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I verbi servili: dovere, potere, volere

Cos’è un verbo servile?

 

I verbi servili sono: potere, volere e dovere. A essi si aggiungono solere e sapere, ma solo nell’accezione di “essere capace”, “essere in grado di” 1.

I verbi servili sono una particolare categoria di verbi che, proprio come gli ausiliari essere e avere, possono avere due utilizzi principali:

  • Da un lato, hanno un loro significato autonomo, ovvero possono essere utilizzati da soli in frasi come:

    Devo cinque euro ad Alessio;
    Vorrei un cellulare nuovo;

  • Dall’altro lato, possono essere utilizzati come verbi “di servizio”, che cioè si legano ad altri predicati verbali per dare uno specifico valore semantico all’intera frase. Pensiamo agli esempi:

    Valentina, devi ringraziare la zia per il regalo che hai ricevuto;
    Nella sua posizione, Michele può fare ciò che gli pare;
    Eugenia vuole andare in spiaggia.

Come si vede dagli esempi precedenti, il verbo servile modifica il senso complessivo dell’espressione, dandogli una specifica sfumatura:

  • di dovere: Valentina riceve l’ordine di ringraziare la zia per il regalo.
  • di possibilità: Michele ha facoltà di fare ciò che vuole.
  • di volontà: Eugenia ha il desiderio di andare in spiaggia.

La costruzione di un verbo servile segue generalmente tre regole fondamentali:

  • Essi reggono direttamente un infinito 2.
  • Il verbo servile e l’infinito hanno sempre identità di soggetto.
  • I pronomi atoni, nelle frasi con i verbi servili, possono essere collocati prima del verbo servile (proclitici) oppure dopo l’infinito (enclitici).

Concordanza

 

I verbi servili nei tempi composti prendono l’ausiliare che è richiesto dal verbo che vanno ad accompagnare. Per esempio: “Nicola è andato a Roma” diventa “Nicola è dovuto andare a Roma per lavoro”. Oppure: “Ho conosciuto il mio cantante preferito” diventa “Grazie ad un concorso a premi ho potuto conoscere il mio cantante preferito”.

Nell’utilizzo vivo della lingua questa regola è però andata a poco a poco perdendosi e si sta assistendo a un lento passaggio dall’utilizzo dell’susiliare essere a quello dell’ausiliare avere (che, in ogni caso, è d’obbligo quando i verbi volere, dovere e potere sono servili di essere). Quindi ormai si può dire indifferentemente: “Ambra non è voluta andare al cinema” e “Ambra non ha voluto andare al cinema”.

 

Le sfumature di significato di dovere e potere

 

In alcuni casi, dovere e potere assumono particolari sfumature di significato; potere a volte esprime un permesso o una concessione ipotetica, come nella frase:

Posso aver sbagliato, ma resto sicuro delle mie idee (ovvero: “Anche qualora avessi sbagliato…”)

Dovere invece ha due ulteriori utilizzi:

  • Un uso epistemico, in cui il verbo assume una sfumatura di possibilità: “Giulio dev’essere uscito di casa” (ovvero: Giulio probabilmente è uscito di casa, dato che non lo trovo lì).
  • Un uso con valore di futuro, nella costruzione con dovere + infinito (“Pietro deve compiere quindici anni tra una settimana”) o con la costruzione avere + da + infinito (Ho da fare un sacco di cose prima di partire).

1 Similmente, alcuni considerano “servile” anche alcuni usi del verbo preferire e quello di locuzioni verbali come essere solito, essere capace, essere in grado di.

2 L’unica eccezione è il verbo sapere, che quando ha l’accezione di “conoscere” o “riconoscere” (e non “so, sono in grado di”) regge una preposizione completiva, come nell’esempio: “Giuseppe sa di aver sbagliato e chiederà scusa a Vittorio”.

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