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Carducci, "Giambi ed epodi": introduzione all'opera

Lo spirito critico e provocatore dell’Inno a Satana (1863) si mantiene vivo anche nel corso degli anni Settanta del secolo XIX, periodo per altro segnato tanto da eventi politici rilevanti (la presa di Roma e i problemi dell’unificazione, l’ingresso di Carducci in Parlamento nel 1876 come candidato democratico) quanto da episodi drammatici in seno alla famiglia del poeta (nel 1870 muoiono la madre e il figlioletto Dante, ricordato in Pianto antico). Se certo sono diverse le linee di ricerca del Carducci poeta e pensatore (ad esempio, nel 1878 egli celebrerà la regina Margherita in una ode “barbara” che non mancherà di suscitare dubbi e polemiche tra le fila repubblicane) è comunque rilevante la prosecuzione, seppur in altre forme, della corrente polemica degli anni giovanili. La raccolta Giambi ed epodi (sempre facendo riferimento alla sistemazione d’autore della propria produzione) raggruppa allora una trentina di testi, composti tra il 1867 e il 1879 e poi editi nel 1882. Stile, metrica ed ispirazione richiamano, sin dal titolo, due numi tutelari come il poeta latino Orazio (I sec. a.C.) e del greco Archiloco (VII sec. a.C.), che, in continuità con gli anni giovanili, uniscono gli interessi letterario-filologici con quelli della poesia “civile” ed impegnata (sostenuta pure da modelli stranieri quali Hugo ed Heine). Già il Prologo dei Giambi ed epodi, divisi in due libri, indica il proposito del poeta, che con la sua opera vuole reagire volitivamente al clima mediocre di ipocrisia che vede intorno a sé:

 

Tutto che questo mondo falso adora

Co’ l verso audace lo schiaffeggerò:

Ei mi tese le frodi in su l’aurora,

A mezzogiorno io le calpesterò.

 

Che se i delúbri crollano e i tempietti

Ove l’ideal vostro, o vulghi, sta,

Che importa a me? Non fo madrigaletti

Che voi mitriate d’immortalità.

Si sommano così, nella raccolta, tematiche politico-civili e componimenti “d’occasione”, che vogliono celebrare date simboliche (come Nel vigesimo anniversario dell’8 agosto 1848 che ricorda l’insurrezione bolognese contro gli austriaci o Per il LXXVII anniversario della proclamazione della Repubblica francese) o personaggi-simbolo per Carducci, come In morte di Giovanni Cairoli e Per Eduardo Corazzini, caduti l’uno negli scontri di Villa Glori e l’altro nella battaglia di Mentana del 1867 tra truppe pontificie e volontari garibaldini (e qui il tono nei confronti degli ecclesiastici sarà sprezzante: “Te che il lor sangue chiedi con parole | Soavi a’ fidi tuoi, | Ed il sangue di chi re non ti vuole | Ferocemente vuoi; | Te da la pïetà che piange e prega, | Te da l’amor che liete | Le creature ne la vita lega, | Io scomunico, o prete; | Te pontefice fósco del mistero, | Vate di lutti e d’ire, | Io sacerdote de l’augusto vero. | Vate de l’avvenire.”).

La serie di “tributi” prosegue poi con Meminissehorret, sempre legata alla polemica antipapale, e con i testi dedicati a Giuseppe Mazzini, rispettivamente il sonetto Giuseppe Mazzini e Alla morte di Giuseppe Mazzini. In questo secondo testo, scritto il 12 marzo del 1872 (cioè due giorni dopo il decesso del fondatore della Giovine Italia) Carducci tenta di rendere il proprio smarrimento incredulo per la scomparsa di un modello umano e politico ch’egli sente ineguagliabile:

 

Quando — Egli è morto — dissero,

io, che qui sola eterna

credo la morte, un fremito

correr sentii l’interna

vita ed al cuore assiderarmi un gel.

immortal lui credeva. E gli occhi torbidi

volsi, chiedendo e dubitando, al ciel.

 

Ei che d’Italia a l’anime

fu quel ch’a i corpi il sole,

del quale udiva io parvolo

mirabili parole

sí come d’un fatidico

spirito tra il passato e l’avvenir,

egli il cui nome appresermi

con quel d’Italia, ei non potea morir.

E Mazzini (a sottolineare ancora una volta l’unione di passione politica e attività letteraria) riposa per Carducci con gli altri nomi illustri della Storia nazionale (“Passato era de i secoli | nel dí trasfigurante, | a i mondi onde riguardano | Camillo e Gracco e Dante, | grandi ombre con immobili | occhi di stelle a le fluenti età, | e riposa Cristoforo | Colombo e Galileo contempla e sta”).