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Pietro Bembo: vita e opere

Nato a Venezia il 20 maggio 1470 da una nobile famiglia legata alla Serenissima, Pietro Bembo entra presto in contatto con la lingua e la cultura letteraria toscana: soggiorna per qualche tempo assieme al padre a Firenze e nel 1491 incontra a Venezia il Poliziano. Tra il 1492 e il 1494 risiede a Messina presso Costantino Lascaris, umanista di cultura bizantina, per studiare il greco. Dopo questo soggiorno scrive il De Aetna, un dialogo latino in cui racconta la sua esperienza siciliana e in particolare la sua ascensione sull'Etna, pubblicato nel 1496 a Venezia dall'editore Aldo Manunzio, con il quale inaugura un lungo sodalizio. Soggiorna a Ferrara tra il '97 e il '99 e tra il 1502 e il 1505, e in questo periodo stringe amicizia con Ludovico Ariosto. Intreccia un'intensa relazione con la nobildonna veneta Maria Savorgnan e, come si presume, con Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI e moglie di Alfonso D'Este.

 

Nel 1505 stampa con Manunzio la sua opera giovanile più importante, i tre libri degli Asolani, ispirati al Decameron e ambientati ad Asolo, nella villa dell'ex regina di Cipro Caterina Cornaro. Si tratta di un dialogo in prosa in cui tre personaggi, Perottino, Gismondo e Lavinello, espongono tre punti di vista differenti sull'amore. Il primo parla dei mali che l'amore può suscitare, il secondo, al contrario, lo esalta come fonte di gioia e di piacevolezza. Il terzo, superando entrambe le posizioni, lo descrive come un desiderio di “vera” bellezza che conduce alle bontà divine. L'opera conosce un notevole successo presso le corti aristocratiche dell'epoca. Dal 1506 al 1512, Pietro Bembo soggiorna ad Urbino presso la corte di Guidobaldo da Montefeltro prima (fino al 1508), e di Francesco Maria Della Rovere poi. Qui conosce Baldassarre Castiglione, Elisabetta ed Eleonora Gonzaga, Giuliano de' Medici, Bernardo Dovizi da Bibbiena e comincia la stesura delle Prose della volgar lingua. Nel 1508 abbraccia la carriera ecclesiastica e nel 1513 è nominato segretario pontificio. A Roma conosce Ambrogina Faustina della Torre, detta “la Morosina”, con la quale comincia una convivenza nel 1521 a Padova. Da questa unione nascono tre figli, Lucilio, Torquato ed Elena. Nel 1525 escono presso Aldo Manunzio le Prose della volgar lingua (che conoscono una seconda edizione nel 1538), in cui espone l'ideale di un “classicismo moderno” e in particolare di una lingua non più soggetta a drastiche variazioni normative. Una scelta dettata dalla recente diffusione della stampa, che sottrae definitivamente i testi all'incertezza della scrittura manuale. Nel 1539 Bembo viene nominato cardinale e torna nuovamente a Roma, dove muore nel 1547.