Alla fine del 1965 la hit parade del Regno Unito è dominata dal pop leggero e accattivante dei Beatles con brani come "Norvegian Wood" e "Michelle"; in quel momento irrompe in classifica, come un fulmine a ciel sereno, una canzone che si colloca agli antipodi di queste: con sonorità aspre e rudi e un cantato a volte balbuziente, "My Generation" è ben diversa dal sound del quartetto di Liverpool. Anche il testo ha una sua forza dirompente, una sorta di inno generazionale dei giovani che si ribellano contro gli anziani. A cantarla è un gruppo londinese, The Who, composto da Peter Townshend alla chitarra, Roger Daltrey cantante solista, John Entwistle al basso e Keith Moon alla batteria.
I loro esordi in pubblico risalgono all'anno prima, quando si identificano come portabandiera del movimento Mod, fenomeno culturale che si diffuse in Inghilterra tra la fine degli anni Cinquanta e la metà del decennio successivo. I Mods si riconoscono per il look curato, la passione per la musica pop e gli scooter italiani, spesso arricchiti di luci e specchi supplementari. Marchio distintivo è il parka, giubbotto impermeabile abbottonato fino al collo, sul quale fa mostra di sè la coccarda bianca rossa e blu della Royal Air Force, la stessa che troveremo nel logo degli Who. "My Generation" è una sorta di ritorno, dieci anni dopo, alla forza dirompente delle origini del rock 'n roll. Negli Stati Uniti, che hanno dato i natali al genere, sono gli anni del movimento hippy, del "Peace and Love" delle manifestazioni non violente contro la Guerra del Vietnam; di qua dall'Oceano gli Who si fanno portatori di un nichilismo violento, che esprimono visivamente sfasciando i loro strumenti al termine delle esibizioni dal vivo.
La band, tuttavia, è capace di suonare anche altro: piccoli quadretti dove, con ironia, descrive il mondo giovanile. Sono brani dalle sonorità ben diverse, morbide, con riferimenti anche alla musica psichedelica del periodo. Peter Townshend crea ritornelli semplici, e quindi facili da ricordare, che si sposano con la forza dirompente della sezione ritmica del gruppo, dove Moon picchia sui tamburi come un ossesso e Entwistle usa con vigore il suo basso. Tutto questo permette a Roger Daltrey di esprimersi al meglio col suo canto, a volte fatto di urla e rantoli quasi animaleschi.
Nel 1966 gli Who pubblicano l'album "A Quick One" a cui fa seguito, l'anno successivo, "The Who Sell Out", che prefigura quelli che saranno gli sviluppi successivi della musica della band. L'album è concepito come la scaletta di una radio pirata e le canzoni sono intervallate da stacchetti e pubblicità. Particolarmente interessante è il pezzo conclusivo, "Rael 1", dalla inusuale lunghezza di quasi sei minuti. La dilatazione del tempo è l'indizio che Pete Townshend vuole uscire dallo schema classico della canzone per tentare qualcosa di differente, che troveremo nella produzione successiva. "The Who Sell Out" farà conoscere il gruppo anche oltre Oceano.
La musica degli Who è una musica di forza, perfettamente riconoscibile; la personalità dei quattro musicisti, sul palco, dà origine a un mix esplosivo e trascinante; alcune loro esibizioni sono leggendarie, come quella al Monterey Pop Festival. La manifestazione, che si tiene nella cittadina californiana di Monterey dal 16 al 18 giugno del 1967, vede gli Who esibirsi davanti a oltre 200.000 spettatori che assistono, sorpresi da tale esplosione di violenza, alla distruzione degli strumenti da parte della band al termine di "My Generation". Dirà Eric Burdon, il cantante degli Animals, che si è trattato della rappresentazione musicale di uno stupro.
Luca Toccaceli (Milano, 1958). Laureato in filosofia, si occupa professionalmente di consulenza ed editoria musicale. Presso la Facoltà di sociologia di Milano Bicocca è tutor per il corso di Storia e organizzazione della musica e responsabile del Laboratorio di ideazione ed organizzazione di eventi musicali.
In collaborazione con Associazione Musica XXI
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