Analisi e commento del poema di Ugo Foscolo, Le Grazie, a cura di Matteo Pascoletti.
Le Grazie è un poema incompiuto di Ugo Foscolo composto a più riprese a partire dal 1803 fino alla morte del poeta. Partendo da alcuni versi di un inno del poeta Fanocle che Foscolo finge di aver tradotto dal greco, egli prende spunto e progetta il poema, che si presenta come una raccolta di liriche in endecasillabi sciolti. Tra 1812 e 1813, mentre Foscolo si trova nella villa di Bellosguardo a Firenze, il poeta si dedica del tutto alla stesura del poema, dal momento che aveva la possibilità di comporre e lavorare con tranquillità in un ambiente sereno. Tuttavia nel corso degli anni Foscolo continua a modificare e ad aggiungere nuovi episodi al poema. Alcuni passi de Le Grazie vengono pubblicati nel 1822 a Londra. Ma l’opera rimane incompiuta a causa della morte del poeta nel 1827. Le figure centrali del componimento sono le tre Grazie, Eufrosine, Aglaia e Talia, figure mitologiche figlie della dea Venere. Queste sono il simbolo di bellezza e armonia, e attraverso loro si realizzano l’ordine e la civiltà nel mondo. L’opera, così, si presenta con una struttura allegorica complessa.
Sono tre gli inni che compongono l'opera, anticipati da una dedica a Canova in cui Foscolo spiega l'occasione poetica del componimento. I vari episodi non sono uniti contenutisticamente, ma rimangono separati e sciolti; la loro unità, infatti, si coglie solo a livello stilistico.
Il primo inno è dedicato a Venere e alla generazione delle Grazie. Con la loro nascita l’uomo può così conoscere la bellezza e le arti. Si crea, così, la civiltà. Il secondo inno è dedicato a Vesta, la dea del focolare, ed è ambientato a Bellosguardo, dove si sta svolgendo un rito in onore delle Grazie. Il terzo inno, infine, è dedicato ad Atena, che trasporta sul suo carro le Grazie verso il regno di Atlantide.
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