Le importanti vittorie riportate sia in campo militare sia nella pacificazione interna, fornirono a Napoleone una giustificazione per accentuare ancor più gli aspetti autoritari del suo governo: nel maggio 1804 il Senato gli affidava il governo della Repubblica con il titolo di imperatore dei francesi, consacrato in dicembre a Notre-Dame da Pio VII (anche se Napoleone si incoronò da sé). Il centralismo napoleonico doveva quindi scontrarsi con la terza coalizione antifrancese del 1805 (Gran Bretagna, Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli), che sconfigge Napoleone nella battaglia navale di Trafalgar ma viene sbaragliata via terra ad Ulm ed Austerlitz. La Prussia, subentrata all’Austria quale principale avversaria continentale di Bonaparte, è sconfitta a Jena ed Auerstadt, che segnano lo smembramento del regno di Federico Guglielmo.
L’attacco all’Inghilterra si concretizza nella politica (fallimentare) del “blocco continentale”, che voleva minare il potere commerciale britannico, vietando i commerci tra l’isola e l’Europa. A ciò si affianca la campagna militare in Spagna (dove Napoleone incontra una significativa resistenza, che si appoggia sulla propaganda cattolica contro l’“anticristo” straniero). Tuttavia, dopo la battaglia di Wagram e la capitolazione dell’Austria il potere di Napoleone è all’apice, e si estendeva - tra territori direttamente controllati, regni sottoposti all’autorità dell’imperatore e altri vassalli della famiglia Bonaparte - a buona parte dell’Europa: una situazione che comincia a scricchiolare a partire dalla campagna di Russia.
La lezione è a cura del Laboratorio LAPSUS (Università degli Studi di Milano).
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Le importanti vittorie riportate sia in campo militare sia nella pacificazione interna, fornirono a Napoleone una giustificazione per accentuare ancor più gli aspetti autoritari del suo governo. Fu così che il 18 maggio 1804 il Senato affidava il governo della Repubblica al primo console con il titolo di imperatore dei francesi. A ciò va aggiunto il nuovo carattere ereditario della carica imperiale. Dopo la consueta ratifica da parte di un plebiscito popolare, Napoleone fu consacrato imperatore nella cattedrale di Notre-Dame da Pio VII il 2 dicembre 1804. Napoleone si cinse da solo il capo con la corona, e giurò di “rispettare l’eguaglianza dei diritti, la libertà politica e civile, l’irrevocabilità delle vendite dei beni nazionali”. Con l’incoronazione di Napoleone veniva raggiunta la sintesi tra le tradizioni di antico regime e lo spirito modernizzatore della rivoluzione. Il nuovo regime imperiale portò all’accentuazione del carattere personale della dittatura bonapartista e alla promozione di una nuova classe aristocratica formata del clan familiare Bonaparte e da quegli elementi della società borghese censitaria che sostenevano Napoleone e che si mostrava compatta nella salvaguardia dei propri interessi.
La nuova Francia imperiale nasceva ancora sotto il segno della guerra. La Gran Bretagna che fin dal 1803 aveva riaperto le ostilità, convinse nel 1805 Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli a unirsi nella terza coalizione antifrancese. Alle armate francesi si allearono invece quelle spagnole. La flotta organizzata da Napoleone con forze francesi e spagnole venne però distrutta presso Trafalgar (21 ottobre 1805) dagli inglesi al comando dell’ammiraglio Nelson. Contemporaneamente dal fronte terrestre arrivarono delle importanti vittorie per i francesi: contro gli eserciti austro-russo ad Ulm e a Austerlitz (2 dicembre 1805). Vienna si vide costretta a firmare la pace di Presburgo (26 dicembre 1805) con la quale cedeva al Regno d’Italia il Veneto, l’Istria e la Dalmazia, oltre al pagamento di una cospicua indennità di guerra. Approfittando della debolezza degli avversari all’inizio del 1806 Napoleone discese nuovamente in Italia dove occupò il Regno di Napoli affidandone il trono al fratello Giuseppe Bonaparte. Anche parte della Germania venne occupata dalla truppe di Bonaparte che diede vita alla Confederazione del Reno (luglio 1806), un’associazione di Stati tedeschi alleati alla Francia. Finiva così anche formalmente l’esistenza del Sacro Romano Impero. Con l’Austria praticamente fuori gioco fu la Prussia ad assumere il ruolo di principale antagonista di Napoleone promuovendo la quarta coalizione antifrancese con Inghilterra e Russia. Questa veniva subito sconfitta a Jena e Auerstadt (ottobre 1806), con il conseguente smembramento dello Stato di Federico Guglielmo. A restare in guerra contro la Francia sul continente rimaneva la Russia, che veniva sconfitta a Friedland. Iniziavano così i colloqui di pace tra Napoleone e lo zar Alessandro I che si conclusero con la firma del trattato di Tilsit (giugno 1807) con il quale lo zar si impegnava a appoggiare la Francia contro l’Inghilterra nel caso quest’ultima non avesse firmato la pace. Fu la Prussia a riportare le spese più gravose: si vide infatti privata dei suoi territori in Germania che costituirono il Regno di Vestfalia e di quelli polacchi che diedero vita al Granducato di Varsavia.
