libero, un uomo” 14.
  • Regno della bella libertà (Grecia): è l’età della giovinezza della storia che si manifesta in una pluralità di Stati e dove sono uniti i due estremi del mondo: libertà soggettiva e sostanzialità” 15. Qui sono liberi solo alcuni individui, altri sono schiavi o, come afferma Hegel, “non solo i Greci ebbero schiavi, e la loro vita e il sussistere della loro bella libertà fu vincolata a tale condizione, ma anche la loro libertà non fu in parte che una fioritura accidentale, elementare, transitoria e ristretta e, in parte, insieme, una dura schiavitù dell’umano”;
  • Regno romano: è l’età matura della storia, dove l’uomo, senza sottomettersi all’arbitrio di un signore o al proprio, lavora faticosamente per un fine universale. Per questo motivo, l’individuo si sacrifica e si sottomette allo Stato, diventando una persona giuridica come privato. Anche qui, solo alcuni individui sono liberi;
  • Regno germanico: è il regno che si è costituito con il cristianesimo e “solo le nazioni germaniche sono giunte alla coscienza che l’uomo come uomo è libero, che la libertà dello spirito costituisce la sua più propria natura”.

 

Infine, come si può notare, lo sviluppo storico segue un percorso eliodromico, tanto che Hegel paragona il decorso di tale processo a quello della luce che va da Oriente ad Occidente.

1 V. Verra, Introduzione a Hegel, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 140.

2 G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, par. 142.

3 N. Abbagnano - G. Fornero, La ricerca del pensiero. Storia, testi e problemi della filosofia, vol. II, tomo B, Milano-Torino, Pearson, 2012, p. 513.

4 G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, parr. 518 - 522.

5 G.W.F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, par. 289.

6 G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Introduzione.

7 La ricerca del pensiero. Storia, testi e problemi della filosofia, vol. II, tomo B, Milano-Torino, Pearson, 2012, p. 517.

8 Scrive Hegel, a tal proposito, nei Lineamenti di filosofia del diritto: “Lo stato è volontà divina, come spirito presenziale, come spirito esplicantesi e reale figura e organizzazione di un mondo”.

9 G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, par. 258

10 G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, par. 303.

11 G. W. F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, par. 542.

12 G. W. F.  Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, Introduzione.

13 G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, IV.

14 G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, I.

15 V. Verra, Introduzione a Hegel, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 154.