Rimaneva quindi da sconfiggere la Gran Bretagna. Preso atto dell’impossibilità di sconfiggere la flotta britannica e quindi minarne il dominio sui mari, Napoleone decise di tentare di piegarla ricorrendo all’arma economica. L’Inghilterra era stata così posta in “stato di blocco”: era proibito ai sudditi dell’impero e ai paesi alleati della Francia ogni commercio con le isole britanniche. Al blocco continentale aderirono Russia, Prussia, Danimarca e Spagna. Per riuscire a costringere l’Inghilterra alla resa colpendola nei suoi interessi economici vitali il blocco continentale avrebbe dovuto essere veramente efficace controllando tutte le coste europee. Il contrabbando non venne mai sconfitto, il Nuovo mondo non poteva essere sottoposto al blocco e inoltre Napoleone si vide costretto a concedere licenze per alcuni prodotti di importazione fondamentali per le industrie francesi. La Gran Bretagna anche se colpita da una grave crisi economica riuscì a resistere. Per tentare di rendere il blocco totale Napoleone decise di invadere il Portogallo, storico alleato degli inglesi. Fallito questo tentativo Napoleone si rivolse verso la Spagna segnata dai conflitti all’interno della famiglia reale. Spodestò Carlo IV e proclamò re il fratello Giuseppe. A contrastare l’espansionismo napoleonico ci fu la reazione popolare della Spagna che sfociò in una logorante guerriglia contro l’invasore francese e “Bonaparte l’anticristo”. Questo fenomeno faceva leva sul forte sentimento religioso degli spagnoli offeso oltre che dall’invasione straniera anche dal trattamento riservato al Papa. Nel gennaio 1808, infatti, le truppe francesi avevano occupato lo Stato Pontificio annettendolo all’impero. Inoltre il Papa Pio VII che aveva scomunicato Napoleone venne imprigionato a Savona. La guerriglia spagnola, finanziata dagli inglesi, continuava a costituire gravi perdite per Napoleone sia dal punto di vista economico che di risorse umane. Questo spinse l’Austria alla creazione di una nuova coalizione antifrancese, la quinta, con la Gran Bretagna. Napoleone passò subito alla controffensiva entrando per la seconda volta a Vienna e sconfiggendo duramente gli austriaci a Wagram (luglio 1808). Con la pace di Vienna (14 ottobre 1808) l’Austria fu costretta a cedere la Galizia al Granducato di Varsavia e alla Francia La Carinzia, la Croazia, Lubiana, Gorizia, Tireste e Fiume che andranno a formare le Province illiriche direttamente annesse all’impero francese.
La potenza di Napoleone era al suo apice ora che aveva sconfitto tutte le potenze continentali. Ciò che mancava era una discendenza di rango. A tal fine sposò Maria Luigia d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria (aprile 1810). Tutto sembrava far presagire un lungo futuro all’impero bonapartista. Le sue fondamenta però iniziano a scricchiolare: la Spagna si era trasformata in una spina nel fianco, la pacificazione religiosa era compromessa, le ostilità inglesi non cessavano, il sentimento nazionale dei paesi occupati iniziava a crescere e anche all’interno della Francia il malcontento per una guerra infinita cominciava a salire. Vediamo ora come a seguito delle conquiste napoleoniche fu l’intera carta geografica dell’Europa occidentale a essere riscritta. Il sistema continentale messo a punto da Napoleone presentava tre diversi tipi di situazione per i paesi conquistati:
- vi erano i territori direttamente annessi alla Francia (Belgio, Olanda, riva sinistra del Reno),
- Stati separati dalla Francia ma sottoposti alla sovranità di Napoleone (regno d’Italia)
– e gli Stati vassalli affidati ai membri della sua famiglia (Spagna, regno di Napoli).
Questa dominazione ebbe conseguenze rilevanti così sintetizzabili:
- semplificò la geografia politica italiana e tedesca,
- promosse la modernizzazione delle strutture statali profondamente rinnovate grazie all’introduzione della legislazione francese e dei codici napoleonici,
- creò un mercato economico integrato nell’Europa continentale,
- consentì alle borghesie locali di affermarsi all’interno dell’apparato statale e nell’esercito.
Per quanto riguarda la penisola italiana nello specifico, Napoleone procedette a una riorganizzazione politico-territoriale. L’Italia centrosettentrionale costituita in Repubblica Cisalpina dopo la vittoria di Marengo, fu trasformata in Repubblica italiana (1802) e poi in Regno d’Italia (1805) di cui Napoleone stesso divenne sovrano. Il Regno di Napoli entrò, come abbiamo già visto, nell’orbita francese nel 1806 e fu assegnato prima a Giuseppe Bonaparte e poi dal 1808 a Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e suo compagno d’armi. Liguria, Toscana, Umbria, Lazio vennero direttamente annesse alla Francia. Al di fuori del sistema napoleonico rimanevano Sicilia e Sardegna, rifugio rispettivamente dei Borbone e dei Savoia. Conseguenze di questo dominio e del nuovo assetto politico imposto alla penisola furono:
- una semplificazione del frazionamento che l’aveva caratterizzata fino a questo momento,
- la fine dell’antico regime con l’abolizione dei privilegi feudali di nobiltà e clero,
- la razionalizzazione e il rinnovamento del sistema giudiziario e giuridico,
- l’ammodernamento dell’amministrazione statale,
- un ricambio delle classi dirigenti italiane con la partecipazione della borghesia moderata alla gestione del potere.